Parte confronto nella maggioranza su manovra, Draghi per ora resta fuori

Parte confronto nella maggioranza su manovra, Draghi per ora resta fuori
15 novembre 2021

Dopo la proposta di Enrico Letta, i partiti si muovono per aprire un confronto sulla manovra, ma con un occhio al Quirinale. Il leader Pd ha convocato per domani mattina alle 9 la segreteria, proprio per discutere della legge di bilancio mentre arrivano i primi consensi all’appello per cercare un accordo per garantire una navigazione “tranquilla” alla legge, ma come dice Stefano Ceccanti a Radio radicale: “È certo che se i partiti sono in grado di fare un accordo su come affrontare in maniera sensata la legge di bilancio possono fare anche un accordo sensato su come si gestisce il Quirinale”. E a questo proposito il Pd non ha cambiato idea, bisogna cercare di preservare la continuità dell’azione di governo, la legislatura deve concludersi alla sua scadenza naturale, nel 2023.

Di sicuro, i primi segnali sono positivi. Oggi il numero due di Forza Italia Antonio Tajani ha convocato una riunione con ministri e sottosegretari, capogruppo e dirigenti nazionali azzurri. Al termine è stata confermata la “disponibilità a un confronto tra leader dei partiti della maggioranza” per “scrivere un testo che sia il più possibile condiviso”. Gli azzurri ribadiscono anche alcune priorità, come il “definitivo superamento dell’Irap”, l’elaborazione di “una flat tax sul ceto medio”, la “proroga senza limiti dei bonus edilizi” e “un nuovo rinvio selettivo delle cartelle esattoriali”. Anche dalla Lega era arrivato ieri un via libera alla proposta, mentre per il momento non sono giunte reazioni ufficiali da parte del M5s e di Giuseppe Conte, che dovrebbe dire la sua pubblicamente nelle prossime ore. “Sulla manovra – sottolinea un parlamentare pentastellato, vicino all’inner circle contiano – si era già fatto un ragionamento con Conte di puntare sulle due o tre cose importanti. Sul reddito, essendo stato rifinanziato, credo che ci sia poco da fare. Sul superbonus, nei limiti dell’agibilità che abbiamo come Parlamento, cercheremo di ottenere il più possibile per allargare le maglie. Castellone farà una sintesi degli emendamenti e poi decideranno con Conte su quali puntare, del resto si lavorerà in sessione di bilancio con gli emendamenti ‘segnalati'”.

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Chi invece non pare abbia alcuna voglia di essere tirato dentro il confronto tra partiti è il presidente del Consiglio Mario Draghi, che domani ha convocato a Palazzo Chigi i sindacati per discutere di pensioni. Da parte sua, spiegano fonti di governo, la manovra è stata approvata dall’esecutivo e trasmessa al Parlamento. E’ lì che il provvedimento dovrà essere discussa, se possibile migliorata, e approvata. Il premier “seguirà gli sviluppi del confronto”, trapela da Palazzo Chigi, ma senza entrare in una materia che, allo stato, è ritenuta competenza delle forze politiche. Peraltro secondo i rumors che circolano con insistenza in Parlamento, il premier sarebbe sempre più orientato a giocare subito la candidatura per il Colle e forse anche per questo, si fa notare, mantiene le distanze da un tavolo che potrebbe portare invece ad un esito diverso. Perché, come spiega un deputato Pd, “per eleggere Draghi al Quirinale bisogna anche essere in grado di rassicurare tutti i parlamentari sulla nascita di un nuovo governo: senza questa garanzia, il rischio di bruciarlo è altissimo”. A parte Fdi, infatti, tutti gli altri partiti – col taglio dei parlamentari – non riusciranno nemmeno a confermare gli uscenti. Il rischio dei franchi tiratori, insomma, è alto, se non si offre la certezza della prosecuzione della legislatura.

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Ma, appunto, l’imminente partita del Quirinale rappresenta per Draghi un motivo in più per stare lontano dal tavolo. “Ci può stare – sottolinea un altro parlamentare M5s – che la proposta di Letta sia la coperta per parlare di altro. Sicuramente il M5S dovrà trovare il modo di arrivare compatto con i suoi voti all’appuntamento, ma comunque è tutto prematuro”. E anche una vecchia “volpe” della politica come Maurizio Lupi (Nci) auspica lo stesso “metodo del confronto prima e della condivisione poi” proposto per la manovra anche per eleggere il presidente della Repubblica”. D’altra parte oggi Lega e Fratelli d’Italia hanno voluto rendere pubblico che Matteo Salvini e Giorgia Meloni si sono confrontati per “oltre un’ora” e “si rivedranno”. La roulette che viene chiamata manovra e si legge Quirinale ha cominciato a girare.

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