Il Partito Democratico vuole riformare la riforma della prescrizione, mina per Conte

Il Partito Democratico vuole riformare la riforma della prescrizione, mina per Conte
Nicola Zingaretti
27 dicembre 2019

Nessun commento, nemmeno una velina informale, nessuna intervista con qualche quotidiano per precisare la sua posizione: dallo staff del ministro di Giustizia Alfonso Bonafede (M5S) filtra l’intenzione di accogliere con un prudente silenzio l’offensiva del Partito democratico. Il Nazareno oggi ha presentato in pompa magna la sua proposta di revisione della legge Bonafede sulla prescrizione, che entra in vigore, in forza dell’accordo a suo tempo raggiunto nel governo Conte 1, dal prossimo primo gennaio. Si tratta di un tema delicatissimo, uno di quelli sui quali si incagliò l’estate scorsa l’intesa Lega-M5S. Il capogruppo dem al Senato, Andrea Marcucci, dice al Corriere che a suo giudizio “provocare elezioni anticipate in questo momento così delicato per l’Italia sarebbe una follia”: ma guarda alle tensioni nel M5S dopo le dimissioni del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti.

Il tema della prescrizione, però, non è meno pericoloso: “Ci aspettiamo che anche il ministro (Bonafede, ndr) e il Pd tengano conto delle ragioni di una forza di maggioranza. Il nostro non è un contratto, dove ognuno mette le sue proposte, anche contrapposte: bisogna trovare una sintesi”, è l’avvertimento piuttosto netto di Walter Verini. Per il segretario democratico Nicola Zingaretti la proposta del Pd è “per una giustizia al servizio dei cittadini, per tempi certi nei processi nei quali i colpevoli vengano condannati, agli innocenti venga riconosciuta l’innocenza e nei quali le imprese, che hanno contenziosi, possano contare su esiti rapidi”. Nella proposta di legge si fa innanzitutto una distinzione tra sentenze di condanna e sentenze di assoluzione in primo grado, “e questo – dicono al Nazareno – è il minimo sindacale da cui partire per una discussione”. Per le sentenze di condanna in primo grado si prevede la sospensione del decorso della prescrizione fino a due anni che possono diventare anche due anni e sei mesi se in appello serve un rinnovo dell’istruzione dibattimentale ma poi la prescrizione torna a decorrere se entro 2 anni e sei mesi il processo di appello non si è concluso. Lo stesso vale per il ricorso in Cassazione, tra Appello e Cassazione c’è una sospensione di un anno del decorso della prescrizione.

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In sostanza, il Pd continua a chiedere al M5S di rinunciare alla riforma, tanto da guadagnarsi l’ironia di Forza Italia: “Quelli del Pd – commenta il deputato azzurro Enrico Costa, promotore del progetto di revisione della Bonafede – hanno davvero una gran bella faccia tosta. Prima respingono più volte la nostra proposta provocando l’entrata in vigore dello stop alla prescrizione targato Bonafede, poi presentano un testo con gli stessi contenuti della proposta appena bocciata”. Non è l’unico ostacolo sulla via travagliata del Conte bis: oggi palazzo Chigi fa sapere che il presidente del Consiglio è vincolato ai suoi impegni privati, e il suo rientro a Roma in serata non consentirebbe nemmeno gli ipotizzati contatti con il leader M5S Luigi Di Maio. Ma domani il premier si misurerà con il rito della conferenza stampa di fine anno, nella quale “non dovrebbe”, si dice in ambienti governativi, fare nomi per la sostituzione del ministro dimissionario dell’Istruzione. Ma il caso Fioramonti, con i sospetti dei 5 stelle contro l’ex ministro, accreditato dell’intenzione di fondare un nuovo gruppo parlamentare filo-contiano, terrà banco. Archiviata, a fatica, la legge di bilancio, il nuovo anno, è certo, richiederà una nuova messa a punto nella maggioranza.

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