Prescrizione in vigore dal primo gennaio, tensioni nel governo. Renziani: inutile rivedersi il 7 gennaio

Prescrizione in vigore dal primo gennaio, tensioni nel governo. Renziani: inutile rivedersi il 7 gennaio
Alfonso Bonafede e Matteo Renzi
20 dicembre 2019

La maggioranza si spacca sulla prescrizione. Mentre sulla “breve proroga” dell’entrata in vigore della riforma delle intercettazioni voluta dall’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando è filato più o meno tutto liscio, tanto che il senatore di Leu Pietro Grasso, lasciando in anticipo il vertice di maggioranza a Palazzo Chigi sulla giustizia, ha parlato di “accordo raggiunto”. Ma è subito dopo che la riunione si inceppa. Quando Maria Elena Boschi rimette sul tavolo la richiesta di Italia Viva di bloccare la riforma Bonafede sulla prescrizione. Se ci può essere una proroga sulle intercettazioni allora è possibile ottenerla anche sulla norma che blocca la decorrenza dei termini della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, è stato il ragionamento della capogruppo renziana alla Camera davanti al premier Giuseppe Conte e al ministro della Giustizia. Da lì lo stallo. Dopo tre ore di riunione circa, alle 20,30, Boschi deve lasciare Palazzo Chigi per un altro impegno ma restano la deputata di Iv Lucia Annibali e il senatore Iv Giuseppe Cucca a presidiare il tavolo di maggioranza.

Alla fine nulla di fatto: “Per Iv e’ inutile rivedersi il 7 gennaio, quando la prescrizione sara’ gia’ entrata in vigore. Hanno chiesto che si affrontasse il tema della prescrizione con la stessa urgenza con cui e’ stato affrontato quello delle intercettazioni. Se si puo’ inserire nel dl Proroghe una norma sulle intercettazioni allora e’ possibile ottenerla anche per bloccare la decorrenza dei termini della prescrizione”, hanno sottolineano fonti renziane. Infatti, la riforma Bonafede della prescrizione entrerà in vigore il primo gennaio prossimo e il ministro, di fronte a chi teme l’effetto ‘processi infiniti’, ha sempre spiegato che c’è tutto il tempo necessario per varare una riforma dei tempi dei processi prima che si facciano vedere gli effetti delle nuove norme sulla prescrizione. Una opinione condivisa anche dal premier Conte. Sia alla Camera che al Senato il centrodestra ha più volte tentato di bloccare l’entrata in vigore della riforma Bonafede facendo mettere ai voti l’inserimento in calendario di proposte di legge come quella di Enrico Costa (Fi) a Montecitorio che stoppano di fatto le norme volute dal guardasigilli.

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Tentativi di fronte ai quali la maggioranza si è sempre compattata respingendoli. L’ultimo, proprio due giorni fa in commissione Giustizia al Senato, sventato per un soffio: la proposta del senatore di Fi Giacomo Caliendo è stata bocciata per un solo voto. È finita 12 a 11. Tra i contrari alla calendarizzazione di un nuovo ddl sulla prescrizione M5s, Pd, Leu e, alla prova dei fatti, Italia Viva che pure a parole continua a contestare la riforma Bonafede. Nel frattempo in commissione Giustizia alla Camera va avanti l’iter della pdl Costa che punta a cancellare la riforma Bonafede. E’ stato fissato per l’8 gennaio il termine per la presentazione degli emendamenti: “Peccato – è stato il commento di Costa – che questa riforma entrerà in vigore sette giorni prima, il 1 gennaio 2020: a quel punto ci diranno che ormai i buoi sono scappati e non è più possibile rimediare. Ma non ci faremo fermare da questo ostruzionismo della maggioranza e lavoreremo per cancellare subito questa riforma quand’anche entrasse in vigore per qualche giorno”.

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