Prima mappa mondiale della celiachia ‘made in Italy’

19 luglio 2014

Storicamente la celiachia e’ sempre stata circoscritta nelle aree geografiche in cui i cereali contenenti glutine erano l’alimento base. The new epidemiology of celiac disease, recente studio a firma italiana pubblicato su Journal of pedriatic gastroenterology and nutrition, fotografa, per la prima volta con un tale grado di accuratezza, un cambiamento geografico nei modelli di distribuzione della malattia.

EUROPA E STATI UNITI: LE REGIONI STORICHE DELLA CELIACHIA. Vecchio e Nuovo Mondo hanno da sempre registrato un’alta prevalenza di pazienti celiaci, essendo aree geografiche in cui l’alimentazione si basa su alimenti contenenti glutine (pane, pasta, pizza). Studi epidemiologici internazionali hanno evidenziato, con le dovute differenze regionali, una frequenza media della malattia celiaca nella popolazione generale di circa l’1% ed osservato come negli ultimi 25 anni l’incidenza sia aumentata di 5 volte, soprattutto in eta’ pediatrica. “I dati epidemiologici a disposizione della comunita’ scientifica- precisa il professor Fasano, direttore del Centro per la ricerca sulla celiachia (Cfrc) dell’universita’ di Boston e membro del Dr. Schär institute- tengono pero’ conto solo del numero di pazienti celiaci diagnosticati clinicamente o rilevati tramite screening sierologici di un campione di popolazione ed escludono il cosiddetto ‘icerberg celiaco’ di pazienti non diagnosticati. Il rapporto tra casi diagnosticati e non diagnosticati infatti e’ ancora di 1:03 – 1:05 e per questo motivo sarebbe opportuno uno screening sempre piu’ attento dei soggetti potenzialmente a rischio. Dovrebbero essere quindi sempre testati, i parenti di primo grado di pazienti celiaci, i soggetti colpiti da altre malattie autoimmuni, le persone con sindrome dell’intestino irritabile o con una sintomatologia che potrebbe suggerire la presenza di celiachia.”

MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA: UNA SOVRAPPOSIZIONE CON I DATI EUROPEI E AMERICANI. L’epidemiologia della celiachia e’ stata studiata anche in paesi popolati da individui di origine europea e in cui si consuma molto frumento, come il Nord africa e il Medio Oriente. In queste zone, dove la celiachia e’ una malattia comune, si assiste a un’analogia con la realta’ europea e americana. Tuttavia il tasso di diagnosi e’ estremamente basso a causa sia della scarsa disponibilita’ di servizi diagnostici che di una bassa consapevolezza della malattia.

INDIA: LA CELIACHIA NEL CONTINENTE ASIATICO. L’epidemiologia dell’area Asia-Pacifico e’ ancora per lo piu’ limitata e confinata nella cosiddetta ‘cintura celiaca’, l’area settentrionale dell’India, dove la celiachia viene riconosciuta sia nella popolazione adulta che in quella pediatrica: 5-8 milioni e’ il numero di celiaci stimato da una task force indiana. Di questo grande bacino di popolazione potenzialmente celiaca solo una piccola percentuale e’ stata finora diagnosticata. La presenza della celiachia nell’area settentrionale dell’India puo’ essere in parte spiegata con l’inizio della coltivazione di grano al posto del riso nel Nord del paese.

L’aumento della prevalenza della celiachia puo’ essere in parte attribuito al miglioramento delle tecniche diagnostiche e a una maggiore consapevolezza della malattia. Tuttavia e’ verosimile suppore che un significativo cambiamento nelle abitudini di dieta e le componenti ambientali giochino un forte ruolo: variazioni della quantita’ e qualita’ di glutine ingerito, cambiamenti in agricoltura, lo spettro delle infezioni intestinali e soprattutto i modelli di alimentazione infantile. “I modelli di alimentazione infantile influenzano lo sviluppo di celiachia e la sua espressione clinica in lattanti con familiarita’ celiaca- dichiara il professor Carlo Catassi, associato di Pediatria presso l’universita’ Politecnica delle Marche e coordinatore del Comitato scientifico del Dr. Schär institute- Recenti studi, tutt’ora in corso, suggerivano che la graduale introduzione del glutine, dai 4 mesi d’eta’, in piccole quantita’ durante l’allattamento proteggesse in parte dallainsorgenza di una celiachia. Tuttavia il dibattito sullo svezzamento e’ tutt’ora aperto. In Europa sono tutt’ora in corso studi randomizzati e multicentrici, svolti su grandi coorti di bambini a rischio prospettivo studiati fin dalla nascita, volti a chiarire gli attuali gap di conoscenza”. La mappatura epidemiologica della celiachia evidenzia come la malattia sia in aumento e molto piu’ comune in alcune aree rispetto che in passato. “Ulteriori studi volti a chiarire il ruolo dell’alimentazione infantile nello sviluppo della malattia celiaca e a misurarne la prevalenza in nuove aree geografiche svolgeranno un ruolo strumentale fondamentale sia per aumentare la consapevolezza sulla celiachia- conclude Catassi- sia per spiegare l’interazione gene-ambiente che guida l’epidemia in tutto il mondo”.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti