Quirinale, un gioco dell’oca. Sabato vertice Pd

Quirinale, un gioco dell’oca. Sabato vertice Pd
14 gennaio 2022

Cresce la confusione ma nello stesso tempo decresce il tempo disponibile. Il 24 gennaio, giorno della prima votazione di Camere riunite per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, sta arrivando a grandi passi. Il tempo stringe per capire il profilo (non il nome, mi raccomando) di quello che potrà essere il nuovo capo dello Stato ma le forze politiche continuano a giocare. Un gioco dell’oca, a cui partecipano tutti i partiti, che ha già avuto un passaggio importante (salvo poi come nel Monopoli essere rimandati tutti alla casella del VIA) ieri sera e ne avrà altri nei prossimi giorni. In serata ieri Giuseppe Conte ha lanciato l’appello alla compattezza in assemblea ai deputati e senatori del Movimento 5 stelle che si preparano a partecipare all’elezione del presidente della Repubblica. “La nostra forza politica – ha sottolineato – deriva dalla solidità dei nostri numeri”.

Assente Luigi Di Maio, in Francia per un impegno ufficiale, gli eletti 5 stelle (con la partecipazione di qualche grande elettore regionale) si sono confrontati senza troppa tensione sulla delicata partita del Quirinale. Nella discussione, definita “liscia”, “senza dramma”, addirittura “noiosa” da alcuni dei partecipanti, è giunto qualche “no” all’ipotesi che Silvio Berlusconi possa essere votato dal M5S, qualche voce a favore di un bis di Sergio Mattarella al Colle, e qualche richiesta di maggiore coinvolgimento dei capigruppo (“fanno già parte della cabina di regia allargata”, la replica finale di Conte) o della base col tradizionale voto on line degli iscritti. Ma nel complesso in molti si sono detti favorevoli ad affidare a Conte la trattativa con le altre forze politiche. Lo scontro si è svolto più che altro sulle indiscrezioni e le veline fatte filtrare all’esterno, fra chi raccontava di una falange macedone di “contiani” a supporto delle tesi del leader (chi c’era racconta che in effetti in molti si sono esposti nel ribadire la fiducia e la delega a Conte) e chi ha rappresentato un gruppo “spaccato” con un pezzo addirittura pronto al “golpe” contro il leader.

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Oggi altro passaggio, il vertice di centrodestra. E domani, sabato, riunione congiunta direzione-gruppi parlamentari Pd. Insomma, un tentativo di capire cosa fare…guardando gli altri ovviamente. Il cerino acceso non deve rimanere in mano mia! I due candidati di fatto – per ora – sono Mario Draghi e Silvio Berlusconi. Il primo, dopo le esaltazioni dei mesi scorsi per una sua naturale salita al Colle, sta conoscendo una fase di freddo politico. Una indeterminatezza sul suo nome dettata dalle strategie politiche e legate alle elezioni anticipate che, si ritiene, provocherebbero una sua salita al Colle. Il secondo, Berlusconi, ormai partito come un caterpillar dei vecchi tempi, deciso a cogliere l’occasione della vita. Ma se l’ex governatore di Bankitalia attende di capire e non si espone l’ex premier ed ex Cav si espone, eccome! Telefonate, regali, promesse all’universo dei grandi elettori, certo che così avrà i voti necessari – dalla quarta votazione quando ne saranno sufficienti 505 – per essere eletto capo dello Stato. Ma bisogna capire cosa faranno Lega e FdI.

Non sarà infatti secondario, anche se non definitivo, il vertice del centrodestra domani a Villa Grande da Berlusconi dove Salvini e Meloni capiranno quali numeri l’ex premier ha in mano e soprattutto se varrà la pena, fatti calcoli in casa propria, aiutarlo. Al di là delle dichiarazioni di facciata (Berlusconi è il nostro candidato, ribadiscono oggi Salvini e Meloni) dagli alleati di centrodestra emerge con sempre più forza la necessità di un piano che vada oltre Berlusconi, ritenuto non in grado di raccogliere i voti necessari. Una rimozione del macigno, quello dell’ex premier, che forse permetterebbe al centrodestra nel suo insieme (Coraggio Italia, vicina al centrodestra e con 30 grandi elettori per esempio è con Berlusconi ma non esclude la necessità di pensare ad un candidato che vada oltre il leader di Fi) di avviare un dialogo con il centrosinistra, Pd in testa. Partito democratico che non a caso ha spostato la sua riunione direzione-gruppi parlamentari a sabato, dopo il vertice del centrodestra. Un partito che con Letta, al di là delle dichiarazioni di rito, guarda con attenzione ai movimenti in atto nel campo avversario e mostra la sua disponibilità a discutere. D’altronde la Lega, con il capogruppo alla Camera Molinari ha chiarito che “Berlusconi è divisivo, trovare figura condivisibile con il centrosinistra”. 

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