Reddito cittadinanza e Autonomia, maggioranza torna a litigare

Reddito cittadinanza e Autonomia, maggioranza torna a litigare
Il vicepresidente e Ministro Luigi Di Maio (s) con il presidente della Regione Veneto Luca Zaia (c) e il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro (d)
4 gennaio 2019

Un inizio d’anno piuttosto animato, su tre fronti, per la maggioranza che, pero’, fa fronte comune sulla difesa della legge su sicurezza e immigrazione, contestata dal gruppo di sindaci guidato da Leoluca Orlando. A pochi giorni dall’approvazione in extremis della manovra, che ha evitato l’esercizio provvisorio, sembra incrinarsi parte della compattezza dimostrata da M5s e Lega che tornano a dividersi su tre nodi cruciali: la platea che potra’ usufruire del reddito di cittadinanza, il taglio agli stipendi dei parlamentari e le intese con le Regioni per l’autonomia differenziata.

Il primo tema di “discussione” – come la definiscono fonti governative, a segnalare che comunque e’ avviato un dibattito – riguarda principalmente l’ipotesi che della misura bandiera dei 5 stelle, il reddito di cittadinanza, possano usufruire anche gli stranieri. Eventualita’ fortemente osteggiata dagli ex ‘lumbard’. A rassicurare gli alleati e’ intervenuto Luigi Di Maio: “Come abbiamo sempre detto, il reddito di cittadinanza riguarda tutti coloro che sono cittadini italiani”, ha precisato il capo politico dei pentastellati. Il reddito di cittadinanza – sancisce, infatti, il Contratto di governo – e’ una “misura attiva rivolta ai cittadini italiani ai fini di reinserirli nella vita sociale e lavorativa del Paese”.

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Legare il reddito alla cittadinanza italiana, escludendo cosi’ gli stranieri, pero’, potrebbe esporre la misura a criticita’ e profili di possibile illegittimita’, prestando il fianco a una raffica di ricorsi. Il compromesso potrebbe stare, come accaduto in alcune misure presenti nel pacchetto ‘reddito autonomia’ previsto in Lombardia, nel legare la misura agli anni di residenza in Italia. E l’idea, suggeriscono fonti di Palzzo Chigi, potrebbe essere quella di alzare la soglia dai cinque – richiesti in Lombardia – ai dieci anni di residenza. Che equivalgono a quelli necessari a ottenere la cittadinanza, d’altronde.

Su questo tema la Lega, che gia’ deve far digerire un provvedimento di difficile comprensione per il suo elettorato tradizionale, soprattutto al Nord, difficilmente cedera’ dalla propria contrarieta’ all’ipotesi che della misura possano beneficiare anche gli immigrati. L’altro scollamento in seno alla maggioranza si registra in merito al taglio agli stipendi dei parlamentari. I 5 stelle hanno rilanciato in pompa magna lo storico cavallo di battaglia ma i leghisti frenano, con Matteo Salvini che ha tenuto a precisare che non si tratta di una priorita’.

Sul tema e’ intervenuto da ultimo il presidente della commissione Bilancio della Camera, il leghista Claudio Borghi, il quale ha ricordato che non si tratta di un obiettivo inserito nel contratto di governo. A Borghi hanno replicato in serie parlamentari e esponenti M5s, guidati dal capo politico del Movimento: “Secondo uno studio inglese i parlamentari italiani sono i piu’ pagati al mondo. Indovinate chi gli tagliera’ lo stipendio?”, ha scritto Di Maio sui social.

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L’ultimo tema caldo e’ l’autonomia differenziata. Prima di Natale, Giuseppe Conte ha annunciato che saranno siglate, probabilmente a meta’ febbraio, le intese con le Regioni che hanno fatto richiesta di maggiore autonomia su determinate competenze in base all’articolo 116 della Costituzione. Si tratta delle Regioni a guida leghista, Veneto e Lombardia, e dell’Emilia-Romagna del dem Stefano Bonaccini. Ma non e’ un mistero che in campo Cinque stelle vi siano diverse perplessita’ sui contenuti delle intese, soprattutto tra gli esponenti meridionali del Movimento.

“L’autonomia? La stiamo facendo, ho preso l’impegno con i veneti e nei prossimi giorni abbiamo degli incontri importanti e risolutivi ma come ci siamo detti nel crono-programma per febbraio deve essere pronto il documento che poi il presidente del Consiglio dovra’ discutere con i presidenti di Regione – ha, pero’, assicurato sempre Di Maio, in tour in Veneto – Non c’e’ nessuna volonta’ di disattendere il referendum e l’autonomia a questa Regione, come alla Lombardia e a tutte quelle che lo chiederanno, si deve dare in un’ottica di Italia che resta sempre solidale”. Parole che sono state apprezzate dal governatore leghista Luca Zaia: “E’ musica per le orecchie di noi veneti. E’ una questione di coerenza, e Di Maio dimostra di essere coerente confermando l’impegno per l’autonomia e smentendo certi ‘soloni’ che tentano di contrastarla”.

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