Renzi alla resa dei conti Salvini e Toti: “Elezioni”

Renzi alla resa dei conti Salvini e Toti: “Elezioni”
8 giugno 2015

di Daniele Dimario

La resa dei conti è prevista per questa sera alle 21. Matteo Renzi è atteso dalla direzione più difficile da quando è segretario del Pd. Il premier dovrà affrontare passaggi delicati: dal caso De Luca in Campania all’inchiesta su Mafia Capitale che ha sconvolto il Comune di Roma e la Regione Lazio. C’è poi l’analisi del voto delle regionali con la sconfitta in Liguria e l’emorragia di due milioni di voti rispetto alle europee. La cruna dell’ago in cui dovrà passare Renzi non è mai stata tanto stretta. Il premier-segretario dovrà tenere tutto insieme: governo, partito, esigenza di rinnovamento. La linea del leader Dem non cambierà. Renzi in direzione ribadirà la necessità di cambiare radicalmente verso, non solo per quanto riguarda l’azione di governo, ma anche per quanto attiene alla classe dirigente locale del Pd. Il segretario annuncerà l’arrivo di una serie di riforme del partito, a partire tesseramenti e congressi, ribadendo comunque la linea garantista. Avanti con De Luca in Campania. Avanti col sindaco Marino e col governatore del Lazio Zingaretti, baluardi a presidio della legalità. Anche perché un piano B Renzi lo sta cercando, ma ancora non ce l’ha e il timore di vedere sul Campidoglio un sindaco grillino o salviniano è tanta.

Il premier ribadirà di non aver alcuna intenzione di chiedere dimissioni ai sottosegretari indagati, né del Pd né di Ncd. Ma al contempo pugno di ferro con quegli esponenti Dem coinvolti nell’inchiesta romana. Una linea gattopardesca che certifica il momento di difficoltà di un premier costretto a scendere nei fatti a patti con la propria minoranza interna e con Ncd per blindare la maggioranza in Senato, dove si aprirà presto la partita della modifica della riforma della Scuola – alla quale Renzi ha già aperto – e al ddl costituzionale che potrebbe portare, se passasse il Senato elettivo, a emendare anche l’Italicum appena approvato. Partite sulle quali la minoranza Dem non è disposta a fare sconti, come del resto sull’opportunità di invertire una linea politica bocciata dagli elettori alle regionali. Su Mafia Capitale, invece, l’opposizione interna non sembra intenzionata a fare barricate. Gianni Cuperlo, leader di Sinistra Dem, ha già chiarito che sì, Mafia Capitale è un “verminaio che va estirpato al più presto”, ma la giunta Marino va sostenuta perché “ha fatto da argine alla cupola”, anche se “il Pd ha molto da rimproverarsi”. Insomma, non si cambia verso. L’opposizione intanto incalza. Giovanni Toti (FI) chiede le dimissioni del sottosegretario Ncd Castiglione e di Marino e Zingaretti, seguito a ruota dal segretario della Lega Matteo Salvini. Resteranno delusi: la linea del Pd non cambia, andare avanti e aspettare gli sviluppi dell’inchiesta e la relazione del prefetto di Roma Gabrielli sullo scioglimento.

Leggi anche:
Macron: Meloni nazionalista con "approccio europeo"
Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti