Salvini citofona a un tunisino: “Scusi, lei spaccia?”

22 gennaio 2020

“Buonasera è il signor Iaia? Lei è il primo piano? Ci può far entrare? Dei cittadini ci hanno segnalato che da lei parte una parte dello spaccio qui in quartiere. E’ giusto o sbagliato? Voglio riabilitare il buon nome della sua famiglia, mi faccia entrare!”. Fuori programma di Matteo Salvini che martedì sera, in piena campagna elettorale, ha voluto recarsi in periferia a Bologna, nel quartiere Pilastro. Un quartiere noto ai più per uno degli atti più sanguinosi messo a segno dalla banda della Uno Bianca, ma che in città è riconosciuto come uno dei migliori progetti di integrazione tra cittadini italiani e stranieri. Salvini, accompagnato da una militante della Lega, madre di un ragazzo morto per overdose, si è fatto indicare i nomi dei presunti spacciatori alloggiati in uno dei tanti palazzi costruiti negli anni 60.

“Buonasera, volevo entrare da lei. Voglio riabilitare il buon nome della sua famiglia. Perché c’è qualcuno che dice che lei e suo figlio spacciate”, ha detto Salvini. La tensione si è alzata quando i residenti, tenuti a distanza dalle forze dell’ordine, hanno iniziato a urlare contro Salvini. Prima di lasciare il quartiere, il leader della Lega ha spiegato le ragioni del suo gesto. “Ho citofonato a un signore che è stato segnalato come presunto spacciatore per chiedergli se spaccia o non spaccia – ha detto Salvini – Però il signore mi ha detto che in casa non c’era nessuno. L’ho fatto in qualità di cittadino”. Perché “se una coinquilina mi dice ‘guarda che qui al primo piano spacciano’ posso chiedergli se spaccia o non spaccia. Lui ha buttato giù”.

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“Le forze dell’ordine fanno meglio di me il loro mestiere e quindi hanno gli elementi per decidere se quel tizio spaccia o non spaccia – ha aggiunto -. Mi volevo togliere la curiosità se una signora di 70 anni mi dice ‘mi minacciano di morte perché lì spacciano’ di citofonare chiedendo ‘lei spaccia?’. Poi questo è libero di mettere giù la cornetta, per carità di Dio. Magari ci andrà la polizia con più facoltà di me”.

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