Sfuma fiducia su pregiudiziali, capogruppo Pd dopo voto Italicum

Sfuma fiducia su pregiudiziali, capogruppo Pd dopo voto Italicum
27 aprile 2015

di Alessandro Di Matteo

Niente fiducia sulle pregiudiziali di costituzionalità all’Italicum, secondo quanto riferiscono fonti del gruppo Pd a Montecitorio. Durante una riunione dell’ufficio di presidenza, l’ipotesi di una fiducia sulle pregiudiziali sarebbe stata scartata, e il governo avrebbe fatto sapere che si riserverà di valutare solo nei prossimi se giocare la carta la prossima settimana, per blindare il testo da possibili sorprese nel voto segreto. Del resto, la “fiducia politica” Matteo Renzi l’ha già messa, non passa giorno senza che il premier ripeta che con la bocciatura dell’Italicum la legislatura si avvierebbe a conclusione e anche oggi il concetto è stato ribadito in una lettera agli iscritti Pd: “Possono mandare a casa il governo se proprio vogliono, ma non possono fermare l’urgenza del cambiamento che il Pd di oggi rappresenta”. Verrebbe rinviata, secondo quanto viene riferito, anche la questione delle dimissioni di Roberto Speranza da capogruppo. Una riunione del gruppo Pd è convocata per giovedì mattina, ma ha all’ordine del giorno l’approvazione del bilancio. Renzi, secondo quanto viene riferito, vorrebbe ancora prendere tempo per valutare la situazione, anche se l’intervento di Speranza a ‘In mezz’ora’ sembra avere ormai chiuso la possibilità di recuperare il capogruppo dimissionario.

“Si vedrà dopo il voto sull’Italicum – spiega uno dei partecipanti all’ufficio di presidenza – se prendere atto delle dimissioni di Speranza e procedere alla scelta di un nuovo capogruppo o se provare a recuperarlo. Ma quest’ultima ipotesi, onestamente, ormai sembra molto difficile”. Speranza, spiega un’altra fonte del gruppo Pd, “ormai ha deciso di guidare l’opposizione a Renzi. Il problema sarà capire cosa accade nella minoranza del partito”. Da questo punto di vista, sarà fondamentale il passaggio sull’Italicum: dal fronte della minoranza cominciano ad emergere anche pubblicamente i distinguo rispetto alla linea dura di Fassina, Bindi, D’Attorre e Bersani. Renzi, spiega un parlamentare Pd, vuole vedere cosa si muoverà nella sinistra del partito e, al momento, non escluderebbe di ripetere il modello-Speranza proponendo il ruolo di capogruppo a esponenti dell’ala dialogante, come Enzo Amendola o Cesare Damiano.

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Un ragionamento che, in realtà, nella stessa minoranza Pd considerano complicato e, forse, fatto trapelare solo per motivi tattici, per provare “a buttare ancor di più la palla nel campo della sinistra Pd”. Una “palla” che, del resto, già rimbalza nel campo della minoranza: quella “fiducia politica” posta da Renzi e non a caso il ministro Maurizio Martina, esponente della sinistra, parla per chiedere che “il Pd si presenti compatto”, anche considerando che “la riforma è molto migliorata”. E pure una deputata molto critica sull’Italicum come Ileana Argentin annuncia il proprio sì: “anche se la legge non mi piace e potrebbe essere migliorata, dico sì all`Italicum. Il Parlamento, anche se ‘violentato’ da questa scelta, deve andare avanti. Se Renzi vuole una sua squadra e vuole far fuori le minoranze – aggiunge – è un suo problema, ma io non sarò complice di un alibi che legittimi la spaccatura del Pd”.

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