Washington accelera sulla riconquista di Raqqa. Ma resta l’incognita alleato Usa

Washington accelera sulla riconquista di Raqqa. Ma resta l’incognita alleato Usa
27 ottobre 2016

Il piano per la riconquista di Raqqa, capitale siriana dello Stato Islamico “è stato definito” e “sarà sviluppato nelle prossime settimane”. Ad annunciarlo è stato ieri il ministro della Difesa statunitense, Ashton Carter, aggiungendo che “nello stesso tempo organizzeremo e posizioneremo le truppe in modo da isolare la città”. Il segretario della Difesa Usa non ha chiarito però quali truppe saranno coinvolte sul terreno, visto che le uniche forze in grado di compiere la missione sono nemici giurati: l’esercito turco e le forze curde delle Unità di Difesa del Popolo (Ypg) accusate da Ankara di essere il braccio siriano dei “terroristi” del Partito dei Lavoratori del Kurdistan turco (Pkk). Proprio ieri, Carter, ha anticipato che alla battaglia “per isolare” la capitale siriana del Califfato nero ci avrebbaro pensato le forze curde dello Ypg. La risposta di Ankara non si è fatta attendere: “Abbiamo chiesto agli Stati Uniti di non permettere allo Ypg di entrare nella città di Raqqa” ha dichiarato oggi in televisione il ministro della Difesa turca Fikri Isik. Ma prima di Isik, è stato molto chiaro il presidente turco Recep Tayyip Erdogan con questa dichiarazione televisiva: “Ora avanziamo verso al-Bab, poi continueremo verso Minbej e infine Raqqa”. Da notare che se la cittadina siriana di al-Bab è controllata dall’Isis, Minjab è invece in mano alle milizie curde. L’accelerazione di Washington sull’offensiva su Raqqa appare difficilmente realizzabile visto che a poche centinaia di chilometri di distanza, alle porte di Mosul, capitale irachena del Califfato, gli aerei turchi bombardano le forze dello Ypg a Sinjar, mentre questi sostengono lo sforzo militare iracheno e statunitense contro gli uomini del Califfato.

Nel suo intervento Carter non ha fatto cenno né al possibile coinvolgimento nell`attacco a Raqqa delle forze del regime di Damasco né ai suoi alleati russi o iraniani impegnati nella riconquista di Aleppo, seconda città del Paese. Il punto è che per tentare di cacciare il Califfato dalla sua capitale in Siria, l’aviazione Usa non basta e le forze curde sono insufficienti per assicurare un assedio completo della città. Non è chiaro, quindi, come gli Usa possono organizzare un`offensiva coordinata in territorio siriano, analoga a quella condotta a Mosul – dove sul terreno operano le truppe di Baghdad e dei curdi iracheni – senza coinvolgere i turchi. In alternativa, rinunciare al collaudato contributo delle forze curde (Kobane insegna), rischia di rendere impraticabile il progetto di Washington di sloggiare il Califfo da Raqqa. Molta cautela all’annuncio di Carter da parte del generale Usa Stephen Townsend, comandante della coalizione internazionale che sostiene le forze irachene e le unità Peshmerga curde nella lotta contro l’Isis: “La Siria è un campo di battaglia molto complicato”, ha detto ai giornalisti il generale spiegando che “ci sono un sacco di problemi di sicurezza regionali che sono in competizione. E’ coinvolto il regime siriano, la Russia è coinvolta, la Turchia è coinvolta. E’ difficile”. Sulla stessa linea, anche se molto crudele, il quotidiano libanese “L’Orient Le Jour” che ricorda come per l’offensiva su Mosul, che ha avuto inizio lo scorso 17 è stato necessario più di un anno di pianificazione, e afferma che “rispetto alla crisi siriana, il problema iracheno è praticamente un gioco da ragazzi”. (Anche fonte Afp)

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