Stragi Parigi, torna ad emergere la “pista belga”

Stragi Parigi, torna ad emergere la “pista belga”
15 novembre 2015

Il Belgio, dove sette persone sono state arrestate nell’inchiesta sugli attacchi di Parigi, emerge ancora una volta come un rifugio sicuro per gli islamisti radicali, nonostante gli sforzi per sradicare un fenomeno che il premier Charles Michel definisce “gigantesco”. Due francesi che avevano risieduto a Bruxelles, uno nel comune di Molenbeek, considerato un covo di jihadisti, figurano tra gli autori degli attentati sanguinosi di venerdì sera a Parigi e sono “morti sul posto” ha detto al procura belga. Inoltre “due vettura immatricolate in Belgio sono state trovate a Parigi” ha aggiunto la procura. L’inchiesta ha rilevato che una della due auto è stata noleggiata a inizio settimana nella regione di Bruxelles. Il Belgio, con un suoi 11 milioni di abitanti, è anche il Paese europeo dal quale è partito il maggior numero di combattenti volontari per la Siria e l’Iraq, in proporzione alla popolazione. Sono stati identificati 494 “jihadisti belgi”: 272 sono in Siria a in Iraq, 75 sono presunti morti e 13 sono in viaggio, secondo la Sicurezza di Stato, il servizio d’informazione belga. Ma ciò che colpisce è che il Belgio, nonostante l’inasprimento delle leggi antiterrorismo, lo smantellamento delle filiere di reclutamento e delle cellule terroriste negli anni Novanta, resta un rifugio relativamente sicuro per i jihadisti. “L’Europa non ha più frontiere, perciò è normale che ne approfittino. Ma occorre fare in modo che non siamo più una base per quelli che partono per combattere in Europa” ha detto il borgomastro di Bruxelles Yvan Mayeur. Il vicino comune di Molenbeek-Saint-Jean, dove vive un’importante comunità islamica, di cui una minoranza estremista, è più che mai nell’occhio del ciclone.

“In questa piccola minoranza ci sono figure note a livello europeo, che attirano persone, un po’ come accadeva per il “Londonistan” 15 anni fa” ha detto all’Afp un analista specialista in terrorismo, Claude Moniquet. “Rilevo che c’è quasi sempre un collegamento con Molenbeek, che c’è un problema gigantesco. Nei mesi scorsi sono state prese molte iniziative nella lotta contro la radicalizzazione ma occorre una maggiore repressione” ha detto oggi il premier Charles Michel. “Lavoreremo intensamente con le autorità locali. Il governo federale è pronto a fornire più mezzi” ha promesso. In totale sette persone sono state fermate in Belgio da sabato, almeno cinque di loro a Molenbeek, nel capitolo belga dell’inchiesta sulle stragi di Parigi. La polizia belga ha proceduto ieri a perquisizioni a Molenbeek. “Gli oggetti sequestrati sono sotto esame” ha detto la procura. Da Molenbeek sono passati nel 2001 gli assassini del comandante afgano Massoud, così come Hassan El Haski, condannato come uno degli ideatori del’attentato del 2004 a Madrid (191 morti e 1.800 feriti), o Mehdi Nemmouche, principale accusato dell’attentato al museo ebraico di Bruxelles del 2014. L’autore dell’attacco di agosto sul treno Thalys Amsterdam-Paris, Ayoub El Khazzani, vi ha soggiornato presso al sorella prima di prendere il treno. Infine una cellula terroristica smantellata a gennaio a Verviers era collegata a Molenbeek. “Non vengono tutti da qui e per la maggior parte sono di passaggio” si è difesa la borgomastro di Molenbeek Françoise Schepmans.

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