Sulla casa altri 2,3 miliardi di tasse. La stangata segreta del governo

Sulla casa altri 2,3 miliardi di tasse. La stangata segreta del governo
15 novembre 2014

di Filippo Caleri

Pagano sempre gli stessi. I proprietari di case che anzi, nel 2015, pagheranno ancora di più sul mattone che hanno comprato dopo una vita di risparmi. Già, la nuova Imu, che cambierà nome e si chiamerà local tax, sarà ancora più salata di quella pagata nel 2014.

PRIMA CASA COLPITA Solo sull’abitazione principale la nuova modulazione dell’imposta (con l’aliquota base al 2,5 per mille e quella massima al 5 con la detrazione di 100 euro) porterà nelle casse comunali 2,7 miliardi di euro contro il gettito 2014 pari a 1,7 miliardi. Un miliardo secco in più che, chi abita nella casa di proprietà sarà costretto a versare ai municipi, il prossimo anno. Le stime sono state oggetto di confronto tra il sottosegretario Graziano Delrio i rappresentanti dell’Anci, l’associazione che rappresenta i comuni italiani. Alla fine dell’incontro sono emersi i calcoli sul gettito massimo fiscale. E cioè la stima di quanto porterebbe in più la nuova Imu se tutti i comuni decidessero di limitare le agevolazioni e di applicare tutti insieme le percentuali massime. Insomma se tutti i cittadini fossero costretti ad applicare sulla rendita catastale il 5 per mille il salasso porterebbe altri 3,5 miliardi. Dunque in tutto 6,2 miliardi. Vicino comunque ai 6,9 miliardi del 2013.

GLI ALTRI IMMOBILI La batosta arriverà per coloro che possiedono anche altri immobili oltre a quello principale e sugli imprenditori. In questo caso la local tax rischia di rivelarsi un’autentica stangata. L’aliquota base è fissata all’8,5 per mille ma può arrivare fino al 12 per mille. Ebbene, le stime circolate a Palazzo Chigi lasciano ben pochi dubbi sul conto presentato dai sindaci ai concittadini proprietari. Lo scorso anno infatti tra Imu e Tasi il gettito standard (aliquota al 7,6 per mille) è stato di 14,9 miliardi mentre quello stimato considerando il massimo carico pari a 6,6 miliardi. In totale 21,5 miliardi. La valutazione per il 2015 è ancora più severa. Ai 14,5 miliardi standard si devono aggiungere gli 8,8 miliardi con l’applicazione delle tariffe più alte. Dunque 23,3 miliardi. Comunque vada nelle due ipotesi il gettito è sempre complessivamente in aumento. Quello standard ovvero il minimo stimato passa dai 16,4 miliardi del 2013 a 17,2 miliardi. Quello potenziale per il massimo sforzo fiscale dai 10 miliardi del 2013 ai 12,3 del prossimo anno. Circa 2,3 miliardi in più. La pressione poi sarà più forte sulle seconde case e gli altri immobili con il gettito potenziale massimo che salirà da 6,6 miliardi a 8,8 miliardi.

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ALTRE TASSE I Comuni avranno anche un altro incasso che consentirà loro di erogare i servizi. Si tratta dell’abolizione dei prelievi per l’occupazione di suolo pubblico, pubblicità e affissioni e delle sostituzione di un nuovo canone di natura patrimoniale e regolamentabile liberamente dal Comune sulla base di criteri generali dettati dalla legge. Il gettito complessivo è di circa un miliardo.

LE PERPLESSITÀ L’applicazione della local tax con il carico che presenta ha destato i timori di molti sindaci. Soprattutto per il danno reputazionale che i primi cittadini dovranno sopportare considerando che saranno in prima linea a chiedere le risorse ai contribuenti visto che dallo Stato centrale saranno sempre più scarse quelle in arrivo. Il sindaco di Ascoli Piceno, Guido Castelli (Fi), che è delegato Anci per la finanza locale, spiega a Il Tempo “che l’aumento delle aliquote della local tax si applica in un momento nel quale la legge di Stabilità ha tagliato i trasferimenti di 1,5 miliardi e il nuovo sistema di contabilità nazionale ne ha soppressi altri 2,2”. Insomma troppi sacrifici tutti insieme che rischiano di mettere a dura prova i sindaci italiani che finirebbero per essere additati come gli unici responsabili dell’aumento delle tasse locali. Castelli aggiunge “che i Comuni vengono da un ciclo di 5 anni di spending review che ha sacrificato 17 miliardi di euro”. Insomma per fare le riforme fiscali ci vuole tempo e la fretta rischia di far collassare il sistema dei Comuni. “Serve una riflessione in più” conclude Castelli.

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