Dopo il voto Alfano lancia polo moderato, ma in Ap è scontro. Incubo Italicum

Dopo il voto Alfano lancia polo moderato, ma in Ap è scontro. Incubo Italicum
21 giugno 2016

di Alberto Ferrarese

renzi alfanoIl risultato delle comunali fa scoppiare il dibattito interno ad Area popolare, dando voce a chi vede non più di buon occhio l’alleanza a livello nazionale con il Pd. Il leader di Ncd Angelino Alfano ha ammesso senza mezzi termini la sconfitta. “Sono elezioni – ha detto il ministro dell’Interno – in cui può festeggiare solo il Movimento Cinque Stelle, inutile girarci attorno: il Pd ha preso una bella batosta e il centrodestra non ha nulla da festaggiare, non è mai stato così all’asciutto. Si è votato nelle principali città italiane e non abbiamo preso niente”. Adesso, ha aggiunto, “dobbiamo immediatamente costruire un’area moderata, liberale, popolare, da mettere in competizione subito nello scenario politico per continuare ad attrarre coloro i quali già ci votano; ma soprattutto per chiedere il consenso a quegli elettori delusi che, non trovando una proposta moderata credibile, si rifugiano nell’astensione o addirittura, com’è statisticamente inevitabile che sia accaduto a Roma, nel grillismo”.

Dunque serve un nuovo soggetto di centro, in grado di allargare il proprio consenso. Anche perché l’Italicum, se non sarà modificata l’attribuzione del premio di maggioranza (dalla lista alla coalizione) rischia di provocare la cancellazione dei moderati. E anche il premier Matteo Renzi ha ribadito che il cambiamento della legge elettorale “non è all’ordine del giorno”. Il problema è dove collocare il nuovo soggetto, e su questo punto la linea all’interno di Ap non appare chiara. Anzi, la sconfitta nei ballottaggi e le difficoltà di Renzi e del Pd, hanno dato fiato a chi chiede un cambiamento di rotta. “Conclusa questa tornata elettorale, che per quanto riguarda Area popolare ha registrato magri risultati, ritengo che si debba aprire una seria riflessione. Siamo chiamati a fare una scelta rispetto alla nostra partecipazione alla maggioranza di governo”, afferma il senatore Antonio Azzollini. “Ci vuole una linea politica chiara e precisa – gli fa eco Maurizio Bernardo (Ap), presidente della commissione finanze della Camera – in modo da poter aggregare e creare consenso. Siamo al governo, ne siamo orgogliosi? Difendiamo questa posizione e chiediamo al Pd un patto serio di fine legislatura con una prospettiva moderata e definita, chiedendo, anche a loro, di prendere una posizione netta e costruire una proposta riformista da presentare all’Italia nel 2018. Pensiamo che la nostra strada sia il modello Parisi? Salutiamo, ringraziamo, diamo un sostegno esterno tecnico fino al referendum e, insieme a tutti gli altri, uniamo in modo nuovo l’area moderata! Ma subito non a ottobre”.

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E il senatore Giuseppe Esposito punta il dito direttamente contro il leader: “Ho letto le dichiarazioni circa l’esito del voto del presidente del mio partito, Angelino Alfano. Anzichè pensare al Nuovo centrodestra e a come ha ridotto questo nostro movimento in tre anni, portandolo a percentuali irrilevanti e vicine allo zero, Alfano si preoccupa di guardare in casa d’altri e di mettere in evidenza le difficoltà di altri partiti”. Dunque l’area di centro è in fibrillazione. Se Ncd è attraversata da tensioni interne, gli altri escono con le ossa rotte dalle comunali: Scelta civica non è stata premiata dal voto; Ala (che ieri ha perso i senatori Sandro Bondi e Manuela Repetti passati al Misto) “affondata” negli unici due Comuni dove si presentava, Napoli e Cosenza; i Moderati di Giacomo Portas, nonostante il 6% preso a Torino, non sono riusciti a veder rieleggere Fassino. E proprio Portas, sul futuro del centro, appare scoraggiato: “Se io fossi al posto di Alfano dedicherei tutto il mio tempo alla creazione di un partito di centro. Se esiste ancora un centro”.

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