Grasso al lavoro, c’è anche ipotesi via i canguri dal Cirinnà

Grasso al lavoro, c’è anche ipotesi via i canguri dal Cirinnà
19 febbraio 2016

di Giuseppe Novelli

Continuano intensi i lavori e i contatti sulle unioni civili all’esame di palazzo Madama: il puzzle è di complessa composizione, nella ricerca di una onorevole exit strategy dal cul du sac in cui sembra essere finito tanto il provvedimento quanto le posizioni dei vari partiti. Alle possibili vie di uscita è al lavoro il presidente del Senato, Pietro Grasso, che questa mattina ha spiegato di essere impegnato “nello studio degli emendamenti” al ddl Cirinnà rimasti in campo dopo lo sforbiciamento delle proposte della Lega Nord ad opera dello stesso Carroccio. Il fascicolo si compone di circa 1.200 emendamenti, che dopo lo sfoltimento di prassi (via gli improponibili, gli estranei per materia e gli accorpabili) si dovrebbero ridurre a circa 6-700, nelle stime che vengono fatte. L’impegno di Grasso è quello di valutare l’ammissibilità degli emendamenti, a cominciare da quella degli emendamenti premissivi. E soprattutto valutare le conseguenze a cui porterebbe la loro approvazione. In pratica capire come verrebbe modificato il testo in aula in seguito al via libera dei vari canguri, di marca Pd (supercanguro o Marcucci spacchettato) ma anche di Lega e Forza Italia. Fra le varie opzioni sul campo Grasso ha però allo studio anche una finora lasciata in disparte, ma che potrebbe schiudere a scenari sensibilmente diversi e impensabili fino ad ora e sufficientemente onorevole per tutti: quella di eliminare dal campo tutti i canguri.

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A cominciare dal supercanguro dell’emendamento Marcucci, quindi, ma non solo. L’esame del presidente del Senato non si fermerebbe ad esso, andando avanti anche con ‘mini’ ed ‘semi’ canguri di varia natura. Una ipotesi “azzardata” secondo alcuni, ma pienamente valutata dal presidente. La possibilità di fare piazza pulita di tutti gli emendamenti premissivi di varia natura, soprattutto alla luce delle numerosissime osservazioni illustrate in aula nei giorni scorsi da più parti politiche, in ordine alla correttezza regolamentare ma anche giuridica di tali proposte, potrebbe essere la giusta base per una scelta di questo genere, che avrebbe anche conseguenze politiche di tutto rispetto. Eliminare tutti i canguri riporterebbe il dibattito sulle unioni civili dal piano politico-strategico a quello più schiettamente parlamentare. E toglierebbe molte castagne dal fuoco delle polemiche e delle tensioni in atto. Fi e Lega Nord sono già scese nuovamente sul piede di guerra denunciando e lanciando strali contro regie secondo loro concordate tra il capogruppo dem, Luigi Zanda e Grasso. Ma anche in casa Pd potrebbe alla fine tornar utile far piazza pulita dei premissivi. Posto che tra i dem l’ipotesi dell’emendamento Marcucci in versione integrale appare archiviata, per le conseguenze politiche interne ed esterne che comporterebbe, il Pd al momento è impegnato a studiare le modalità di un suo spacchettamento, per fare fronte ad ogni eventualità.

Spezzettare il supercanguro è funzionale ad un punto essenziale per il Pd, quello di non toccare l’art.5 del ddl, sulla stepchild adoption. Espungere tale tema dal provvedimento metterebbe quantomeno il partito in una posizione di debolezza inaccettabile. Come minimo si consegnerebbe nella mani – e alle richieste, sempre più articolate – dell’alleato di governo, Ncd, e d’altro canto decreterebbe una frantumazione interna difficilmente ricomponibile. Ma lo spacchettamento ha come punto critico un problema politico: la richiesta dovrebbe essere approvata dall’aula e, al momento almeno, i voti necessari non ci sono. Un problema non da poco e su cui in casa Pd si sta lavorando alacremente. In questo quadro la decisione di una parte terza, come Grasso, di riconsegnare il dibattito al confronto parlamentare sarebbe garanzia di equilibrio e solleverebbe anche dal compito – che per molti in casa dem resta difficile da digerire – di motivare altre scelte, come lo spacchettamento del Marcucci, che consente il voto dell’art.5 sulla stepchild adoption, a questo punto a scrutinio segreto e quindi con libertà di coscienza. A pesare contro la cancellazione di tutti i premissivi ci sono per contro i timori di un allungamento senza limiti certi della discussione sul ddl Cirinnà, con l’inevitabile aumento delle possibilità di imboscate procedurali e politiche.

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A fare chiarezza in questo senso molto dipenderà dalla posizione che Renzi prenderà domenica nel suo intervento all’assemblea del Pd, da cui peraltro non si attendono posizioni dirompenti, vista la necessità prioritaria di tenere il partito il più unito possibile, anche in vista delle scadenze elettorali amministrative e subito dopo del referendum in autunno sulle riforme costituzionali, a cui il premier pone ovviamente massima attenzione. Mentre sul versante M5S la cancellazione dei canguri da parte di Grasso darebbe la possibilità di rivendicare un grande successo politico e contemporaneamente di sedare le violente contestazioni sollevate col rifiuto di votare il Marcucci. Anche se il Pd non fa più minimamente conto sul sostegno pentastellato, per il Movimento diventerebbe comunque difficile spiegare, soprattutto a una parte del suo elettorato, una inversione di marcia sul merito del ddl Cirinnà. E pure la stessa Lega Nord o Fi, come pure lo stesso alleato di governo Ap vedrebbero fortemente depotenziate le proprie argomentazioni procedurali. Infine anche lo stesso Grasso, con la scelta di cassare tutte le categorie di canguro, potrebbe rivendicare con forza il suo ruolo di garante terzo e avere ragione anche dei numerosi attacchi sferrati verso di lui negli ultimi tempi. Su tutti questi scenari resta ovviamente da superare lo scoglio più grande, quello della necessità di un accordo politico che sostenga qualsiasi scelta in questo difficile cammino. Che è il lavoro in corso in questi giorni.

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