Il commando dei 4 e l’italiana dispersa

Il commando dei 4 e l’italiana dispersa
23 marzo 2016

All’indomani degli attentati a Bruxelles, con un bilancio ufficiale provvisorio di 31 morti e 270 feriti, sono stati identificati due dei tre kamikaze del commando terroristico: si tratta dei fratelli Khalid e Ibrahim al Bakraoui, considerati complici di Salah Abdeslam. Khalid e Ibrahim sono stati i responsabili rispettivamente degli attentati all’aeroporto e alla stazione della metropolitana; ancora ignoto invece il secondo kamikaze di Zaventem mentre il terzo uomo presente nello scalo, anch’egli non identificato, è attualmente latitante. I fratelli Al Bakraoui erano peraltro già noti alla polizia. Khalid era presente sotto falsa identità nel covo di rue de Dries nel quartiere brussellese di Forest, a metà marzo, ma era riuscito a sfuggire all’arresto. Lì erano stati ritrovati una bandiera dell’Isis, un libro sul salafismo e le impronte di Salah, poi catturato venerdì scorso. Khalid e Ibrahim, 27 e 30 anni, erano ricercati, uno per terrorismo, l’altro per una pena ancora da scontare. Potrebbero essere loro, secondo quanto riferisce Derniere Heure, i due uomini fuggiti dall’appartamento di Forest perquisito a metà marzo dalle forze di sicurezza. Se l’identificazione dei due fratelli Bakraoui pare cosa certa, resta qualche dubbio sul terzo uomo, anche se la stessa Rtbf indica che si tratta di Najim Laachraoui, superando la prima ipotesi della polizia, che avrebbe parlato di un giovane di origine turca.

Il dna di Laachraoui era stato ritrovato sulle cinture esplosive utilizzate al Bataclan e allo stade de France, il 13 novembre scorso. Grazie alle indicazioni del tassista che aveva trasportato il commando all’aeroporto, è stata effettuata la perquisizione nell’abitazione in cui risiedevano i sospetti, e nella quale sono stati ritrovati 15 chili di esplosivo di tipo Tatp, 150 litri di acetone, 30 litri di acqua ossigenata, detonatori e una valigia piena di chiodi e viti. Ibrahim al Bakraoui ha inoltre lasciato sul suo pc un “testamento” scoperto dalla polizia in un cassonetto in cui era stato gettato il portatile, e nel quale l’uomo ammetteva di “non sapere che cosa fare”, di sentirsi braccato e che se avesse aspettato oltre avrebbe rischiato di “far compagnia in una cella” a Salah Abdeslam; il documento non conterrebbe alcun riferimento allo Stato Islamico. Per quel che riguarda le vittime, l’ultimo bilancio ufficiale, sebbene ancora provvisorio, parla di 31 morti e 270 feriti: il procuratore federale, Frederic Van Leew, ha avvertito tuttavia che “il dato potrebbe purtroppo peggiorare nelle prossime ore”. La Farnesina ritiene molto probabile che ci sia un’italiana tra le vittime degli attentati di ieri a Bruxelles. L’Unità di crisi è in contatto con la famiglia per l’assistenza necessaria e le procedure di identificazione. La notizia era stata precedentemente confermata ad askanews da fonti qualificate.

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Intanto Bruxelles prova a tornare a vivere. Nella capitale dell’Europa riaprono alcune reti di trasporto, anche se con un’attenzione particolarmente spiccata sul fronte della sicurezza. La rete della metropolitana e dei trasporti ferrati urbani della STIB è stata parzialmente rimessa in servizio stamani, secondo l’agenzia di stampa “belga”. Resta chiusa una serie di stazioni dell’asse Est-Ovest tra “Parc” e “Maelbeek”, la fermata dove ci sono stati 20 morti. Per servire le zone dove la metro resta chiusa, vengono messe in servizio delle navette. Anche la rete delle ferrovie SNCB sta tornando in funzione. Stamani le stazioni di Bruxelles-Midi, Bruxelles-Central, Bruxelles-Nord e Bruxelles-Luxembourg con una sola porta d’accesso e con importanti controlli di sicurezza. La Rtbf scrive che anche i sindacati hanno preteso controlli per riprendere il lavoro. Resterà invece chiuso anche oggi l’aeroporto di Zaventem.

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