Statuto M5S, il voto verso il flop. Si va verso il congresso. Lombardi: “E’ possibile”

Statuto M5S, il voto verso il flop. Si va verso il congresso. Lombardi: “E’ possibile”
28 ottobre 2016

“Non me ne occupo, ho votato ieri (mercoledì, ndr) a due ore dalla scadenza…”: in questa battuta di un deputato M5S che non vuol essere citato si intuisce il momento difficile che si vive in queste ore sull’asse Milano-Genova. Ufficialmente non si sa nulla, ma all’interno del movimento in molti danno per scontato che non sia stato raggiunto il quorum del 75 per cento degli iscritti previsto dalla legge per l’approvazione del nuovo “non” statuto e del regolamento. Del resto, il fatto che perfino qualche eletto sia stato refrattario fino all’ultimo agli appelli rilanciati da Beppe Grillo, da Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Davide Casaleggio, è una spia della difficoltà incontrata dal movimento nell’approvazione delle nuove norme. Il risultato ufficiale si conoscerà oggi, comunque, “perché l’ente esterno che certifica il voto on line – spiegano in ambienti 5 stelle – ha chiesto tempo per verificare che non ci siano stati attacchi hacker o altre anomalie”. Ma lo stesso Casaleggio, nel suo ultimo accorato appello al voto, aveva in qualche modo prefigurato un afflusso alle urne (virtuali) insufficiente: sarà importante, aveva scritto, verificare se i votanti saranno “sopra un terzo, sopra la metà, sopra i tre quarti o addirittura la totalità degli iscritti”. Per Casaleggio “che direzione potrà prendere il Movimento dal punto di vista organizzativo e come potrà difendersi dagli attacchi che si stanno intensificando e si intensificheranno sempre più mano mano che ci avvicineremo alle elezioni politiche e alla possibilità di governare questo Paese”.

L’esigenza di rivedere le regole interne della vita del movimento nasce soprattutto dal moltiplicarsi dei ricorsi legali degli attivisti espulsi, in particolare di quelli esclusi alla vigilia di consultazioni elettorali, come è capitato a Napoli e Roma. Le espulsioni, i processi via web che hanno tormentato in questi anni la vita del M5S, dovrebbero essere, nelle intenzioni dei proponenti, ammorbiditi da procedure più chiare e regolari, attraverso un collegio dei probiviri, un comitato d’appello e l’eventuale ultima istanza nelle mani del leader Grillo. “Il regolamento protegge me, protegge il Movimento 5 stelle da questa gente che va fuori delle regole”, aveva detto Grillo lanciando la consultazione. Il rischio, per lui, è di dover far fronte a decine di esose azioni giudiziarie per danni da parte degli esclusi. Cosa accadrà ora, se verrà confermata l’indiscrezione secondo la quale il quorum non è stato raggiunto? Non è un argomento sul quale ci sia tanta voglia di esporsi, in casa 5 stelle. “Non voglio parlare di noi ora, siamo concentrati sul referendum costituzionale”, dice Danilo Toninelli. E Vito Crimi fa sapere di essere impegnato sullo stesso fronte, a fare “centinaia di deleghe per la richiesta di spazi elettorali e la nomina dei rappresentanti di lista”. Solo Roberta Lombardi accetta di commentare l’ipotesi del flop del voto: “Se non saranno approvate le nuove regole vedremo cosa succederà in Tribunale. Finora le decisioni contro di noi sono state solo cautelari, i giudici non sono entrati molto nel merito”. Si andrà alle assemblee fisiche degli iscritti (oltre 130mila, secondo le cifre che a suo tempo aveva diffuso lo scomparso Gianroberto Casaleggio) e quindi di fatto a un congresso di partito che il M5S ha sempre negato di voler fare? “E’ possibile – ammette Lombardi (foto) – ma studiamo varie soluzioni, e per ora non ne parlo”.

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