Minniti a un passo dal sì: non mi sottraggo se serve a Pd forte

Minniti a un passo dal sì: non mi sottraggo se serve a Pd forte
Marco Minniti (s) e Matteo Renzi
16 novembre 2018

Il tempo, come ha ricordato lui stesso qualche giorno fa, “sta per scadere” ma la candidatura di Marco Minniti oggi non è arrivata. E, forse, per uno che non vuole essere semplicemente il candidato di Renzi e che ha cercato di capire, in queste settimane, se c’è un consenso ampio anche da parte dei territori, non poteva arrivare stasera, in sala d’Arme a Palazzo Vecchio, seduto allo stesso tavolo con l’ex premier ed ex segretario del Pd e con il sindaco di Firenze Dario Nardella. Che la sua riserva l’ha sciolta: sarà in pista per il secondo mandato da sindaco.

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Ma, tic tac, il tempo scorre e lo stesso Minniti, incalzato sulla riserva sulla sua candidatura (anche da don Enzo, il frate che, ha raccontato, lo ha intervistato ieri a Perugia), ha dato, finalmente, una scadenza precisa: domani, giorno cruciale dell’assemblea nazionale del Pd, e avvio della macchina del congresso, parte l’ultimo conto alla rovescia per l’ex ministro dell’Interno. “Se la mia candidatura servirà a rendere più forte e unito il Pd io non mi sottrarrò”, ha detto tra gli applausi spiegando che “nel momento in cui si apre il momento congressuale, domani, la mia riserva sarà sciolta in pochissime ore e la mia riflessione conclusa”.

Forse – si vocifera in ambienti renziani – la riserva sarà sciolta lunedì e la ‘forma’ potrebbe essere quella di un ticket con Teresa Bellanova, ex vice ministro allo Sviluppo economico e fervente renziana (una delle più applaudite sul palco dell’ultima Leopolda). Dario Corallo, il più giovane e outsider tra i candidati, ha scritto su Facebook: “Oggi uscirà la notizia della candidatura ‘renziana’: ticket Minniti-Bellanova. O forse aspetteranno lunedì” perché “probabilmente proveranno anche a farla accompagnare da una lettera firmata da altri sindaci ma stanno avendo qualche difficoltà a raccogliere le firme. Sai che sorpresa”.

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Minniti ha posto l’accento proprio sui militanti, sugli uomini e le donne a cui deve “moltissimo” e Renzi, a un passo da lui, ha voluto ribadire che non metterà “il cappello” sulla sua candidatura e che “Marco deciderà cosa fare, sa che non gli difetta la libertà, l’autonomia e l’indipendenza”. Comunque lui, l’ex segretario – che parlando della seconda candidatura di Nardella a Firenze rilancia l’idea “di una resistenza civile” che parta dal capoluogo toscano – ha assicurato che non passerà “i prossimi tre mesi a dire come sconfiggere Zingaretti”.

Fondamentale l’assemblea nazionale di domani perché lì si deciderà il percorso di quel congresso che, ha ribadito oggi lo stesso ex premier Paolo Gentiloni, arriva in ritardo. Insomma, dopo la dura sconfitta del 4 marzo, “ci abbiamo messo 8 mesi per fare una cosa così banale”, che è praticamente “l’Abc”. Al momento sono quattro le personalità Dem che hanno deciso di candidarsi alle primarie per la segreteria: Nicola Zingaretti, Francesco Boccia, Matteo Richetti e Dario Corallo. A loro si dovrebbero aggiungere, appunto, Minniti, lo stesso ex segretario Maurizio Martina che con ogni probabilità scioglierà la riserva domani e forse anche l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano.

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