Il grido disperato dei lidi, stagione già compromessa

Il grido disperato dei lidi, stagione già compromessa
Palazzo Chigi, sede del Governo
17 aprile 2020

Più di settemila chilometri di litorale, oltre trentamila aziende, un giro d’affari che Nomisma stima in 15 miliardi di euro annui e che genera un terzo delle 470 milioni di presenze turistiche nel nostro Paese. Parliamo del settore balneare che rischia di saltare in aria non solo per il Coronavirus ma per un governo che finora ha deciso di non decidere, mandando in fibrillazione l’intero comparto che a stagione estiva già iniziata non sa che pesci pigliare. Gestori di lidi e bagnini legati da una grande incertezza e da una crisi economica senza precedenti ma con bollette da pagare e famiglie da mantenere. Nelle ultime quarantott’ore, la prima mossa l’hanno fatto alcune Regioni che grazie a decreti hanno dato il via libera ai gestori per la sola manutenzione dei lidi. Provvedimenti più o meno simili che avranno efficacia fino al 3 maggio 2020, momento in cui scade uno dei tanti decreti del premier Giuseppe Conte. Tra le Regioni che hanno dato l’ok alla pulizia delle spiagge, Liguria, Lazio, Friuli, Abruzzo e Puglia. Calabria e Sardegna, manco a parlarne.

I rispettivi governatori non hanno dato neanche il via libera alla manutenzione del litorale, nonostante il pressing della politica locale bipartisan. In alcune città gli accessi all’arenile sono chiusi da nastri e transenne. La Sicilia, Regione autonoma, addirittura ha ufficialmente sospeso l’avvio della stagione balneare, rinviando a data da destinarsi. Da qui la richiesta del comparto dello stato di crisi. Il tracollo del turismo in Italia sarà inevitabile. E non sarà soltanto una questione di fondi, a far ripartire il comparto. Intanto, dall’Emilia Romagna, arrivano le proposte più bizzarre. E così si pensa a una nuova figura che potrebbe fare la comparsa fra ombrelloni e lettini della riviera romagnola, lo steward da spiaggia. È questa infatti una delle soluzioni ipotizzate dalla Regione Emilia-Romagna con il compito di far rispettare le misure anti contagio. Poi c’è chi propone ombrelloni e lettini distanziati e separati con le suggestive barriere in plexiglass per prevenire il contagio in spiaggia. Entrambe le ipotesi già bocciate dalla categoria. Un’idea “folle” per i bagnini, quella del box in plexiglass: “Con il caldo a oltre quaranta gradi ci si muore lì dentro. E poi quanto costa? E lo spazio?”.

Le associazioni di categoria sono sul piede di guerra. Invano finora attendono notizie dal governo su come avviare questa stagione balneare che in ogni caso è già compromessa. Oltre a un via libera per preparare gli stabilimenti in vista di una possibile riapertura, il comparto chiede, tra l’altro, l’esenzione del canone per le concessioni demaniali per il 2020, prevedendo la restituzione per le imprese che, confidando nella stagione hanno già pagato. Come dire, oltre al danno si rischia la beffa. E proprio le concessioni demaniali sono l’altro serio problema. Infatti, a fine anno scadranno tutte le concessioni demaniali marittime e se il Conte 2 non vara un provvedimento che riattivi la proroga fino al 2033, cosa che già aveva fatto il governo giallo-verde, le banche, tra le altre cose, chiuderanno anche i rubinetti ai gestori. E qui si scatenerebbe una catastrofe.

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