Meloni sfida von der Leyen: “Forti riserve’ sul bilancio Ue”. Il nodo del Fondo unico
Il governo italiano esprime netta contrarietà al nuovo bilancio europeo presentato dalla presidente della Commissione Ue. Quattordici Paesi su 27 si oppongono al controverso strumento finanziario
Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni
Il governo italiano manifesta “forti riserve” sul nuovo bilancio europeo presentato oggi da Ursula von der Leyen, secondo quanto emerge da fonti governative. Una posizione che colloca l’Italia in una vasta coalizione di dissenso: ben 14 Stati membri su 27 hanno espresso aperta opposizione al progetto della presidente della Commissione europea.
Il nodo del Fondo unico
Al centro delle polemiche c’è il controverso Fondo unico che dovrebbe unificare le risorse della Politica Agricola Comune (Pac) e della Coesione, introducendo un nuovo metodo di gestione. Paradossalmente, l’attuazione di questo strumento dovrebbe essere affidata all’ex ministro italiano Raffaele Fitto, ora vicepresidente esecutivo della Commissione.
La proposta aveva già suscitato le ferme critiche del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che appena due giorni fa aveva definito “impraticabile” questa soluzione. Il mondo agricolo italiano, settore strategico per l’economia nazionale e bacino elettorale cruciale per il centrodestra, ha alzato le barricate contro il progetto.
Dure critiche da Fratelli d’Italia
Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, non ha usato mezzi termini: “Von der Leyen ha voluto forzare sul fondo unico, nonostante la contrarietà di gran parte dei governi e del Parlamento europeo. Ora andremo a verificare le cifre reali e inizieremo un negoziato che si preannuncia lunghissimo e durissimo”.
Il governo critica anche il reperimento di risorse proprie attraverso iniziative come la cosiddetta “tassazione” sul tabacco, ritenuta inadeguata per sostenere il bilancio comunitario. Nonostante le riserve, l’esecutivo Meloni ha scelto di evitare reazioni ufficiali. La linea è quella di non provocare scontri frontali con Bruxelles in un momento delicato, mentre l’Unione europea è impegnata nella trattativa sui dazi con gli Stati Uniti.
Il dossier Trump e i timori sui dazi
Durante il vertice odierno a Palazzo Chigi, con la partecipazione di Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi, si è discusso anche della questione dazi. Il ministro degli Esteri, appena rientrato da Washington, ha riferito sullo stato delle trattative con l’amministrazione Trump.
Tajani si è mostrato ottimista, escludendo tariffe al 30%: “La guerra commerciale non conviene a nessuno: noi abbiamo bisogno degli Stati Uniti e loro hanno bisogno di noi”. Tuttavia, gli annunci e i toni di Donald Trump continuano a preoccupare la premier, impegnata in contatti diplomatici per facilitare una soluzione positiva.
Tensioni interne e calo nei sondaggi
Il vertice ha affrontato anche i dossier interni, dalla riforma della giustizia al “nodo” irrisolto delle candidature per le prossime regionali. Su quest’ultimo punto sembra vigere la consegna del silenzio, con Salvini che si è limitato a dire “è andata benissimo” e Tajani che ha escluso discussioni sui candidati governatori.
L’incontro arriva mentre un sondaggio Youtrend per Sky, in occasione dei mille giorni del governo, registra un preoccupante calo di consensi: i giudizi negativi sull’esecutivo salgono al 62% (+2%), mentre l’indice di fiducia in Meloni scende al 34% (-1%). Salvini risulta il ministro con le valutazioni peggiori.
