Giorgia Meloni e la sinfonia dei mondi lontani. L’allarme di Delrio al Pd: “Così il centrosinistra perde pezzi”

Un monito shock dall’anima cattolica del Partito Democratico: la Premier sta conquistando territori un tempo ostili mentre il centrosinistra fatica a trovare una strategia

Graziano Delrio

Un monito che risuona come un campanello d’allarme, proveniente da una delle voci più autorevoli dell’anima cattolica e riformista del Partito Democratico. Graziano Delrio, storico esponente dem e fondatore della nuova associazione “Comunità Democratica”, stila una diagnosi impietosa ma lucidissima sulla tenuta del campo progressista e sulla metamorfosi politica della premier Giorgia Meloni. Un’analisi che è un vero e proprio schiaffo alla narrazione consolidata e un j’accuse alla miopia strategica del centrosinistra.

Il cuore del suo ragionamento, espresso in un’intervista al Corriere della Sera, è un dualismo strategico: da un lato un esecutivo che, secondo Delrio, ha saputo evolversi, abbandonando i tratti più integralisti per tessere un dialogo inedito con realtà culturali e sociali un tempo distanti. Dall’altro, un centrosinistra immobilista, incapace di elaborare una controffensiva culturale e di parlare a quel paese reale che sempre più spesso sceglie l’astensione.

La metamorfosi della premier: da “integralismo” a dialogo

“Meloni, che prima nel suo integralismo di destra-destra non era capace di farlo, sta imparando a parlare con certi mondi”. È questa la valutazione più sorprendente e politicamente significativa di Delrio. Il riferimento al Meeting di Rimini, palcoscenico tradizionalmente frequentato dal mondo cattolico e moderato, non è casuale. Quella della presidente del Consiglio è stata, ai suoi occhi, “un’evoluzione intelligente dal punto di vista politico che presuppone un progetto” solido e radicato sul territorio.

“Chi pensa che nel 2027 sarà inesorabilmente sconfitta, credo non colga questa evoluzione”, puntella Delrio. Una mossa che sfata il luogo comune di un destino segnato per la leader di Fratelli d’Italia nel 2027. Chi lo crede, avverte , “non coglie questa evoluzione”. Osservazione che suona come un avvertimento non solo per gli avversari politici, ma soprattutto per quanti, all’interno dello stesso schieramento di centrodestra, potrebbero sottovalutare la capacità di adattamento della Premier.

Il centrosinistra e la trappola dell’autoreferenzialità

Se l’avversario sa muoversi su una scacchiera più ampia, il Pd sembra invece ripiegarsi. Il problema, per Delrio, non è di leadership in sé (“Non voglio dare giudizi”), ma di prospettiva. Il centrosinistra “sembra non essere in grado di mettere in campo una sua strategia per parlare a quanti, non sentendosi rappresentati, si rifugiano nell’indifferenza”.

È la fotografia di un elettorato potenziale che sfuma, deluso, nell’astensionismo, il vero nemico per ogni forza che ambisca a governare. La responsabilità? Delrio non usa giri di parole e lancia quella che lui stesso definisce una “bella bomba”. Il problema è di “un certo sguardo dell’attuale Pd, fisso a sinistra. Solo a sinistra. Manca l’approccio interclassista”.

Il paragone con il segretario storico del Pci, Palmiro Togliatti, è tagliente e volutamente provocatorio: perfino lui, in un’epoca di rigidità ideologiche, capì l’importanza di parlare ai ceti medi e di usare il loro linguaggio. Un partito di governo, è l’implicito rimprovero, non può permettersi di essere settario. Pragmaticità e dialogo con “mondi lontani” sarebbero le armi più efficaci della Meloni?

La risposta non è scritta, ma il tempo a disposizione per trovarla scorre inesorabile. In un panorama politico sempre più fluido, dove le identità tradizionali si sfaldano e nuovi attori emergono, la capacità di ascoltare e interpretare il cambiamento potrebbe rivelarsi l’unica vera carta vincente. Il monito di Delrio risuona come un testamento politico e, insieme, come un’ultima chiamata al risveglio.