Trump-Putin, verso il vertice di Budapest. Sui Tomahawk, il presidente Usa gela Zelensky
La proposta europea di un piano di pace e di sostegno militare si scontra con la prudenza della Casa Bianca e il nodo geopolitico di Budapest.
Il presidente russo, Vladimir Putin e il capo della Casa Bianca, Donald Trump
Mentre si avvicina il vertice di Budapest tra Donald Trump e Vladimir Putin, la Casa Bianca si prepara a una nuova fase di negoziati sulla guerra in Ucraina, con un’attenzione particolare alla cautela militare e diplomatica. Il presidente americano ha confermato la volontà di spingere per un cessate il fuoco, pur frenando nettamente sulle richieste di Kiev di fornire i missili a lungo raggio Tomahawk, considerati una potenziale escalation nel fragile equilibrio tra le potenze in conflitto. Nel frattempo, l’incontro con Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca ha mostrato un clima più disteso, ma anche la complessità di un percorso difficile verso la pace.
Trump: “Il vertice di Budapest sarà decisivo, ma serve prudenza”
Nel corso del terzo incontro con il presidente ucraino, Trump ha ribadito che il prossimo confronto con Putin, in programma nella capitale ungherese, sarà fondamentale per definire se la diplomazia riuscirà a spegnere le ostilità. “Siamo vicini a finirla, anche senza l’uso dei Tomahawk”, ha affermato il presidente, sottolineando che la consegna di quei missili potrebbe rappresentare una pericolosa escalation. La scelta di Budapest non è casuale: Viktor Orban è visto come un interlocutore affidabile da entrambi i leader, un ponte diplomatico che potrebbe facilitare un accordo. Trump ha chiarito che non sarà un vertice a tre, escludendo al momento la presenza di Zelensky, per via della forte ostilità tra i due.
La posizione ucraina tra speranza e realismo
Zelensky si è mostrato determinato nel chiedere un immediato cessate il fuoco e garanzie di sicurezza efficaci per il suo popolo, ma ha riconosciuto le difficoltà politiche e militari che ancora rallentano i negoziati. “Dobbiamo sederci e parlare prima di tutto, poi serve un cessate il fuoco”, ha spiegato, ribadendo la necessità dei Tomahawk come strumento imprescindibile per difendersi e avanzare. Tuttavia, il presidente ucraino ha ammesso con realismo che la Russia teme questi missili e che per ottenerli servirà prudenza. Nel frattempo, ha dedicato parole di apprezzamento per l’operato di Trump in Medio Oriente, sperando che quel successo possa aprire la strada anche a una soluzione in Europa orientale.
Un clima diverso nella Casa Bianca, ma resta la tensione sulla strategia militare
Se dal punto di vista formale l’incontro tra Trump e Zelensky è apparso più disteso rispetto alle visite precedenti, con scambi di complimenti e un’atmosfera rilassata nella sala da pranzo, sotto la superficie le divergenze strategiche restano profonde. Trump ha evitato di concedere la fornitura di Tomahawk, un tema su cui si era mostrato più aperto nelle settimane precedenti, ma che ora caldeggia con prudenza, per non compromettere l’equilibrio regionale né esaurire le scorte americane. La telefonata di circa due ore e mezza col presidente russo ha lasciato segnali ambigui: da un lato un’apertura al dialogo, dall’altro un Putin che continua a difendere una visione intransigente, ritenendo Ucraina e Russia una stessa nazione.
La diplomazia europea spinge per un impegno più forte
Dopo l’incontro, Zelensky ha mantenuto un collegamento con i leader europei per aggiornarli sui risultati e far sentire la pressione della crisi. Il premier britannico Keir Starmer ha proposto di collaborare con gli Stati Uniti su un piano di pace che si ispiri all’esempio del progetto da 20 punti di Trump per Gaza. Nel frattempo, il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha sollecitato una riunione urgente tra i consiglieri per la sicurezza nazionale europei. Parallelamente, la Ue sta valutando di utilizzare il prestito di 140 miliardi di euro garantito dai beni russi congelati per finanziare l’acquisto di armi statunitensi, sostenendo così la difesa ucraina. Il clima in Europa, tuttavia, riflette i dubbi sul reale impegno americano e la prudenza ancora mostrata da Trump.
La posta in gioco resta alta, ma la strada è tutta da scrivere
Se Trump parla di “ottime chance” per la fine del conflitto, la realtà sul terreno e le difficoltà nei negoziati richiamano alla cautela. La delegazione ucraina ha presentato dettagliate mappe con i possibili obiettivi da attaccare in Russia per esercitare pressione su Putin, ma il presidente americano preferisce stabilizzare la linea del fronte così com’è per evitare una escalation incontrollabile. Mentre Zelensky chiede aiuti concreti, la strategia di Trump punta a mantenere aperto il canale con Mosca, manifestando fiducia in un summit che potrebbe rivelarsi decisivo, anche se i passi avanti restano incerti.
