Pressing di Trump su Netanyahu, Israele riapre i valichi per Gaza. Riparte la tregua
L’amministrazione americana forza il premier israeliano a riaprire i passaggi umanitari. Giornata di sangue con 45 vittime negli attacchi aerei.
Gaza, il valico di Rafah
Dopo ore di bombardamenti che hanno causato almeno 45 morti, le Forze di difesa israeliane hanno annunciato la ripresa del rispetto della tregua nella Striscia di Gaza. Una decisione arrivata al termine di una giornata drammatica, in cui la fragile architettura del cessate il fuoco negoziato dall’amministrazione Trump ha rischiato il collasso definitivo tra accuse reciproche, raid aerei e crescenti tensioni politiche. Le Idf hanno giustificato l’offensiva come risposta necessaria agli attacchi di Hamas contro le proprie truppe a Rafah.
“In conformità con le direttive dei vertici politici e dopo una serie di attacchi significativi, le Idf hanno iniziato a far rispettare nuovamente il cessate il fuoco in seguito alla sua violazione da parte dell’organizzazione terroristica Hamas”, recita la nota ufficiale diffusa sul profilo X dell’esercito israeliano. Tel Aviv assicura che continuerà a sostenere l’accordo ma risponderà “con forza a qualsiasi violazione”.
Una versione dei fatti contestata punto per punto dalla controparte. Hamas nega categoricamente ogni responsabilità, affermando di non essere a conoscenza di incidenti o scontri a Rafah, e accusa Israele di una “deliberata escalation”. Il gruppo militante palestinese ha inoltre respinto con fermezza le dichiarazioni del Dipartimento di Stato americano, che lo accusava di pianificare un imminente attacco a Gaza, bollando l’accusa come “falsa” e “allineata alla fuorviante propaganda israeliana”.
La pressione americana riapre i valichi
L’intervento deciso di Washington ha evitato un ulteriore aggravamento della crisi umanitaria. Sotto pressione dell’amministrazione statunitense, Israele ha fatto marcia indietro sulla decisione di chiudere i valichi per Gaza. Secondo fonti citate dal giornalista di Axios Barak Ravid, funzionari israeliani avrebbero confermato la riapertura dei passaggi già da oggi, permettendo l’ingresso dei camion con gli aiuti umanitari destinati alla popolazione civile.
Il bilancio degli attacchi aerei odierni è stato fornito dall’agenzia di protezione civile e dagli ospedali della Striscia.
Mahmud Bassal, portavoce dell’agenzia che opera sotto l’autorità di Hamas, ha dichiarato che “almeno 45 persone sono state uccise a seguito degli attacchi aerei israeliani in varie zone della Striscia di Gaza”. Quattro ospedali hanno confermato i dati, precisando di aver accolto morti e feriti. Secondo la Bbc, oltre la metà delle vittime è stata registrata nell’ospedale di al-Awda, situato nel nord dell’enclave palestinese. Le città colpite vanno da Rafah a Beit Lahia, in un’operazione che Israele descrive come smantellamento di tunnel terroristici ed eliminazione di minacce concrete.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha risposto agli eventi ordinando “un’azione decisa” in tutta Gaza. In una riunione con il ministro della Difesa Israel Katz e i capi dei servizi segreti, ha dato disposizioni per colpire “obiettivi terroristici”. Katz ha lanciato un avvertimento inequivocabile: Hamas “pagherà un prezzo pesante” per qualsiasi ulteriore violazione del cessate il fuoco, promettendo che le truppe risponderanno “sempre più duramente”.
La missione diplomatica americana e le crepe nella coalizione israeliana
Oggi arriveranno in Medio Oriente l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff e Jared Kushner, seguiti martedì dal vicepresidente J.D. Vance. I tre funzionari incontreranno Netanyahu per discutere l’avanzamento del piano di pace, in un momento cruciale per le sorti della tregua. La loro missione si inserisce in uno scenario sempre più complesso, dove la tenuta dell’accordo appare quotidianamente messa alla prova. All’interno del governo israeliano crescono le voci critiche verso la tregua.
I ministri più intransigenti, Amichai Chikli e Avi Dichter, hanno ribadito che Israele non può coesistere con Hamas, mettendo in discussione la sostenibilità a lungo termine dell’accordo. Anche dall’opposizione arrivano critiche pungenti: il leader Yair Golan ha sollecitato una “risposta decisa”, accusando l’esecutivo Netanyahu di “non riuscire a stabilire nuove regole del gioco”. Dichiarazioni che testimoniano come alcuni elementi del governo stiano perdendo la pazienza con una tregua percepita come troppo fragile. Nel mezzo delle tensioni militari e diplomatiche, Hamas ha annunciato di aver trovato il corpo di un altro ostaggio israeliano.
Il gruppo ha dichiarato la disponibilità a consegnare i resti a Israele “se le condizioni sul campo lo consentiranno”, avvertendo però che i continui bombardamenti rendono impossibili tali trasferimenti. Una questione che rimane centrale nelle trattative e che continua a esercitare una pressione emotiva e politica enorme sulla società israeliana. I principali esponenti politici di Tel Aviv manifestano crescente scetticismo sul futuro della tregua, mentre la popolazione civile di Gaza continua a pagare il prezzo più alto di un conflitto che, nonostante il cessate il fuoco formale, mantiene tutti gli ingredienti per una nuova escalation.
