Accordo Aran divide infermieri: via libera agli aumenti, no di Cgil-Uil al ribasso
Trattativa maratona porta progressioni di carriera e indennità pronte soccorso a 500 euro, aprendo scommesse sul triennio venturo con risorse da bilancio.

Il presidente Aran Antonio Naddeo ha espresso “grande soddisfazione” per un accordo che, pur nato da un negoziato “difficile e complicato”, garantisce continuità con il precedente e getta le basi per il triennio 2025-2027. “Un risultato positivo”, ha definito Naddeo, sottolineando come il testo affronti le sfide di un settore con personale sempre più anziano.
Novità che ridisegnano il lavoro in corsia
Tra le innovazioni clou, l’ampliamento dei percorsi per l’area di elevata qualificazione: ora basta una laurea triennale con sette anni di incarico o titoli equipollenti per accedere, oltre alla via classica della magistrale con tre anni. Rivisti gli istituti contrattuali: sperimentazione dell’orario di 36 ore su quattro giorni, con adesione volontaria e garanzie sui servizi; estensione del buono pasto al lavoro agile, con priorità per disabili e caregiver; cumulo dello straordinario fino a 5mila euro per chi ha incarichi.
Nasce il profilo dell’assistente infermiere, con estese tutele su permessi, assenze e formazione. Per contrastare l’età media elevata – oggi oltre i 50 anni – misure di age management: ferie frazionabili ad ore, part-time temporanei in deroga, esonero da turni notturni o pronta disponibilità. E per le emergenze familiari, le “ferie solidali” cedibili a parenti di primo grado.
Tutele anti-violenza e indennità potenziate
Specifiche protezioni per un settore ad alto rischio: in caso di aggressioni, l’azienda offre patrocinio legale e, su richiesta, supporto psicologico. Aggiornate le indennità: specificità infermieristica e tutela del malato per ostetriche e infermieri; pronto soccorso fino a 500 euro. Soddisfatto il ministro per la Pa, Paolo Zangrillo: “Trattativa complicata, ma essenziale. Gli aumenti medi sfiorano i 170 euro, con arretrati immediati. Ora, rendiamo concreti gli stanziamenti per il prossimo ciclo”. Le Regioni plaudono: “Apre una fase di continuità negoziale”, dice Marco Alparone, presidente del Comitato di settore, puntando a “migliorare attrattività e competitività del sistema”.
Sindacati divisi: firma come trampolino o “punto al ribasso”?
Per i firmatari, è un passo avanti. Andrea Bottega, segretario Nursind, vede l’accordo come “sblocco per il 2025-2027, da chiudere entro il 2026”. Apprezza libera professione (in attesa di proroga), prestazioni aggiuntive a 50 euro l’ora, age management e ferie flessibili. “Un mattone contro l’inflazione”, chiosa, con equiparazione indennità per ostetriche.
Antonio De Palma, presidente Nursing Up, lo definisce “coerente” per la progressione di carriera ex legge 43/2006, ma avverte: “Solo l’inizio. La battaglia vera è sul prossimo Ccnl, per valorizzare laureati magistrali in dirigenza”. Delusa dalla Manovra: “Promesse svanite su libera professione e assunzioni insufficienti”. Sul fronte opposto, Cgil e Uil bocciano tutto. Rita Longobardi, Uil Fpl, lamenta “aumenti netti da 40 euro, indennità ferme, nessun adeguamento buoni pasto o esclusività”. Critica i meccanismi “accessori” su straordinario, invece di “rafforzare il tabellare”.
La Fp Cgil parla di “contratto al ribasso che impoverisce: perdita media di 172 euro sul costo della vita”. Bocciata l’assistente infermiere, “poco regolamentato a danno dell’assistenza”. Serve, dicono, “un cambio di rotta per evitare il collasso”. La firma divide, ma accelera il futuro: con risorse dalla Manovra, il prossimo round potrebbe ridisegnare la sanità italiana.
