Asset russi, l’Italia frena: “Riserve sulla base giuridica”. E Mosca cita Euroclear. Il piano Ue per Kiev si complica
La guerra finanziaria tra l’Unione europea e la Russia entra nella fase più critica. Nel momento in cui Bruxelles congela a tempo indeterminato i 210 miliardi di asset russi e prepara un prestito da 90 miliardi all’Ucraina, la Banca Centrale di Mosca avvia una causa contro Euroclear presso la Corte Arbitrale russa. Una mossa che complica il percorso verso il via libera definitivo, atteso per il Consiglio europeo di giovedì. Il Belgio apre, ma con cautela estrema.
I ministri dell’Economia dei 27 hanno dato ieri il via libera al congelamento indefinito degli asset, aggirando con voto a maggioranza qualificata (25 su 27) il veto di Ungheria e Slovacchia. La decisione, basata sull’articolo 122 del Trattato, elimina la necessità di rinnovi semestrali all’unanimità. Viktor Orbán ha denunciato l’operazione come “chiaramente illegale” e promesso battaglia legale. L’Italia ha votato sì, ma il ministro degli Esteri Antonio Tajani non nasconde le riserve: “Siamo favorevoli a stabilizzare la situazione, poi si aprirà un dibattito politico. Abbiamo sempre avuto qualche riserva sulla base giuridica per l’uso degli asset”.
La causa russa contro il depositario belga
La Banca Centrale russa ha annunciato la procedura legale contro Euroclear, la società finanziaria di diritto belga che custodisce circa 185 dei 210 miliardi congelati in Europa. Mosca contesta “le azioni illegali del depositario che causano perdite” e i meccanismi esaminati da Bruxelles “per l’utilizzo diretto o indiretto degli asset russi senza consenso”. La minaccia è chiara: ricorsi presso “tutte le autorità competenti disponibili, inclusi tribunali nazionali, organi giudiziari di Stati esteri e organizzazioni internazionali, tribunali arbitrali e altri organi giudiziari internazionali”.
La replica di Bruxelles arriva secca tramite Valdis Dombrovskis, commissario europeo all’Economia. La proposta è “giuridicamente solida e pienamente in linea con il diritto comunitario e internazionale”. La Commissione considera i ricorsi russi puramente “speculativi”, agitati per intimidire istituzioni finanziarie e governi. Dombrovskis garantisce che Euroclear sarà “pienamente protetta” e potrà “compensare eventuali sequestri in Russia con gli asset immobilizzati in Europa”.
Il meccanismo del prestito ponte per Kiev
Il piano della Commissione non prevede la confisca diretta dei 210 miliardi, ma il loro utilizzo indiretto per finanziare l’Ucraina. La liquidità generata dagli asset verrebbe reinvestita per acquistare bond Ue a tasso zero di nuova emissione, con cui erogare un prestito a Kiev di 90 miliardi in due anni. L’operazione richiede garanzie governative a copertura di eventuali perdite. Il Belgio, che difende Euroclear, pretende garanzie “sine die” per proteggersi da ricorsi futuri, con gli Stati pronti a versare immediatamente la propria quota in caso di necessità.
Belgio, Italia, Bulgaria e Malta hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta per continuare a esplorare “opzioni alternative” come “un prestito Ue” o una “soluzione-ponte”. Resistenze comprensibili, vista la pressione legale che si profila. Ma la presidenza danese dell’Ue non ha dubbi: “Il prestito di riparazione è di gran lunga l’opzione migliore perché non mette a dura prova le finanze pubbliche né i livelli di debito”, ha dichiarato la ministra delle Finanze Stephanie Lose. “È una soluzione che funzionerà davvero”.
L’offensiva legale degli oligarchi: 53 miliardi di richieste
Gli oligarchi russi stanno lanciando un’offensiva legale senza precedenti contro l’Occidente. Secondo un rapporto della European Trade Justice Coalition, le richieste di risarcimento ammontano a 53 miliardi di euro, derivanti da 28 procedimenti arbitrali, metà dei quali avviati nel 2025. Gli oligarchi si appellano al meccanismo Investor-State Dispute Settlement (Isds), strumento giuridico dei trattati commerciali che consente a investitori stranieri di citare Stati per presunte violazioni dei diritti. I procedimenti si svolgono presso tribunali arbitrali privati, fuori dai sistemi legali nazionali ed europeo.
Tra le cause più pesanti spicca quella di Mikhail Fridman, cofondatore del conglomerato Alfa-Group, che ha citato il Lussemburgo per 16 miliardi di euro – circa metà del bilancio statale del Paese. Altri quattro imprenditori russi hanno fatto causa al Belgio per i fondi congelati presso Euroclear. Questi procedimenti potrebbero ostacolare i tentativi di convincere Bruxelles sull’uso degli asset. Restano però incerte le prospettive di successo: l’Ue potrebbe rifiutarsi di riconoscere le sentenze Isds, facendo leva sul 18º pacchetto di sanzioni contro Mosca.
Bruxelles procede, Orbán minaccia battaglia
L’impressione è che la strada intrapresa dall’Unione europea sia ormai a senso unico. L’utilizzo degli asset russi congelati è la prima scelta di quasi tutti i Paesi membri. Il Belgio – sede di Euroclear – ha le spalle al muro. Non c’è spazio per l’unica altra opzione, quella del debito comune. Si procede a testa bassa solo sul prestito di riparazione all’Ucraina. Poco importano le minacce belghe di ricorsi legali se l’Ue forzasse l’accordo, le promesse di battaglia di Orbán sulla decisione di rinnovare a tempo indeterminato le sanzioni, le rappresaglie russe contro Euroclear.
“Oggi i bruxellesi stanno attraversando il Rubicone”, ha scritto il premier ungherese su X. Aggirare l’unanimità sul rinnovo delle sanzioni “è chiaramente illegale”. Budapest “farà tutto ciò che è in suo potere per ripristinare un ordine legale”. Per la presidenza danese la decisione di ieri “prepara il terreno” per l’accordo sul prestito. Dombrovskis conferma: “Il lavoro poggia su basi più solide”. Ursula von der Leyen esulta su X: “Stiamo inviando un forte segnale alla Russia: finché questa brutale guerra continuerà, i costi per Mosca continueranno ad aumentare”.
La settimana decisiva per chiudere l’accordo
Questa mattina, mentre i ministri si riunivano a Bruxelles, una cinquantina di cittadini ucraini ha presidiato davanti al palazzo del Consiglio Ue al grido di “Belgio, sblocca il prestito per l’Ucraina!”. Il lavoro diplomatico procede costantemente tra incontri ufficiali e riunioni informali. Ieri sera i ministri si sono confrontati in una cena informale sul tema. “Ci sono ancora alcune preoccupazioni da affrontare”, ha ammesso Lose, “ma continueremo a lavorare per chiarire tutti gli elementi e aprire la strada a una decisione al Consiglio europeo della prossima settimana”.
La Commissione tira dritto e può contare su un “ampio supporto” degli Stati membri. Al Belgio e agli istituti finanziari coinvolti tende la mano: “Stiamo istituendo solide garanzie, ma siamo aperti a lavorare ancora”, insiste Dombrovskis. Ancora per una settimana, quando i leader saranno chiamati a chiudere definitivamente la questione. La partita è aperta, ma il dado sembra ormai tratto. Gli asset russi finiranno per finanziare la resistenza ucraina, con buona pace di Mosca e degli oligarchi.
