Alagna-Kurzak, la coppia lirica divisa tra canto e famiglia

Alagna-Kurzak, la coppia lirica divisa tra canto e famiglia
Aleksandra Kurzak e Roberto Alagna
16 agosto 2020

L’accento siciliano non l’ha perso. Nonostante una vita trascorsa in Francia, le sue origini sono tutte lì. Roberto Alagna, tenore che negli ultimi trent’anni ha varcato le soglie dei più prestigiosi Teatri d’opera mondiali non dimentica le sue radici, non può dimenticarle. “Io non ho perso mai le mie origini sicule”, racconta durante una telefonata seguita al suo ritorno a casa, in Francia, dopo l’ultima recita di Cavalleria Rusticana, l’11, al Teatro di Verdura a Palermo, nell’ambito della rinnovata stagione estiva del Teatro Massimo. “Da noi a casa si parlava il siciliano – continua a raccontare – io ho imparato il francese a scuola. All’inizio non avevamo amici francesi, perché il siciliano non era visto, ai tempi, molto bene. Così si trascorrevano le giornate tra noi, con i nonni, i parenti, gli amici italiani. In più la mia passione per il canto è nata ascoltando e cantando le canzoni della tradizione siciliana”.

Canzoni che infatti ha più volte inciso e interpretato in questi anni. L’occasione quindi di interpretare Cavalleria al “Verdura”, insieme alla moglie Aleksandra Kurzak gli ha dato anche la possibilità di incontrare quella parte di familiari che vivono nell’isola tra Siracusa, Palermo, dove vive il fratello, Mazzara del Vallo, in una Reunion che ha tirato avanti sino all’alba, al momento di riprendere l’aereo per tornare a casa. “Sono venuti in 17 e alla fine eravamo a tavola in una trentina – aggiunge -. Ogni volta che veniamo in Sicilia – gli fa da coro la moglie – è una festa, per i luoghi meravigliosi, il calore della gente, ma soprattutto per ritrovare le persone care”.

Aleksandra Kurzak, soprano polacco, si è inserita perfettamente nella solarità di questa famiglia sposandone le tradizioni, anche culinarie. Attività questa che ha avuto modo di perfezionare anche durante il lockdown. “Devo dire di avere un piccolo talento” afferma sorridendo, mentre il marito si inserisce subito aggiungendo “E’ bravissima”. “Mi piace mangiare bene – continua il soprano, che nonostante l’affermazione vanta una figura invidiabile – quindi quando faccio le cose sono buone. E lo dice anche mia suocera, che magnifica il mio modo di fare la pasta”. Il guizzo di un sorriso e la soddisfazione si percepiscono anche attraverso la telefonata. Certo avere un complimento simile da una suocera siciliana è una conquista.

Questo stretto contatto con la sicilianità l’ha quindi avvantaggiata nella lettura di Santuzza?

K -“Io amo le differenze che esistono tra le donne e gli uomini. È una cosa che dico anche spesso a mio marito. E in ogni personaggio che recito mi piace far vedere la femminilità della donna. C’è bisogno di far vedere la dolcezza, la fragilità perché sono comunque prerogative anche delle donne fiere, e non penso solo alle donne siciliane, ma a tutte. Spesso – continua Aleksandra Kurzak – si pensa che i polacchi siano più freddi, distanti, invece hanno molto in comune come tradizioni, sentimenti, morale, agli italiani e siciliani”.

Mentre Aleksandra Kurzak spiega, si sentono le parole di assenso di Alagna.

E Turiddu?

A – “Turiddu non è cattivo – spiega Alagna – E’ un ragazzo, se vogliamo, diviso tra due amori di natura diversa. Lola è il primo amore, la sua prima fidanzata, l’averla vista sposata ad un altro gli brucia, ma la passione resta. Quello per Santuzza è un amore più tranquillo, in lei più che la passione vede la dolcezza, una donna cui affezionarsi. Ma questo amore non è così forte da farlo indietreggiare di fronte alla nuova seduzione di Lola”.

“In realtà – si intromette la moglie – la vera sfida è tra le due donne. Non c’è un bianco o un nero nella storia. Tutti e tre, quattro se aggiungiamo Compare Alfio, sono vittime di loro stessi, della loro incapacità di evitare le ripicche nate dall’amore tradito”. “Sono poco più che adolescenti – rincara il tenore – non hanno la maturità di gestire sentimenti probabilmente più grandi di loro. E questo abbiamo voluto che si vedesse: la fragilità dei personaggi, in una storia considerata da sempre e solo come una dramma di sangue, della passione, senza ricercare la natura psicologica che c’è dietro e che Mascagni invece mette in evidenza nella sua musica”.

Una visione interessante questa dei due cantanti che, quasi come e più di un regista, sono riusciti ad entrare nel profondo dell’opera e della stessa novella verghiana.

“Sono i sentimenti, quelli più puri – precisa Aleksandra Kurzak – che vengono dai cuori degli interpreti e che molte volte vengono magari soffocati da certi registi”.

Il Covid è come se avesse costretto a rivedere l’intimità di questi sentimenti?

A – “In un certo senso. Momenti come l’addio alla madre, o lo stesso duetto tra Santuzza e Turiddu, che solitamente sono interpretati stringendosi, o spingendosi, molto fisicamente, li abbiamo dovuti realizzare in modo più sommesso, meno esplicito, a distanza, quindi la voce certi gesti accennati – l’allungarsi verso abbracci impossibili, mordersi una mano, oppure Turiddu che si volge a guardare quasi commosso Santuzza a terra e fa per tornare verso di lei – sono diventati gli elementi primari per l’interpretazione”.

Durante questo lockdown, con la chiusura dei teatri, lo stop delle vostre attività, come siete “sopravvissuti”? Avete studiato nuovi ruoli, allenati, cucinato, come hanno fatto tanti, oltre a partecipare alle iniziative streaming – come quella del Metropolitan di New York – organizzato dai vari teatri?

K – “Diciamo che avrei dovuto studiare, perche ho tre debutti importanti come Tosca, a Parigi, Butterfly a Monaco e Simone Boccanegra e una opera di Szymanowsky, Re Ruggero . Ma alla fine non ho fatto nulla, o poco. Mi sono dedicata alla famiglia, alla casa, alla cucina. Abbiamo approfittato di questo momento per godere di quelle piccole cose cui solitamente non badiamo. Mia figlia mi ha detto: – Mamma il bello di questo Covid è che non si deve andare a scuola e che ti ho tutta per me”.

Alagna invece si è dedicato allo studio dei brani per il nuovo disco. “Un omaggio alla Francia con canzoni della tradizione popolare. E’ qualcosa che mi mancava, nonostante io viva in Francia. Ho fatto dischi sulle canzoni siciliane, latino americane, ma non mi ero ancora dedicato a questo repertorio. Sarà un disco speciale – dice con un certo orgoglio – anche perché per la prima volta canto con le mie figlie, e un duetto con Aleksandra”.

Sono quindi anche loro interessate al canto?

A – “La grande, assolutamente no. Si occupa di cinema ed è più interessata a ciò che avviene dietro le quinte”

K – “La piccola, che ha sei anni, ama invece cantare. Canta sempre e non è escluso che possa intraprendere questa carriera”.

Cosa vi aspetta adesso professionalmente?

A – “Nell’immediato il concerto online con il Metropolitan. Domenica, per la serie Met stars live in concert. Abbiamo scelto la location – Le Château de la Chèvre d’Or a Èze – tra cielo e mare e stiamo provvedendo ai particolari tecnici per rendere al meglio questa esibizione. Insolita, data la situazione, ma che sarà interessante per il programma che include tante pagine e duetti della tradizione operistica. Poi si vedrà. Non possiamo dire nulla. Sarà come vuole Dio”.

L’ultima frase è detta da Alagna con un’accorato accento siculo, che racchiude speranza, timore, e devozione, cui fa eco il sospiro della moglie. E con questa speranza, di rivederci presto e a teatro, ci salutiamo.

Leggi anche:
Roberto Bolle: "Viva la Danza" è uno spettacolo dal sapore teatrale

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti