Allarme tbc, contagiati dieci poliziotti. Sindacati: “Inaccettabile contrarre malattie così gravi per pochi spiccioli”

26 giugno 2014

Dieci poliziotti positivi alla Tbc, di cui uno che ha contratto l’infezione. Hanno indossato mascherine senza filtri di carbonio, buone per giocarci a bubu-settete con i bimbi piccini. Ma inadatte a fare da scudo se hai davanti un immigrato con la tubercolosi tra i 60 mila, il numero di quelli salvati dai barconi della speranza, nei primi 6 mesi dell’anno, 10 volte di più rispetto allo stesso periodo nel 2013.
Sono mascherine così, diverse da quelle che indossano i militari dell’operazione Mare Nostrum quelle con cui si sono protetti naso e bocca finora i nostri poliziotti, padri e madri di famiglia che hanno lasciato mogli o mariti e figli a casa per andare a dare una mano e il cuore sulle coste di sbarco. Per libera scelta, certo. Ma, tuonano i sindacati, senza conoscere, almeno non fino in fondo, i rischi per la salute che correvano, un rischio tbc valutato finora solo come “fisiologico”.

Non sarà più così. Ora che si contano 10 poliziotti positivi alla Tbc su 580 controlli effettuati nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum. E uno è risultato infetto, un agente in servizio al all’U.P.G.S.P. di Terni, anche se per l’«amministrazione non è contagioso per i familiari» denuncia Giorgio Innocenzi, segretario generale Consap.
Il Ministero dell’Interno cambia rotta. E annuncia un nuovo protocollo di sicurezza, che prevede, tra l’altro, maggiore informazione per i volontari, e risorse per allargare i controlli tra gli agenti di polizia. È stato uno dei temi al centro dell’incontro ieri mattina al Viminale con i sindacati di categoria. Un vertice che assume una rilevanza particolare, anche per i cittadini, dopo le due morti tra gli immigrati per sospetta tbc, stranieri che arrivano a Roma da rifugiati e poi spariscono nei palazzi occupati. “Ma prima hanno preso la metropolitana, viaggiato sugli autobus e fatto la spesa nei supermercati” dice Gianni Tonelli, segretario generale Sap, che in questi giorni è andato a farsi un giro per toccare l’emergenza di persona al Cara di Mineo (Catania) e a Caltagirone. Ieri era a Taranto dove le navi militari sbarcano i disperati nel Belpaese. “Da maggio a fine mese – dice – saranno 3.500 le persone sbarcate in questa zona”. E quello che ha visto lo racconterà a Il Tempo.

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Il ministero dell’Interno darà più sicurezza. “Classificheranno il rischio tbc, oggi valutato genericamente come fisiologico – spiega il segretario generale Consap Innocenzi, che chiede di escludere “colleghe a inizio gravidanza” e “chi ha figli piccoli” -. Allargheranno i controlli, ne hanno fatti 580 tra gli operatori impegnati sulle coste della Sicilia ma noi abbiamo contato altri numeri, 2mila circa, e gli esclusi almeno per il momento se vorranno fare il test del Mantoux dovranno farlo di tasca propria”. “Non è accettabile – dice – che si possano contrarre malattie così gravi per pochi spiccioli, recuperati sulle ore di straordinario, i poliziotti subiscono direttive di altri corpi e si assumono rischi gravi senza alcuna tutela”. Che la profilassi faccia acqua, per Innocenzi, “lo ammette indirettamente anche l’Amministrazione della Pubblica Sicurezza che dopo una prima circolare della Direzione Centrale di Sanità, che aveva minimizzato il rischio, ha cercato di correre ai ripari diramando un nuovo protocollo operativo, con il quale sono stati innalzati i livelli di informazione preventiva, di profilassi e di rilevamento”.

Si rischia più a terra che sulle navi. “Si registrano casi di positività soprattutto tra il personale incaricato del trasporto dei profughi e del controllo presso i Cie – continua – E, questo perché appare assolutamente insufficiente il controllo medico a bordo della navi – prosegue la Consap – basti pensare che pochi giorni fa è toccato ad un solo medico militare controllare in due ore e mezza 1300, con una media di sette secondi a visita, poi sarà questa cartella clinica a far fede sul rischio infettivo”. “Per l’ennesima volta lo Stato – conclude – sta chiedendo al personale di polizia di far fronte alle sue incapacità politiche nel gestire l’emergenza e questo senza dotarli di mezzi adeguati e con retribuzioni vergognose soprattutto se rapportate ai rischi”.

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