Balletto Pd, l’eterna trattativa per evitare la scissione. Renzi chiama Emiliano, qualcosa si muove

Balletto Pd, l’eterna trattativa per evitare la scissione. Renzi chiama Emiliano, qualcosa si muove
17 febbraio 2017

“Se telefonando…”, cantava Mina. Le telefonate sono quella che oggi ha fatto Matteo Renzi, ma anche quella invocata da Graziano Delrio in un fuorionda che crea ulteriore tensione nel Pd. Nel Pd, alla vigilia della convention organizzata domani a Roma da Enrico Rossi, Roberto Speranza e Michele Emiliano, si continua a trattare per evitare la scissione. E anche se le distanze sono ancora notevoli, qualcosa si muove. “Ancora siamo lontani, ma oggi c’è grande fermento, vediamo dove ci porta”, afferma uno dei pontieri. La giornata è iniziata con l’appello di Matteo Renzi in una intervista al ‘Corriere della Sera’: “Salvare il Pd – ha detto – è ancora possibile. Faccio un appello ai dirigenti: bloccate le macchine della divisione. Non andatevene, venite. Partecipate. Le porte sono aperte, nessuno caccia nessuno. Ma un partito democratico non può andare avanti a colpi di ricatti”. Una mano tesa, ribadita in una telefonata a Emiliano, che l’ha rivelata su Facebook. “Renzi mi ha chiamato e abbiamo parlato. Spero che il nostro confronto sia utile alle sue prossime decisioni”, ha scritto il governatore.

BERSANI PERPLESSO E non è un caso che Renzi (oggi a Firenze, ma in costante contatto con i suoi) abbia chiamato proprio l’ex sindaco di Bari: “E’ il meno convinto dell’opportunità della scissione – spiega una fonte Dem -, a lui merita sfidare Renzi al congresso. Credo che alla fine resterà, sta già organizzando le truppe”. Per la minoranza bersaniana, che comunque domenica sarà all’assemblea, quella del segretario non è però una apertura. Per definirla tale mancano, sottolineano fonti della sinistra, “fatti politici concreti e precisi”. La minoranza chiede un esplicito sostegno al governo Gentiloni fino al termine naturale della legislatura e lo svolgimento del congresso con i tempi previsti dallo statuto. Invece, è la considerazione, “si vuole fare ancora una volta una conta muscolare” che non è utile al partito. Anche per Gianni Cuperlo, seppure con “alcune cose positive come l’appello a stare uniti”, quella di Renzi “non è un’intervista che può sciogliere il nodo”, ci vuole “umiltà, nessuno può avere un livello di autostima tale da anteporre se stesso a un’esperienza politica”.

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CASCHI BLU Comunque sia i ‘caschi blu’ sono al lavoro, con il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini in prima linea. La proposta di mediazione di Franceschini è quella di allungare i tempi del congresso fino a maggio (con primarie il 7) e a metà percorso trasformare la convenzione, la presentazione dei candidati, in un appuntamento di tre giorni per discutere anche linea del partito e suo programma. La scissione, ha ribadito Franceschini in una intervista a Repubblica, sarebbe una “disgrazia”. E se è vero che “chi ha più responsabilità, ovvero Renzi, dev’essere anche il più generoso”, però “si esce da un partito se non se ne condividono più le idee, se invece non ci si riconosce nel segretario, lo si sfida al congresso”. Lo stesso Franceschini stamani, al termine del Consiglio dei ministri, si è trattenuto a colloquio, proprio sulla situazione del partito, con i colleghi Andrea Orlando, Luca Lotti, Maurizio Martina, Claudio De Vincenti e Graziano Delrio. “Ci siamo fermati a riflettere un attimo su quale possa essere il contributo di ognuno di noi – ha poi spiegato Orlando – per evitare una prospettiva che tutti vediamo come sciagurata e contro la quale, personalmente, lavorerò fino all’ultimo minuto utile”. Il ministro ha però glissato su una sua eventuale candidatura: “Se fosse in grado di evitare questa scissione, mi sarei già candidato”.

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LA TELEFONATA Oggi è però stato un “inciampo” di Delrio a rendere, se possibile, più tesa la giornata in casa Pd. Repubblica Tv ha infatti pubblicato oggi un fuorionda in cui il ministro delle Infrastrutture, tra l’altro, critica Renzi, dicendo al presidente dem della commissione trasporti della Camera Michele Meta che il segretario per evitare la scissione “non ha fatto neanche una telefonata, su. Come cazzo fai in una situazione del genere a non fare neanche una telefonata?”. Parole che Delrio ha tentato di smorzare dicendo ai cronisti, prima di entrare a Palazzo Chigi, che “il segretario ha dato concretamente segnali di amplissima disponibilità, la responsabilità è loro. Ha fatto più di una telefonata”. Dunque si tratterà fino all’ultimo, fino a domenica, per evitare la scissione, o quantomeno per circoscriverla. Anche pensando alle consueguenze di una frattura. Prima di tutto sulla stabilità del governo, dato che con il Pd diviso e gruppi separati si potrebbero creare problemi, in particolare al Senato, dove i Dem potrebbero anche perdere la maggioranza in commissioni chiave, come ad esempio la affari costituzionali. Ma anche sul territorio, a partire dalle amministrazioni regionali di Toscana e Puglia. “Se ci sarà la scissione – riflette un deputato del giglio magico – si andrà a votare prestissimo”.

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