Bielorussia, Lukashenko evoca l’idea del referendum costituzionale

Bielorussia, Lukashenko evoca l’idea del referendum costituzionale
Alexander Lukashenko, presidente della Bielorussia e Vladimir Putin, presidente della Russia
31 agosto 2020

Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha evocato oggi dell’idea di un referendum costituzionale per placare il vasto e inedito movimento di protesta che sta affrontando, senza tuttavia specificarne le modalità, il calendario o il contenuto. Domenica, l’opposizione ha radunato nelle strade di Minsk decine di migliaia di suoi sostenitori per il terzo fine settimana consecutivo per denunciare la rielezione, considerata fraudolenta, del capo dello Stato il 9 agosto.

Secondo Alexander Loukachenko, citato dall’agenzia di stampa statale Belta, “specialisti” compresi i giudici della Corte suprema stanno attualmente lavorando ad una revisione della legge fondamentale che sarà poi sottoposta “a referendum”. “Vorrei che questi cambiamenti portassero avanti la nostra società. Insisteremo su questi cambiamenti e proporremo tali cambiamenti al nostro popolo”, ha detto Lukashenko durante una riunione di lavoro.

Il presidente non ha fornito dettagli concreti su questo progetto di revisione costituzionale, di cui aveva già parlato in passato e che Mosca ha descritto come una promettente via d’uscita dalla crisi. Ha riconosciuto che la Bielorussia era governata da un “sistema piuttosto autoritario” e ha parlato di una possibile riforma giudiziaria. Secondo lui, si tratta di garantire a lungo termine che “il sistema funzioni senza essere collegato a un individuo, Lukashenko compreso”. Alexander Lukashenko, 66 anni, di cui 26 a capo della Bielorussia, ha dovuto affrontare un movimento di protesta senza precedenti dalla sua controversa rielezione il 9 agosto. Il presidente ha finora rifiutato qualsiasi concessione e denuncia un complotto occidentale. Uno dei suoi consiglieri ha escluso che la riforma costituzionale possa dar luogo a trattative con l’opposizione.

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Intanto, una esponente del Consiglio di coordinamento dell’opposizione in Bielorussia è stata arrestata oggi. Lo hanno riferito i suoi sostenitori. “L’arresto di Lilia Vlassov è stato preceduto da una perquisizione della sua casa”, ha detto Pavel Latushko all’Afp, anche lui, membro dell’organo di governo di questo consiglio che è oggetto di un inchiesta per “violazione della sicurezza nazionale”. Il suo arresto è stato effettuato dal potente dipartimento per le indagini finanziarie. Vlassov era stata anche convocata dalla polizia per aver partecipato a una manifestazione “non autorizzata”. La donna, 67 anni, è un rinomato avvocato nel suo Paese, specializzato in mediazione.

Nuova arrivata in politica secondo le sue stesse parole, si è unita pubblicamente al movimento di contestazione della rielezione il 9 agosto del presidente Alexander Lukashenko che ha provocato un movimento di protesta senza precedenti nel Paese. Diversi membri del Presidium del Consiglio di Coordinamento hanno dovuto comparire in tribunale la scorsa settimana per essere interrogati come testimoni sulle attività del loro organo. Tra questi, la vincitrice del Premio Nobel per la letteratura Svetlana Alexievich, Latushko, ex ambasciatore ed ex ministro della Cultura, e una delle figure della campagna di opposizione alle elezioni presidenziali, Maria Kolesnikova. Altri due, Sergei Dilevsky e Olga Kovalkova, sono stati condannati il 25 agosto a dieci giorni di detenzione in relazione a una delle manifestazioni non autorizzate di domenica a cui partecipano da tre settimane circa 100.000 persone.

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Lituania, Estonia e Lettonia hanno inserito oggi nella lista nera il presidente bielorusso Alexander Lukashenko e 29 alti funzionari del suo regime per presunte frodi elettorali e repressione dei manifestanti pro-democrazia. Gli Stati baltici, membri dell’Ue e della Nato, hanno annunciato le loro sanzioni come parte di uno sforzo coordinato per sostenere le proteste nella vicina Bielorussia, che stanno entrando nella loro quarta settimana dalle controverse elezioni presidenziali del 9 agosto. “Stiamo inviando un messaggio che dobbiamo fare di più che pubblicare dichiarazioni, dobbiamo anche adottare misure concrete”, ha detto all’Afp il ministro degli Esteri lituano Linas Linkevicius.

Oltre allo stesso presidente Lukashenko, le liste nere nazionali includono anche 29 funzionari, in particolare della Commissione elettorale, dei ministeri e della polizia. Secondo Linkevicius, questi elenchi potrebbero essere ampliati nel prossimo futuro. Il suo omologo estone, Urmas Reinsalu, ha affermato da parte sua che gli Stati baltici “dimostrano che stiamo affrontando le violazioni dei diritti umani in Bielorussia con la massima serietà”. Anche l’Unione europea sta valutando divieti d’ingresso e congelamento dei beni per circa 20 funzionari bielorussi, ma questo elenco richiede l’approvazione dei 27 stati dell’Ue. Alcuni membri occidentali dell’Ue ritengono che sanzionare Alexander Lukashenko potrebbe ostacolare gli sforzi per stabilire un dialogo tra le autorità e l’opposizione e spingere il presidente bielorusso tra le braccia della Russia.

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