Censis, app e startup stanno cambiando vita in meglio

Censis, app e startup stanno cambiando vita in meglio
29 settembre 2016

App e startup ci stanno cambiando la vita in meglio, ma cresce la paura per i pericoli della rete. E’ quanto emerge dal 13/mo rapporto del Censis sulla comunicazione. Secondo il rapporto, il 40,6% degli internauti italiani controlla i movimenti del conto corrente bancario via internet, praticando personalmente l’home banking (il 3,8% in più rispetto all’anno scorso), il 36% si dedica in prima persona all’e-commerce (+5,3%), il 14,9% sbriga online le pratiche burocratiche con gli uffici pubblici (+2,5%), il 14,8% organizza i viaggi sul web (+5,5%), l’8,3% prenota le visite mediche via internet (+3,2%). E grazie alle app installate sugli smartphone si stanno diffondendo molteplici pratiche nuove soprattutto tra i giovani di 14-29 anni: prenotare bed & breakfast e case vacanze (lo fa l’11,2%), vendere o scambiare qualcosa (8,3%), tenersi in forma usando il telefonino come una sorta di personal trainer (4,7%), ordinare un pasto a domicilio (4,6%), fare incontri (il dating online coinvolge il 3% degli under 30), utilizzare le diverse forme di sharing mobility (2,7%) ecrowdfunding (1%).

Gli utenti di internet sarebbero disposti a subire limitazioni della propria privacy online – sostiene ancora il Censis – se questo servisse innanzitutto per contrastare la pedopornografia (lo dichiara il 49,3%), prevenire attentati terroristici (45,4%), combattere la criminalità (42,7%), mettere in sicurezza la rete dagli attacchi degli hacker (34,7%), aiutare le indagini dei magistrati (28,1%), mentre il 27,2% non è disposto in nessun caso. Tantissimi sono gli italiani (l’82,8%) convinti che le società che gestiscono i social network dovrebbero controllare e segnalare alle autorità i messaggi potenzialmente pericolosi, per l’82,8% i servizi di intelligence dovrebbero poter pretendere dalle grandi aziende della rete l’accesso alle informazioni dei loro clienti contenute negli smartphone o nei social network, ma il 75,3% pensa che le autorità giudiziarie dovrebbero poter accedere a tutti i nostri dati presenti in rete (informazioni personali, messaggi, chat, posizioni rilevate, ecc.) esclusivamente nei casi di gravità eccezionale. Perché per il 72,7% la privacy di chiunque può essere violata dalle autorità se c’è in gioco l’interesse nazionale. Infine, il 63,9% ammette che preferisce essere controllato pur di sentirsi al sicuro.

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