Cina ed Europa contro gli Usa: nasce l’alleanza sui semiconduttori

Pechino punta sulla collaborazione internazionale mentre Washington inasprisce le restrizioni tecnologiche

chip

La Cina ha convocato a Pechino un summit strategico per consolidare i rapporti con l’Europa nel settore dei semiconduttori, in risposta all’escalation delle misure protezionistiche americane. L’incontro, tenutosi ieri nella capitale cinese, ha riunito oltre 40 aziende della filiera tecnologica insieme a rappresentanti istituzionali di primo piano.

Un’alleanza strategica contro l’unilateralismo

Al tavolo delle trattative si sono seduti dirigenti di aziende cinesi ed europee operanti lungo tutta la catena del valore dei semiconduttori, dalla progettazione alla produzione finale. L’evento ha visto la partecipazione di delegazioni del Ministero del Commercio cinese (Mofcom), dell’Associazione dell’industria dei semiconduttori cinese e della Camera di commercio dell’Unione europea.

“Attualmente la sicurezza e la stabilità della produzione globale di semiconduttori e delle relative catene di approvvigionamento stanno affrontando sfide serie”, ha dichiarato il Ministero del Commercio cinese in una nota ufficiale, aggiungendo: “Respingiamo con fermezza unilateralismi e pratiche di bullismo”.

Il nodo delle terre rare e le licenze di esportazione

Un aspetto cruciale emerso durante l’incontro riguarda il controllo cinese sulle terre rare, elementi fondamentali per la produzione di semiconduttori. Secondo fonti anonime citate dal China Daily, funzionari ministeriali hanno illustrato alle aziende europee le procedure per ottenere le licenze di esportazione necessarie.

Adam Dunnett, segretario generale della Camera di commercio europea, ha confermato che “il ministero ci ha spiegato che stanno lavorando al fine di accelerare l’aumento delle domande” per l’accesso a questi materiali strategici.

L’escalation delle tensioni con Washington

Il timing dell’iniziativa cinese non è casuale. Quest’anno l’amministrazione americana ha intensificato le restrizioni, vietando l’utilizzo di chip avanzati per l’intelligenza artificiale prodotti da aziende cinesi. Nel mirino sono finiti anche i processori Ascend 910 di Huawei Technologies, colosso tecnologico già sotto pressione per le sanzioni occidentali.

La risposta di Pechino è stata ferma: le autorità cinesi hanno minacciato ritorsioni contro qualsiasi organizzazione o individuo che applichi i nuovi divieti americani, invocando la legge anti-sanzioni nazionale.

La diplomazia dei semiconduttori

Il fronte diplomatico si è attivato parallelamente alle iniziative commerciali. La scorsa settimana il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha incontrato il suo omologo olandese Caspar Veldkamp, concordando di mantenere “stretti contatti” sulle tecnologie dei semiconduttori. Un dialogo strategico, considerato che i Paesi Bassi ospitano ASML, una delle principali aziende mondiali di apparecchiature per la produzione di chip.

Le ambizioni europee nel settore

Anche l’Unione Europea ha delineato una strategia ambiziosa nel comparto dei semiconduttori. L’EU Chips Act, introdotto nel 2022, mira a rafforzare l’autonomia tecnologica europea e a ridurre la dipendenza dalle catene di approvvigionamento globali, vulnerabilità emersa chiaramente durante la pandemia.

L’obiettivo di Bruxelles è ambizioso: entro il 2030 l’UE dovrebbe produrre il 20% del valore mondiale dei microchip all’avanguardia e sostenibili. Una meta che richiede investimenti massicci e collaborazioni internazionali, rendendo il partenariato con la Cina potenzialmente strategico.

Verso un nuovo equilibrio geopolitico

L’incontro di Pechino rappresenta un tassello significativo nel riassetto geopolitico del settore tecnologico. Mentre gli Stati Uniti puntano sull’isolamento della Cina attraverso sanzioni e restrizioni, Pechino risponde tessendo alleanze alternative e consolidando rapporti con partner europei.

La partita dei semiconduttori trascende ormai i confini puramente commerciali, diventando un elemento centrale nella competizione strategica globale. In questo scenario, la capacità di Cina ed Europa di costruire catene di approvvigionamento resilienti e alternative potrebbe ridefinire gli equilibri del settore tecnologico mondiale nei prossimi anni.