Colle, anche terza seduta sarà ‘atto dovuto’. Centrodestra non più determinante

Colle, anche terza seduta sarà ‘atto dovuto’. Centrodestra non più determinante
30 gennaio 2015

di Enzo Marino

A Montecitorio è in corso la terza seduta congiunta del Parlamento per l’elezione del capo dello Stato. Si tratta dell’ultima votazione per la quale sono necessari i due terzi dei voti per avere la fumata bianca. In caso di un nuovo nulla di fatto, come accaduto per la seduta antimeridiana di oggi, dal quarto voto basterà la maggioranza assoluta dei 1.009 grandi elettori per eleggere il nuovo presidente della Repubblica: 505 voti. Gli umori dentro il partito di Berlusconi sono altalenanti. Si contesta il metodo con cui Renzi ha scelto il suo candidato, Sergio Mattarella. In molti credono nel tradimento del premier e vorrebbero far saltare il patto del Nazareno. Una quota consistente però, quella con radici democristiane, sarebbe orientata invece a proseguire sul cammino delle riforme con il governo. Del resto è lo stesso Romani a spiegare in Transatlantico che “il vulnus sul Quirinale comporterà conseguenze sulle riforme”. Duro, come detto, anche Brunetta: “Così si è rotto il patto”.

La verità è che il centrodestra non è più determinante. Per il momento gli azzurri restano sulla stessa linea illustrata ieri da Berlusconi. Il Cavaliere, oltre alla questione Quirinale, deve chiarire il suo orizzonte: se mantenere il patto con Ncd oppure andare sulla linea dell’opposizione senza se e senza ma della Lega. Il partito azzurro è spaccato e anche le decisioni dei vertici del gruppo di convocare un ufficio di presidenza è stata contestata da diversi deputati e senatori. L’obiettivo di Berlusconi per ora è quello di far fronte comune all’ex delfino, di evitare divisioni interne.

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Il premier, intanto, è convinto che si possa ricucire, che il rapporto con FI sia recuperabile. L’intenzione è cercare di recupare Ncd come forza politica alleata di governo e riportare il partito azzurro sulla strada delle riforme. Altrimenti, ha detto in maniera molto chiara il sottosegretario Luca Lotti: “Faremo da soli”. “Chi si vuole sfilare lo dovrà fare di fronte al paese”, rilancia Lorenzo Guerini rispondendo a Brunetta che ha evocato le elezioni anticipate. La decisione di FI di non partecipare al voto viene ritenuta dai renziani molto grave: nessuna volontà di far saltare il patto, ma così si mette a rischio tutto il percorso portato avanti insieme, compresi i provvedimenti come quello fiscale.

Nel Nuovo Centrodestra il confronto è ancora in corso, molti parlamentari siciliani hanno rassicurato il ministro Boschi sull’intenzione di dare il via libera al giudice della Corte costituzionale. Ma molti hanno chiesto ad Alfano di uscire dall’esecutivo. Altri lavorano affinché non si tocchi il governo, ma l’orientamento che emerge è quello di lasciare la porta aperta a qualsiasi scenario. Alfano del resto sarebbe ancora irritato per la gestione della candidatura di Mattarella. Non c’è compattezza sulla scelta di proseguire sulla strada della scheda bianca anche dalla quarta votazione. Intanto il partito democratico serra le fila: questa sera a palazzo Madama, si terrà una riunione di gruppo per capire se domani potranno esserci delle sorprese nell’urna.

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