Con il Jobs Act vantaggi per chi licenzia fino a 15mila euro

Con il Jobs Act vantaggi per chi licenzia fino a 15mila euro
18 dicembre 2014

 

fabbrica auto

Le imprese potrebbero avere dei benefici ad assumere per poi licenziare, soprattutto se il bonus assunzione diventerà strutturale. Questi benefici potrebbero variare dai 763 euro ai 5mila euro se si licenzia entro il primo anno (a seconda dei mesi di indennizzo); mentre se si licenzia alla fine dei 3 anni i benefici varierebbero dai 12 ai 15mila euro. E’ quanto emerge dalle simulazioni della Uil, che ha calcolato i benefici per l’azienda facendo il saldo tra somme a credito e a debito in caso di assunzione e licenziamento con il nuovo contratto agevolato dalla decontribuzione. Si è considerato il costo dell’indennizzo pari, a seconda delle simulazioni, a una mensilità e mezza o a due mensilità per anno lavorato, calcolando anche l’ipotesi di fissare un’indennità minima (scalino) di 3 o 4 mensilità se il licenziamento avviene entro il primo anno. In particolare, se l’indennizzo fosse fissato in una mensilità e mezza e se il licenziamento avvenisse entro il primo anno, per un reddito di 22mila euro il saldo per l’azienda sarebbe positivo di 5mila euro, che passerebbero a 15mila euro se il licenziamento avvenisse dopo 3 anni.

Prevedendo, invece, l’introduzione di uno scalino di 3 mensilità, il saldo, per un licenziamento dopo il primo anno per un reddito di 22mila euro, scenderebbe a 2.450 euro. Con questo stesso meccanismo, il licenziamento diventerebbe sconveniente per l’azienda nell’ipotesi di redditi superiori ai 40mila euro. Se si prendesse in considerazione un indennizzo di 2 mensilità/anno, il beneficio per le aziende ad assumere e licenziare dopo un anno un lavoratore con uno stipendio di 22mila euro sarebbe di 4mila euro, che salirebbero a 12mila euro in caso di licenziamento dopo 3 anni. Se la soglia minima dell’indennizzo fosse di 4 mensilità, il beneficio per le aziende scenderebbe a 763 euro. La convenienza scomparirebbe solo in presenza di redditi superiori ai 30mila euro. “Fermo restando che riteniamo inaccettabile il licenziamento illegittimo – ha detto il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy – sarebbe comunque opportuno che l’azienda non ottenesse alcun vantaggio nel licenziare. Per questo la UiL, al posto di tanti bizantinismi, ritiene che i decreti legislativi dovrebbero prevedere, in caso di licenziamento illegittimo, che al lavoratore, oltre l’indennizzo, debba essere riconosciuto anche l’ammontare degli sgravi contributivi e fiscali goduti dall’azienda nel corso degli anni per quel lavoratore”.

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Secondo Loy, in questo modo si renderebbe “meno conveniente” licenziare: dopo un anno di lavoro a un dipendente licenziato andrebbero a titolo di risarcimento tra i 10.500 euro e i 15mila euro, a secondo delle ipotesi dell’indennizzo; dopo 3 anni tra i 31.600 euro e i 34mila euro; dopo 5 anni tra i 39mila euro e i 43mila euro. “Come si vede – ha aggiunto Loy – la proposta della Uil è mirata a evitare che al danno (licenziamento ingiusto) si aggiunga anche la beffa (benefici da parte delle azienda ad assumere e licenziare). E si premierebbero quelle imprese che, utilizzando i generosi benefici, contribuissero, concretamente, all’aumento del lavoro di qualità. D’altronde, è bene ricordare che licenziare in Italia è possibile (oltre 900.000 lavoratori nel 2013) come certificano i dati del ministero del Lavoro: oggetto della discussione di questi giorni sono solo i casi nei quali un giudice ha stabilito l’illegittimità di questa scelta aziendale”.

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