Coronavirus in Italia, in 24 ore quasi 3 mila contagiati. “Picco il 15 aprile, rinviare apertura scuole”

17 marzo 2020

In 24 ore si sono registrati 2.989 malati in più, il maggior numero dall’inizio dell’emergenza. Non solo: in una settimana, il numero di coloro che hanno contratto il virus è passato da 10.590 a 26.062: significa il 146% in più. Il che vuol dire che se continua di questo passo tra una settimana supereremo la soglia dei 50mila. Sono gli ultimi dati della Protezione civile sul coronavirus in Italia riportati sul bollettino del 17 marzo delle 18. Si contano 26.062 malati di coronavirus (+2.989 su ieri), cui si aggiungono 2.941 guariti (+192) e 2.503 decessi (+345), le persone in isolamento sono 11.108, le persone in terapia intensiva 2.060. Il numero di casi totali balza a 31.506, una crescita di 3.526, superiore a quella di ieri. All’Università di Genova, intanto, un team multidisciplinare, composto da infettivologi, esperti di sistemi complessi e informatici, ha messo a punto un modello numerico che sta dando risultati promettenti: ogni giorno azzecca, con un accettabile margine di errore, i numeri che raccontano il Covid-19. E prevede che il picco dell’epidemia – in termini di nuovi casi giornalieri – si avrà intorno al 23-25 marzo. Di certo, per Gianni Rezza dell’Istituto superiore di sanità, “la battaglia sarà dura e lunga”.
Questo virus non scomparirà da un giorno all’altro – ha detto -. Qualche segnale buono c’è ma non possiamo proprio permetterci di cantare vittoria”.

DATI PER REGIONE

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I casi attualmente positivi sono 12095 in Lombardia, 3404 in Emilia-Romagna, 2488 in Veneto, 1302 nelle Marche, 1764 in Piemonte, 1.024 in Toscana, 661 in Liguria, 550 nel Lazio, 423 in Campania, 347 in Friuli Venezia Giulia, 368 nella Provincia autonoma di Trento, 282 nella Provincia autonoma di Bolzano, 320 in Puglia, 226 in Sicilia, 192 in Umbria, 216 in Abruzzo, 112 in Calabria, 115 in Sardegna, 134 in Valle d’Aosta, 19 in Molise e 20 in Basilicata.

PICCO A APRILE

E sempre in merito alle previsioni, a lanciare l’allarme è anche il governatore del Veneto. Il picco di morti e ricoveri in terapia intensiva per il coronavirus è atteso per il 15 aprile e “credo che sia utile cominciare a ragionare che il 3 aprile mandare i ragazzi a scuola sia rischioso”, ha detto Luca Zaia. “Noi seguiamo un modello matematico che purtroppo sbaglia di 2-3 persone in terapia intensiva al giorno – ha spiegato il governatore leghista – vuol dire che questo modello ci dà delle proiezioni con un picco massimo di morti e di pazienti di terapia intensiva verso il 15 aprile e che va a scemare ai primi di maggio, per poi avere gli ultimi pazienti residuali verso fine giugno o i primi di luglio”.

BERGAMO ALLO STREMO

A fotografare la difficile situazione nella bergamasca è stato lo stesso capo della Protezione civile, Angelo Borrelli. Un ospedale da campo degli alpini sarà installato presso l’Ente Fiera di Bergamo. Dall’Azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo viene definita “drammatica la situazione del Pronto Soccorso, che lunedì ha registrato 39 ricoveri e 6 trasferimenti all’Istituto Palazzolo e martedì ha visto altrettanti pazienti trasferiti e almeno 40 nuovi ricoverati”. I pazienti trasferiti nella giornata di oggi sono stati 15 con sintomi lievi, due dei quali provenienti da San Giovanni Bianco, destinati a strutture socio sanitarie e un paziente intubato inviato fuori provincia. Dopo l’arrivo del personale militare nella giornata di ieri, sono 12 gli operatori della Croce rossa arrivati al Papa Giovanni, di cui 4 infermieri. da settimane”.

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Sono tutti occupati gli 80 letti di terapia intensiva riservati ai pazienti ricoverati in gravi condizioni per il Coronavirus all’ospedale Papa Giovanni XXII di Bergamo, la zona più colpita dall’epidemia. Per i malati che avranno bisogno di ventilazione ed ossigeno si farà ricorso alla rete delle terapie intensive italiane. Ed è morto proprio a Bergamo il primo medico di famiglia contagiato da Covid-19. Mario Giovita, 65 anni, era stato ricoverato all’ospedale Papa Giovanni XXIII nei giorni scorsi. Anche due lavoratori di Poste Italiane sono morti in provincia di Bergamo a causa del contagio da Covid-19.

NUOVO FARMACO

Intanto, buone notizie arrivano dalla ricerca. Ad annunciare alcune decisioni per facilitare l’accesso a farmaci sperimentali, Nicola Magrini, direttore generale di Aifa. L’Agenzia italiana del farmaco deciderà su tutte le proposte di sperimentazioni che saranno presentate per poi trasmettere quelle approvate al Comitato tecnico-scientifico. Magrini ha, in particolare, annunciato la sperimentazione del Tocilizumab, farmaco per artrite reumatoide: “Al via giovedì un ampio studio di fase II su Tocilizumab per valutare rapidamente il possibile impatto del farmaco. Saranno coinvolti 330 pazienti, i dati preliminari sono promettenti”.

“Parliamo di un gravissimo problema. Il contagio degli operatori sanitari: sino a 11-3 non conoscevamo i numeri; oggi sono 2.629 (8,3% dei casi totali); Procedure e dispositivi protezione ancora inadeguati. Prendersi cura di chi si prende cura”. Lo ha scritto su Twitter, nell’ambito della pandemia da coronavirus, Nino Cartabellotta, medico, esperto a tutto tondo di medicina, metodologia e sistemi sanitari, molto seguito anche sui social, presidente della Fondazione Gimbe (Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze).

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