Cucinotta: “Lotto contro la violenza e in difesa delle donne”

6 maggio 2014

Dopo essere stato presentato nei festival di mezzo mondo, dal Canada al Brasile, uscirà il 23 maggio nelle sale italiane il film di Massimo Scaglione, “La moglie del sarto”, prodotto da JC Ontheroad con Cinecittà Luce. Nel cast la prorompente Maria Grazia Cucinotta interpreta Rosetta, donna avvenente e determinata, sposata con Edmondo Pignataro, il sarto più bravo del paese cosentino, in una Calabria degli anni Sessanta, riprodotta a Fiumefreddo. La coppia è orgogliosa della sartoria per soli uomini e della figlia appena 18enne (Marta Gastini), ma il destino si mostra avverso: Edmondo muore all’improvviso e le due donne si trovavano sole. Dopo i funerali e abbandonate da tutti nel paese, si vedono costrette a chiudere l’atelier affrontando le malelingue; nel cast anche Ernesto Mahieux, Tony Sperandeo, Ninni Bruschetta e Alessio Vassallo, nel ruolo del giovane genero di Rosetta, uomo che diventerà cruciale nell’amore tra madre e figlia. Avvolta da un vestito nero, tagliato al ginocchio e reso seducente dal pizzo sul decolleté, Cucinotta con tacco a spillo e capelli raccolti, ha ricordato l’inizio della sua carriera. L’attrice fu scoperta da Massimo Troisi con il “Il postino” di Michael Radford, film che la lanciò nel ruolo di Beatrice, la ragazza di cui si innamorava il protagonista, Massimo Troisi, morto soltanto 12 ore dopo la fine delle riprese, il 4 giugno 1994.

“A vent’anni dalla sua scomparsa, non passa giorno che non ci pensi – ha detto l’attrice e produttrice – La gente mi chiamava col nome del mio personaggio. Arrivai a Venezia come Maria Grazia e ne uscii come Cucinotta: è stata una seconda nascita. Ci sono voluti due anni e mezzo perché il film vedesse la luce ma siamo stati fortunati, se si pensa che per “The Grandmaster”, che ha fatto incetta di premi a Pechino, ce ne sono voluti otto. Il film parla di amore tra donne, tra madre e figlia. Le donne oggi sono rispettate meno di ieri. Prima, se non altro, eravamo oggetti di corteggiamento, di conquista. Per chi commette violenza sulle donne non ho mezzi termini, devono andare al fresco. Noi lo possiamo chiedere, ma poi ci vogliono delle leggi che puniscano severamente questi comportamenti. Le mie protagoniste lottano contro il pregiudizio e alla fine trovano il modo di andare avanti, attraverso l’amore. Non posso nemmeno pensare all’idea di una violenza su una donna, meno che mai su una figlia. Senza problemi, lo ammetto, se qualcuno toccasse mia figlia, lo ucciderei con le mie mani. La violenza contro la donna non è mai finita. Una volta c’era più rispetto, ma ora le donne sono solo delle prede e sentirsi così è terribile. Purtroppo, tra le donne, oggi, c’è ancora rivalità e non si sostengono tra loro come gli uomini, ma è solo una questione di educazione, ci vuole ancora un po’ di tempo per far loro capire che in questo modo fanno male solo a se stesse. Quando hai origini povere impari a far tutto, è il segreto del successo. Per me è stato così e lo è anche per Rosetta. C’è una scena che ricorda un po’ “La ciociara”, dove il mio personaggio difende con forza la figlia dopo un tentativo di stupro. Quella scena ha avuto un solo ciak, ero veramente imbestialita e ho spaccato tutto”.

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L’attrice lavora anche come produttrice e spesso va in Cina, “dove – ha raccontato – è tutto più facile persino con la difficoltà della lingua ci si capisce e c’è meno burocrazia. L’Italia è un Paese molto difficile ma occorre lottare e non fuggire. Se penso a un uomo che potrebbe risollevare le sorti della nostra nazione mi viene in mente solo Papa Francesco”. Il regista Scaglione ha infine svelato che “la storia del film è dedicata al ricordo di mia madre ed è tratta da un fatto vero che mi hanno raccontato a New York. Quando ho cominciato, verso i diciannove anni, ad accudirmi da solo, ho capito quanta fatica avesse fatto mia madre a tirar su cinque figli con il mestiere di donna di servizio. Le donne sono degli eroi”. (Il Tempo)

 

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