Dai rifiuti recuperata energia per una citta’ di 1 mln abitanti

Dai rifiuti recuperata energia per una citta’ di 1 mln abitanti
4 dicembre 2014

Supera ampiamente i 5mila gigawattora la quantita’ di energia recuperata in Italia attraverso l’incenerimento dei rifiuti urbani. In particolare, nell’ultimo anno, sono state recuperati 4.193 gigawattora di elettricita’ e 1.508 Gwh di energia termica, quantita’ che sommate potrebbero contribuire in modo significativo al fabbisogno energetico di una metropoli di quasi un milione di abitanti, cioe’ grande quanto Napoli o Torino. Lo afferma il rapporto realizzato da Ispra e Federambiente sul “Recupero energetico dei rifiuti urbani in Italia”, secondo il quale il recupero di energia si e’ piu’ che raddoppiato rispetto al 2003, quando furono recuperati 1.885 Gwh di elettricita’ e 492 di energia termica. Secondo il rapporto, che fotografa l’intero sistema industriale di valorizzazione energetica dei rifiuti urbani sul tutto il territorio nazionale, al 1 dicembre 2013 sono operativi 45 impianti di incenerimento per una capacita’ di trattamento di 7,3 mln di tonnellate l’anno, una capacita’ termica di 3045 megawatt e una potenza elettrica installata di 848 megawatt.

Nessun impianto italiano tratta ormai i rifiuti senza recuperare energia e per cio’ che riguarda le tecniche adottate e le prestazioni ambientali il Belpaese si mostra in linea con le realta’ europee pia’ avanzate, anche se un parte consistente degli impianti (21 su 45) presenta una capacita’ di trattamento piuttosto ridotta, non superiore alle 300 tonnellate al giorno. L’analisi dei dati sull’insieme dei Paesi Ue dimostra inoltre che l’incenerimento con recupero energetico non e’ affatto in contraddizione con il riciclo dei rifiuti. Si registrano infatti percentuali molto alte di riciclo dei rifiuti proprio in quesi paesi che piu’ fanno ricorso all’incenerimento. E’ il caso della Germania, dove a fronte di una percentuale di rifiuti inceneriti del 35% quelli avviati al riciclaggio si attestano al 65%. Oppure dei Paesi Bassi, dove a una percentuale di incenerimento del 49% si accompagna una percentuale di riciclaggio pari al 50%. Tornando all’Italia, dei 45 impianti attivi, 28 (con 56 linee) si trovano nelle regioni del Nord, 9 (con 16 linee) in quelle del Centro e 8 (con 16 linee) in quelle del Sud. Complessivamente – si legge ancora nell’indagine Ispra-Federambiente -, nel corso dell’anno passato, e’ stato inviato a incenerimento il 18,2% dei rifiuti urbani prodotti in Italia.

I combustori a griglia rappresentano la tipologia di”impianto di gran lunga piu’ diffusa (87,2% della capacita’ di trattamento complessiva), seguiti dal letto fluido (10,8%) e dal tamburo rotante (2%). Il 49% dei rifiuti trattati e’ ascrivibile alle frazioni derivate dal trattamento dei rifiuti urbani (Css, Fs), seguite dai rifiuti urbani indifferenziati, che incidono per il 44%, mentre i rifiuti speciali, comprensivi dei sanitari, costituiscono il restante 7% circa. Le principali tecniche impiegate per il trattamento dei fumi della combustione – singolarmente o in combinazione tra loro – per la rimozione degli inquinanti sono la depolverazione, i sistemi a secco e semisecco per la rimozione dei gas acidi e la riduzione selettiva catalitica o non catalitica per la rimozione degli ossidi di azoto. Per quel che riguarda infine i residui del trattamento, nel 2013 la produzione di scorie e’ stimata intorno alle 993 mila tonnellate, alle quali vanno aggiunte oltre 389mila tonnellate di residui del trattamento fumi. L’82% delle scorie e’ stato avviato a recupero, mentre il restante 18% e’ stato smaltito. Il rapporto Ispra-Federambiente “e’ molto utile al paese”, ha commentato Mauro Libe’, consigliere politico del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, perche’ “contiene dati e fatti che servono ai cittadini” per farsi un’opinione corretta in materia. “Mi auguro dunque che non resti oggetto di discussione solo per gli addetti ai lavori”, ha concluso.

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