Dazi, Trump ammette: “Solo il 50% di chance con l’Ue”. Lo scontro finale con Von der Leyen

Scontro commerciale sull’orlo del precipizio: Il presidente Usa ammette che le chance di un patto con Bruxelles sono una scommessa, mentre il Canada viene escluso senza appello. Intanto, l’Ue prepara ritorsioni da 257 pagine. Domenica il vertice-chiave in Scozia: ultima chiamata per evitare la guerra tariffaria.

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Un lancio di dadi, una scommessa bilaterale. Donald Trump valuta al 50% le possibilità che Stati Uniti e Unione Europea raggiungano un accordo per ridurre i dazi all’importazione, ma non nasconde lo stallo con Ottawa.

“Forse anche meno del 50%, ma c’è una possibilità”, ha dichiarato il presidente Usa alla Casa Bianca, prima di partire per la Scozia, dove domenica incontrerà la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Un faccia a faccia cruciale, che potrebbe decidere le sorti del commercio transatlantico – o segnare l’inizio di una nuova guerra tariffaria.

La posta in gioco

Secondo fonti Reuters, l’intesa prevederebbe dazi del 15% sui prodotti Ue in ingresso negli Usa, con picchi del 50% su acciaio e alluminio. Ma il tempo stringe: senza un’intesa entro il 1° agosto, Bruxelles attiverà contromisure progressive, a partire dal 7 agosto.

Un documento di 257 pagine, trapelato ieri, elenca i settori colpiti: dall’agroalimentare all’industria pesante, con scadenze differite fino al 2026 per alleggerire l’impatto sulle catene di approvvigionamento.

Il nodo Canada (e il precedente Giappone)

Trump non usa giri di parole: “Con il Canada non abbiamo avuto fortuna. Pagheranno i dazi, senza trattativa”. Un tono che stride con l’ottimismo per l’accordo con Tokyo, definito “enorme” per i 50 miliardi di dollari messi sul tavolo.

Ma è l’Europa il vero banco di prova. E mentre Federalimentare lancia l’allarme (“Settori come il food rischiano di essere schiacciati tra dazi Usa e svalutazione del dollaro”), von der Leyen prova a stemperare la tensione: “Dialogheremo per relazioni solide”.

La partita è aperta

Restano due incognite: la volontà politica di Trump, che ha fatto del protezionismo un mantra, e la capacità dell’Ue di difendere i suoi interessi senza innescare un escalation.

Tra numeri, minacce e codici doganali, una cosa è certa: domenica, in Scozia, si giocherà una partita che va oltre i dazi. È lo scontro tra due visioni del mercato globale. E il rischio di un nuovo terremoto commerciale è tutt’altro che scongiurato.