Draghi mette all’angolo Conte, M5s apre a aumento “graduale” spese militari

Draghi mette all’angolo Conte, M5s apre a aumento “graduale” spese militari
Lorenzo Guerini
30 marzo 2022

L’ultimatum di Mario Draghi sembra avere avuto effetto, l’avvertimento che un no all’aumento delle spese militari avrebbe fatto “venire meno” il patto di maggioranza riporta la calma tra i partiti che sostengono il governo e adesso M5s sembra pronto a dare l’ok al rispetto del patto Nato che impone di portare gli investimenti in difesa al 2% del Pil. La condizione è che l’adeguamento avvenga con “gradualità” come dice anche Giuseppe Conte, cioè entro il 2028 e non già nel 2024. Una “gradualità” che il ministro della Difesa Guerini ha assicurato oggi ma che – dicono dal Pd ma anche da Fi – era già un dato acquisito da tempo. Fatto sta che, alla fine, il no all’aumento delle spese diventa un “ok, purché sia fatto con calma”. La crisi, almeno per ora, è scongiurata, ma certo restano cicatrici profonde nel rapporto tra M5s e palazzo Chigi e il clima è ormai di diffidenza anche con il Pd.

La giornata era cominciata con un post M5s su Facebook che di fatto contestava i dati fatti filtrare ieri da palazzo Chigi sull’aumento delle spese militari attuati dai governi Conte. “Aumenti fisiologici”, secondo i pentastellati. M5s provava a “respingere i tentativi di screditare e sminuire la posizione del Movimento”. E mentre Conte riuniva i senatori, assicurando che non ci saranno “passi indietro”, Draghi vedeva il numero due di Forza Italia Antonio Tajani, incassando il pieno sostegno azzurro. Concetto ripetuto da Conte anche in serata al Tg1: “Alcuni di quei fondi per le forze armate sono serviti per la lotta al Covid. E in ogni caso abbiamo dato quei fondi dopo aver assicurato 130 miliardi di sussidi e sostegni a famiglie e imprese”.

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A sbloccare lo stallo è stata la dichiarazione di Guerini, appunto. Una frase che, spiegano dal Nazareno, è stata pronunciata dopo colloqui avuti anche con Letta. Il segretario democratico ha fatto il punto con i tre ministri Pd e – raccontano – ha chiesto a Guerini di esplicitare la data del 2028 come orizzonte per portare le spese militari al 2% del Pil. Soprattutto, al Nazareno non piace il racconto M5s che parla di soldi sottratti a sanità e sussidi per comprare armi, “non c’è e non ci sarà nessuno scambio tra investimenti nel sociale e quelli nella difesa. Tutelare il potere d’acquisto delle famiglie è una priorità del Pd e anche del governo, che ha già stanziato miliardi”, dicono. E su Twitter Letta chiarisce: “Letta, d’altro canto, twitta per dire che “l’Italia lascerebbe sbigottito il mondo intero se si aprisse ora una crisi di governo”. Fatto sta che subito da M5s arriva una nota in cui si parla di “buon passo verso le nostre posizioni”.

Il Movimento cerca di intestarsi una vittoria, anche al Tg1 Conte ribadisce l’ok all’aumento dilazionato: “Il ministro Guerini sembrerebbe abbracciare la prospettiva di una gradualità, di spalmare nel tempo questo aumento”. Ricostruzione smentita dal Pd : “Sono stupita dal racconto fatto da M5s sul 2% del Pil per gli investimenti in difesa”, dice la capogruppo in Senato Simona Malpezzi. “Tutti gli ultimi governi, compreso quello Conte, hanno incrementato gli investimenti proprio per rispettare gli impegni presi in sede internazionale. Il Pd non ha cambiato linea”. Non solo. Enrico Borghi, responsabile sicurezza del partito, aggiunge: “In questi giorni – come partito e come gruppo al Senato – in più occasioni abbiamo teso la mano a M5s per costruire un ordine del giorno comune che specificasse meglio la gradualità dell’aumento delle risorse”. Ma, aggiunge, “loro non hanno accettato per l’esigenza di marcare un punto politico (il no all’aumento delle spese militari, ndr). Ora – con il ministro della Difesa che ha ben specificato come l’obiettivo del 2% sia tendenziale – pensiamo si possa ripartire da lì. Alla fine hanno accettato le proposte che avevamo fatto tre giorni fa”.

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Concetto ripetuto anche da Giorgio Mulè, Fi, sottosegretario alla Difesa: “I numeri sono i migliori amici della verità e i peggiori nemici della menzogna. L’obiettivo del 2 per cento del Pil entro il 2028 non è la notizia dell’ultima ora annunciata dal Ministro Guerini e che i cinque stelle vorrebbero sbandierare come una vittoria. Lo stesso Guerini lo aveva già detto a novembre del 2019”. Di sicuro, al di là delle polemiche, la questione sembra essersi almeno in parte sgonfiata. Almeno per il momento: la prossima settimana, con la presentazione del Def, dalle dichiarazioni si dovrà passare alle cifre. Ma Conte, al Tg1 ha assicurato: “Ovviamente non vogliamo nessuna crisi di governo, perché siamo una forza responsabile”. Per ora probabilmente finisce qui. Ma certo il rapporto tra Conte e Draghi è ormai logoro. E anche per il Pd non sarà facile mantenere la prospettiva del “campo largo”, che pure Letta non vuole abbandonare. Carlo Calenda, ovviamente, lo fa notare: “Enrico Letta è perfetto e ottimo. Mancano però i nomi del partito e del leader che hanno quasi creato la crisi che lascerebbe sbigottito il mondo intero. La prossima volta”.

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