Erdogan minaccia di aprire le frontiere ai migranti. Il 64% dei turchi non vuole l’Europa

Erdogan minaccia di aprire le frontiere ai migranti. Il 64% dei turchi non vuole l’Europa
25 novembre 2016

La tensione tra Unione Europea e Turchia rimane altissima. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha minacciato di aprire le frontiere della Turchia verso l’Ue e lasciar passare i migranti. L’avvertimento arriva all’indomani del voto del Parlamento europeo che chiede di congelare i negoziati per l’adesione di Ankara. “Ascoltatemi bene, se si va oltre, queste frontiere si apriranno, mettetevelo in testa”, ha dichiarato Erdogan. A marzo Ankara e Bruxelles hanno firmato un accordo in cui la Turchia si impegna a tenere sul suo territorio i migranti diretti in Europa e in cambio di sei miliardi di aiuti per l’assistenza, ma le autorità turche chiedono che venga sbloccato anche il capitolo della facilitazione dei visti. Il voto dell’Europarlamento, secondo Erdogan, “non ha valore”, le cancellerie occidentali “non possono dare lezioni di democrazia e di diritti umani mentre non aprono le loro porte per i proteggere i bambini che si rifugiano in Europa” e hanno la responsabilita’ di fornire ‘un rifugio sicuro ai terroristi del Pkk e ai golpisti di Fetullah Gulen. “Voglio dire in anticipo da qui e rivolgermi a tutti coloro che nel mondo stanno guardando le loro tv che questo voto non ha alcun valore – ha ribadito – e non fermera’ la lotta del nostro paese per la sua indipendenza e per il suo futuro”.

Turchia definitivamente fuori dai radar europei? Ci sono due elementi a convergere in questa direzione; da un lato la possibilita’ sempre piu’ concreta che la decisione sia rimessa in mano agli elettori tramite un referendum, dall’altra un recente sondaggio, secondo cui il 64% dei turchi sarebbe favorevole alla fine del lunghissimo negoziato. A parole non se lo augura nessuno: sia il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, sia il suo omologo tedesco Wolfang Steinmeier, recentemente hanno espresso l’auspicio che Ankara prosegua il dialogo con Bruxelles. Stesso auspicio e’ stato formulato dal ministro turco degli Affari Europei, Omer Celik. Tuttavia il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha piu’ volte stabilito una ‘deadline’ per l’Europa, fissata per la fine del 2016. Se la situazione non si dovesse sbloccare si andrebbe alla consultazione popolare. Lo stesso Erdogan e’ tornato recentemente a paventare la possibilita’ che la Turchia aderisca al patto di Shangai (SCO), la cui cooperazione in ambito economico e militare riguarda cinque Paesi: Tagikistan, Kyrgizistan, Kazakistan, ma sopratutto Cina e Russia, da cui sono arrivati i primi segnali di apertura.

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E’ una strada che, se il sondaggio della Mak Danismanlik dovesse essere confermato, potrebbe essere spianata proprio dal referendum, considerando che il 64% delle 5400 persone interpellate in 300 diverse citta’ della Turchia da parte dell’istituto di ricerca statistica, ha detto “si'” alla fine del negoziato. E’ un risultato che non stupisce piu’ di tanto, considerando che l’82% dei turchi intervistati lo scorso giugno riteneva il comportamento dell’Ue nell’ambito dell’accordo per la gestione di profughi “non sincero”. A far saltare il banco e’ stato il mancato mantenimento delle promesse da parte di Bruxelles: l’abolizione dei visti e la mancata corresponsione dei tre milioni di euro promessi. La situazione si e’ poi incacrenita ulteriormente in seguito agli ultimi arresti in Turchia giornalisti e deputati di opposizione. Lo stesso sondaggio indica tuttavia che piu’ dell’80% chiede che il Paese continui sulla strada del rafforzamento dei diritti civili, un dato in forte contrasto con il 71% che invece vuole il ritorno alla pena di morte. Quest’ultima fu paradossalmente abolita dallo stesso Erdogan nel 2002, proprio nel percorso di adesione ai criteri di Copenhagen che il paese intraprese allora, subendo pero’ un doloroso stop dall’Europa all’epoca concentrata sulla questione dell’identita’ cristiana del continente. Quel momento rappresento’ uno strappo tra Ankara e Bruxelles, forse mai ricucito.

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