Evasione fiscale a Ragusa, sequestro beni da 1 milione di euro

15 novembre 2016

Negli ultimi anni la sua dichiarazione dei redditi non aveva mai superato i 6 mila euro, nonostante fosse un noto imprenditore del settore ortofrutticolo. In pratica, ufficialmente non guadagnava più di 500 euro al mese, nonostante la sua “passione” per il lusso. È per questo che il Tribunale di Ragusa – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta del Procuratore Carmelo Petralia, ha disposto nei suoi confronti un sequestro dei beni per “pericolosità fiscale”. Gli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ragusa hanno apposto i sigilli su 4 immobili (tra i quali una lussuosa villa a Scoglitti), 2 auto (di cui un luxury suv in edizione limitata), 3 conti correnti, 2 polizze assicurative e un fondo di investimento, rapporti finanziari sui quali erano depositati oltre 100 mila euro, per un valore complessivo stimato per oltre un milione di euro. La ricostruzione del curriculum criminale ha permesso di accertare come l’imprenditore fosse dedito alla commissione di truffe seriali.

Sono state monitorate le numerose società riconducibili all’uomo, tutte caratterizzate da fatturati milionari ma con bassissimi redditi imponibili, a volte non superiori ai 1.000 euro annui grazie a false fatturazioni, gonfiamento dei costi, occultamento dei ricavi. Gli accertamenti hanno consentito di far luce sull’effettiva pericolosità fiscale dell’imprenditore, ricostruendo e mappando l’enorme patrimonio di cui disponeva, senza che fosse minimamente giustificabile dai redditi percepiti ufficialmente e dichiarati al fisco. Nello specifico, per i soli anni presi ad esame dalla Guardia di Finanza (dal 2011 al 2014), la sproporzione è risultata pari a circa 550 mila euro, nonostante si sia tenuto conto della spesa media mensile familiare sostenuta e delle varie spese di gestione di beni immobili e mobili. Ciò è bastato per i giudici per ritenere che gli immobili e gli automezzi acquisiti nel periodo della confermata attività delittuosa, possano considerarsi reimpiego dei proventi illeciti.

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