Fondazione senza pace. A rischio il tesoro di An

11 maggio 2014

In estate il Tar deciderà sulla legittimità dell’ente. Nel mirino il patrimonio di oltre 150 milioni di euro

Il patrimonio della Fondazione Alleanza Nazionale torna nel mirino dei giudici. Le sezioni unite della Cassazione, infatti, venerdì hanno deciso che sarà il Tar del Lazio a doversi esprimere sulla legittimità dell’ente che gestisce i beni una volta appartenuti al partito di via della Scrofa. Un patrimonio che oggi ammonterebbe a circa 55 milioni di euro “liquidi” e a una settantina di immobili del valore di un altro centinaio di milioni. Se il Tribunale amministrativo dovesse bocciare la legittimità della Fondazione, essa cesserebbe di esistere e i beni di An tornerebbero ai liquidatori del partito nominati dai giudici.

La storia comincia il 22 marzo 2009, con lo scioglimento nel Pdl deciso dal congresso di An. Contestualmente viene deciso che il patrimonio di Alleanza Nazionale, costituito in buona parte dai soldi dei rimborsi elettorali, vada ai liquidatori del partito. Un passaggio contestato dall’ex parlamentare Antonio Buonfiglio che denuncia come nel corso di quel congresso non si sia mai votato sul destino del “bottino” e come neanche nei verbali dei 116 congressi provinciali ci sia alcun riferimento a decisioni “patrimoniali”. Intanto, nel 2012 viene creata la Fondazione An e ad essa vengono trasferiti tutti i beni del partito. Anche stavolta Buonfiglio non ci sta e ottiene dal Tar la sospensione delle attività della Fondazione. Il Consiglio di Stato, però, ribalta tutto e ordina al Tribunale amministrativo di procedere nel giudizio di merito. Alla vigilia dell’udienza, però, l’ennesimo colpo di scena: i legali della Fondazione invocano il regolamento di giurisdizione per dimostrare la non competenza del Tar.

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La tesi è che, considerato che il prefetto Pecoraro – nel riconoscere la Fondazione come persona giuridica – ha compiuto un atto a cui era vincolato e non “amministrativo”, non dev’essere il Tar a esprimersi. Siamo al maggio 2013 e la palla finisce alle Sezioni unite della Cassazione. Nel frattempo, però, passa un anno. Durante il quale la Fondazione convoca la sua prima assemblea e concede il simbolo di Alleanza Nazionale al partito Fratelli d’Italia. L’ultimo capitolo, come detto, venerdì. La Cassazione dà torto ai legali alla Fondazione e dà il via libera al Tar per esprimersi nel merito sulla legittimità dell’ente che gestisce il patrimonio di An. Il verdetto è atteso per la prossima estate. E se i giudici amministrativi dovessero dar ragione a Buonfiglio, la Fondazione (nel cui Cda nel frattempo sono entrati Giorgia Meloni e Italo Bocchino) sarebbe di fatto sospesa e il suo patrimonio tornerebbe ai liquidatori del partito. E tutte le deliberazioni prese nel frattempo – compreso l’affidamento del simbolo di An a Fdi – rischierebbero l’annullamento. (Il Tempo)

 

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