Galapagos, un programma che protegge le ultime tartarughe giganti

2 febbraio 2018

Eccoli, appena nati, pronti a scoprire il mondo. Sono i piccoli esemplari di Chelonoidis donfaustoi, tartarughe giganti della Galapagos, nati in cattività nel centro di allevamento dell’isola di Santa Cruz. Dovranno aspettare ancora quattro o cinque anni prima di essere rimessi in libertà, almeno fino a quando il loro guscio non raggiungerà i 23-25 centimetri di lunghezza, un tempo piccolissimo però per questi giganti capaci di vivere decine e decine di anni. Queste tartarughe appartengono a una nuova specie di testuggini giganti scoperte nel 2015 alle Galapagos da una squadra di naturalisti ecuadoregni guidata dalla naturalista italiana Gisella Caccone dell’università di Yale e chiamate così in onore di Fausto Llerena, un ranger del parco. Ne esistono pochi esemplari e vanno preservati. Il prezzo da pagare per la loro sopravvivenza è un’infanzia in cattività. Per questo, si è deciso di seguire un programma di allevamento e conservazione ben preciso.

Walter Bustos direttore del Parco Nazionale delle Galapagos: “Qui abbiamo un sistema standardizzato per occuparci delle tatarughe, è un processo lungo e complesso che richiede pazienza, ma è molto emozionante”. Quando i ranger trovano le uova, le portano nel loro centro per proteggerle e dopo qualche anno i piccoli vengono riportati proprio dove erano stati trovati in stato embrionale. Questi appena nati sono la terza cucciolata di Chelonoidis donfaustoi messa in salvo, nel centro sono già nati 120 esemplari. Le tartarughe giganti arrivarono nell’arcipelago 3 o 4 milioni di anni fa. La Chelonoidis donfaustoi è la quindicesima specie scoperta qui, quattro di queste si sono già estinte nel corso degli anni. “Diciamo che le Galapagos non sono l’unico posto al mondo che ha tartarughe giganti- dice ancora il direttore del Parco Nazionale – si trovano anche altrove, ma il numero di esemplari, di specie e sottospecie e la loro distribuzione nell’arcipelago lo rendono un posto speciale”.

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