In Germania i lavoratori stranieri sono sfruttati e sottopagati

In Germania i lavoratori stranieri sono sfruttati e sottopagati
5 dicembre 2018

Sottopagati, senza contratto di lavoro e costretti a straordinari non retribuiti: in Germania, gli stranieri vengono regolarmente “sfruttati” dai loro datori di lavoro. E’ la denuncia dell’Istituto tedesco per i diritti umani. Questi stranieri, tra cui profughi siriani e iracheni arrivati nel 2015 ma anche romeni, bulgari o latinoamericani, sono vittime di “grave sfruttamento” nel loro lavoro, si legge nella relazione annuale dell’istituto presentata al Parlamento tedesco. I datori di lavoro non esitano a pagare gli stipendi degli stranieri ben al di sotto del salario minimo, che attualmente e’ di 8,84 euro lordi l’ora.

Alcuni lavoratori stranieri sono anche costretti a fare straordinari non retribuiti o sono alloggiati dai loro datori di lavoro in alloggi indegni, secondo l’Istituto, che ha intervistato decine di lavoratori stranieri. I casi sono frequenti nel settore dell’edilizia, nelle “aziende di lavorazione della carne”, ma anche nel settore sanitario, delle pulizie o della ristorazione. Il rapporto indica anche la frequente assenza di contratti di lavoro o di buste paga, il che rende difficile per i lavoratori immigrati intraprendere successivamente azioni legali. I loro datori di lavoro non pagano neanche i contributi di previdenza sociale. “Nei fatti, queste persone non hanno praticamente alcuna possibilita’ di discutere le loro rivendicazioni salariali in tribunale”, ha denunciato il direttore dell’Istituto, Beate Rudolf, durante la presentazione del rapporto.

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La mancanza di conoscenza linguistica e giuridica, la dipendenza dal datore di lavoro o la difficolta’ di accesso agli avvocati “si traducono in una inferiorita’ strutturale delle persone interessate in relazione al loro datore di lavoro”, avverte l’Istituto. Per rimediare a questa situazione, raccomanda la possibilita’ di azioni di gruppo. La Germania ha ospitato circa 1 milione di migranti nel 2015, la maggior parte da Iraq e Siria. Da allora, la decisione della cancelliera Angela Merkel e’ stata criticata, in un contesto di spinta dell’estrema destra, ma e’ stata sostenuta dai datori di lavoro.

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