E’ giallo sulla morte di Khalifa Haftar

E’ giallo sulla morte di Khalifa Haftar
13 aprile 2018

E’ giallo sulla morte di Khalifa Haftar. Il decesso del generale dell’Esercito Nazionale libico sarebbe avvenuto nell’ospedale parigino dove era stato ricoverato per un’emorragia cerebrale. La notizia del decesso è stata confermata da fonti delle autorità di Tripoli all’agenzia di stampa russa Ria: “Siamo stati informati del suo decesso”, hanno spiegato le fonti senza fornire ulteriori dettagli. Allo stesso tempo, Al Arabiya, citando sempre fonti libiche, ha fatto sapere di un colloquio telefonico tra l’inviato speciale delle Nazioni Unite Ghassan Salame’ e il generale Khalifa Haftar, che hanno discusso gli sviluppi della crisi libica. La tv, quindi, smentisce le notizie circolate sulla morte del capo dell’Esercito libico.

Negli ultimi giorni si sono rincorse diverse voci sulla sorte di Khalifa Haftar, l’uomo forte della Libia orientale, al comando di quell’Esercito Nazionale Libico che contende il potere al governo internazionalmente riconosciuto di Tripoli. Diversi media libici hanno riferito di un ricovero di Haftar in Giordania e quindi di un suo trasferimento in un ospedale militare francese, dove verserebbe in gravi condizioni, addirittura in stato di coma o comunque di semi-incoscienza. L’uomo soffrirebbe di cancro e da diversi mesi e’ costretto a recarsi periodicamente nel regno hashemita per sottoporsi ad alcuni trattamenti medici. Notizia smentita dall’entourage del militare libico. Insomma, è un mistero.

L’Operazione Dignità del generale Haftar

Solo quattro anni fa, quando lo sconosciuto generale Khalifa Haftar apparve in TV per annunciare l’inizio dell’Operazione Dignita’ per riprendere il controllo di Bengasi, dichiarando la sua “guerra al terrore”, sospendendo la Costituzione ad interim e la sua subordinazione al governo di Tripoli, in pochi lo presero seriamente. Sembrava a tutti l’ennesimo episodio di una guerra civile fatta di tanti piccoli conflitti interni. Al tempo Bengasi era sotto la giurisdizione di diverse milizie islamiste, e pareva a tutti inverosimile che il generale riuscisse a sottrargliela.
La seconda citta’ libica nel maggio 2014 e’ un luogo assolutamente off limits per qualunque ufficiale di sicurezza, poliziotto o militare. Oggi Bengasi e’ sotto il controllo dell’Esercito dell’est.

Haftar, nel frattempo, si era trasformato: da piccolo signore della guerra ad attore politico militare di primo piano sulla frammentata scena libica. Una parte del futuro del Paese passava senz’altro da lui, dall’uomo forte della Cirenaica che sarebbe morto in un ospedale a Parigi, dov’era ricoverato per un ictus (ma non vi sono conferme ufficiali). Militare di professione, Haftar – in piena guerra civile – capi’ in fretta che il miglior modo per emergere come un attore importante nel caos libico era riorganizzare quel che restava delle Forze Armate libiche che erano sopravvissute agli otto mesi di campagna militare della Nato nel 2011.

LAF sono la forza militare più rilevante della Libia

Per ingrossare le fila del nuovo esercito, Haftar decide cosi’ di fare pressioni sul secondo parlamento libico, quello di Tobruk (non riconosciuto dalle Nazioni Unite), che lo sostiene. Convince l’assemblea a varare una legge di amnistia generale, per far rientrare tutti quegli ex ufficiali del regime di Gheddafi che nel frattempo si erano nascosti in Egitto o in qualche luogo remoto dell’immenso sud desertico del Paese. Oggi le Forze Armate Libiche (LAF) sono la forza militare piu’ rilevante del Paese e contano su membri provenienti da tutto il Paese, controllano l’est del Paese, hanno sconfitto l’Isis nell’area di Sirte, combattuto contro milizie a Bengasi e stabilito gia’ delle loro basi nell’ovest, a Zintan e Wershafa in particolare, cosi’ come al sud. Dal punto di vista politico, Haftar ha incassato il sostegno dell’Egitto, degli Emirati Arabi Uniti e della Russia, e alla fine e’ riuscito a diventare perfino piu’ credibile anche agli occhi dell’Occidente, che lo vedeva come un punto di riferimento militare certamente piu’ solido di Fayaz al Serraj, il primo ministro del Governo di Accordo Nazionale della Libia, riconosciuto dalla Comunita’ internazionale.

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