Giurista: eletto Draghi al Colle, dimissioni di Mattarella anche prima del 3 febbraio

Giurista: eletto Draghi al Colle, dimissioni di Mattarella anche prima del 3 febbraio
Sergio Mattarella e Mario Draghi
9 gennaio 2022

L’eventuale elezione dell’attuale presidente del Consiglio Mario Draghi al Quirinale dovrebbe comportare fra poche settimane immediate e contestuali dimissioni anche di Sergio Mattarella prima del 3 febbraio, insieme a quelle sue da capo del Governo, con trasferimento di poteri per l’ordinaria amministrazione a un vicepremier nominato un attimo prima delle dimissioni o a un ministro supplente nominato dal Consiglio dei Ministri, secondo quanto prevede la legge sull’ordinamento della presidenza del Consiglio per i casi di “impedimento” sopravvenuto del premier allo svolgimento della sua funzione. Lo sottolinea in un contributo per la rivista dei giuristi Nomos il costituzionalista Gino Scaccia, ordinario di diritto pubblico all’università di Teramo, nel tentativo di riempire il vuoto in dottrina nel caso senza precedenti repubblicani dell’elezione a Presidente della Repubblica del Presidente del Consiglio in carica.

“Ritengo – scrive Scaccia- che, ricevuta comunicazione dell’esito del voto del Parlamento in seduta comune dal Presidente della Camera, Draghi dovrebbe convocare il Consiglio dei Ministri affinché prenda atto che egli è divenuto incompatibile con la carica e che ricorre pertanto una condizione giuridicamente assimilabile, seppure non del tutto sovrapponibile, a quella di impedimento del Presidente del Consiglio di cui discorre la legge n. 400 del 1988″. E “definito questo passaggio il Presidente Mattarella potrebbe accettare irrevocabilmente le dimissioni del Presidente del Consiglio (ormai capo dello Stato “in pectore”) lasciando non già quest`ultimo, ma il Vicepresidente o il Ministro supplente designato applicazione della legge 400, nel disbrigo degli affari correnti”.

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“Al contempo – prosegue il professor Scaccia- si aprirebbe formalmente la crisi di governo, quale conseguenza necessitata delle dimissioni del Presidente del Consiglio. Ma la gestione della crisi non potrebbe essere affidata a Mattarella, il quale, in ossequio alla prassi ordinariamente seguita, rivolta ad accelerare al massimo, dopo il voto parlamentare, l`entrata in carica del nuovo Presidente della Repubblica, dovrebbe anticipare le sue dimissioni senza attendere il 3 febbraio, data di scadenza naturale del suo settennato”.

“La crisi di governo – argomenta il costituzionalista- sarebbe dunque congelata per lo spazio temporale strettissimo che separa la votazione parlamentare del capo dello Stato dal giuramento di questo. Le consultazioni sarebbero affidate al neo Presidente, che potrebbe gestire la situazione politica con tutto l`arsenale dei poteri costituzionali, compreso il potere di scioglimento. Nello scenario che stiamo prefigurando spetterebbe dunque a Draghi conferire l`incarico di formare un nuovo Governo, raccogliere le dimissioni del Ministro anziano supplente e firmare il decreto di nomina del nuovo Presidente del Consiglio o, al contrario, accertare l`impossibilita` di formarlo, con conseguente scioglimento delle Camere”.

“Non vi può essere motivo di imbarazzo – sottolinea Scaccia- nell`affidare la gestione della crisi dal Quirinale a colui che e` stato all`origine della stessa crisi dimettendosi da Presidente del Consiglio. Si tratterebbe di una crisi tecnica, non derivante da sfiducia o dalla disgregazione della maggioranza parlamentare, ma puramente e semplicemente da un atto non revocabile del Parlamento in seduta comune, che ha designato il nuovo Presidente della Repubblica, con ciò stesso rendendolo incompatibile con la funzione di governo. Non si tratterebbe, dunque, per dirla con una battuta, di una crisi nata una da una sfiducia del Parlamento verso il Presidente del Consiglio ma piuttosto da un eccesso di fiducia nei suoi confronti. Dalla quale consegue l`assoluta e immediata incompatibilità del Presidente del Consiglio con l`esercizio della funzione di governo essendo egli stato eletto dal Parlamento alla Presidenza della Repubblica”.

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