Gli italiani hanno paura di spendere, tornano a gonfiare i conti correnti

Gli italiani hanno paura di spendere, tornano a gonfiare i conti correnti
8 agosto 2016

di Filippo Caleri

Sarà la paura di un colpo di coda della crisi (che in parte già si respira), o il timore di nuova manovra fiscale sempre smentita ma che a memoria non manca quasi mai al ritorno dalle ferie, o solo il fatto che di questi tempi rinviare una vacanze (per terrorismo e simili) o l’acquisto di un bene di consumo durevole (come un’auto o una lavatrice) è un sacrificio che si affronta senza tanti rimpianti, fatto sta che i consumi delle famiglie frenano ma non il risparmio. Con un risultato ovvio e cioè che, sempre più soldi, restano sui conti correnti sotto forma di liquidità per consentire ai nuclei di essere pronti ad affrontare un futuro non proprio roseo. Insomma la paura non scende e la propensione a lasciare i propri fondi in banca continua a crescere. I depositi, alla fine dello scorso giugno sono aumentati di quasi 45 miliardi di euro rispetto all’anno precedente (su base annua, +3,4%; +3% a maggio e +5,2% ad aprile). A segnalare la scarsa disponibilità dei consumatori a spendere, tenendo invece il gruzzolo pronto all’uso, è l’Abi (Associazione bancaria italiana) che ha calcolato che l’ammontare del cash custodito negli istituti di credito ha raggiunto, a fine giugno, i 1.321,3 miliardi.

Non solo. Forse scottati dalle vicende delle quattro banche in risoluzione tra le quali la banca Etruria, che hanno rappresentato il primo esempio di applicazione della direttiva del Bail in (con i costi del default a carico di soci, obbligazionisti e clienti) gli stessi risparmiatori preferiscono rendimenti negativi, o prossimi allo zero, piuttosto che sottoscrivere obbligazioni bancarie, alcune delle quali azzerate nella risoluzione dei 4 istituti. Così l’Abi conferma la diminuzione, sempre su base annua, della raccolta a medio e lungo termine, e cioè tramite obbligazioni. La variazione annua dei bond sottoscritti è risultata in calo del 15,1% (-16% a maggio 2016), con una diminuzione in valore assoluto su base annua di 62 miliardi di euro. L’ammontare delle obbligazioni risulta ora di 347,9 miliardi di euro. La dinamica crescente dei depositi bancari si riscontra in tutte le regioni italiane, sottolinea ancora l’Abi. “Sulla base delle ultime informazioni disponibili riferite a fine aprile 2016, emerge che le risorse liquide delle famiglie registrano un aumento del 3,6% su base annua, e gli incrementi più sostenuti si registrano in Trentino Alto Adige (+8,5%), in Veneto (+5,3%), in Lombardia (+5,2%), in Emilia Romagna (+4,4%), in Friuli Venezia Giulia (+3,9%), in Piemonte e +3,6% in Toscana. Segni positivi anche in tutte le regionali meridionali: con punte del +3% in Puglia e del 2,6% in Basilicata”.

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