Grasso duro con Pd, Mdp e SI aspettano. L’ex pm rimanda decisioni

Grasso duro con Pd, Mdp e SI aspettano. L’ex pm rimanda decisioni
Il segretario del Pd, Matteo Renzi e il presidente del Senato, Piero Grasso
28 ottobre 2017

Il giorno dopo le dimissioni dal gruppo del Pd, Pietro Grasso usa parole molto dure contro il suo ormai ex partito. E se a sinistra, in particolare in Mdp e Sinistra italiana, il presidente del Senato è visto come possibile nuovo leader, tra i Dem molti lo rimpiangono e sperano in un percorso comune con una coalizione di centrosinistra. Grasso però, da parte sua, al momento si tiene lontano dai partiti, deciso a mantenere il profilo super partes che la carica impone. Questa mattina Grasso era a un convegno sulla corruzione e a margine dei lavori ha ribadito con nettezza i motivi della sua scelta, spiegando che la decisione di porre la fiducia sul Rosatellum è stata “un atto di violenza” e che “ormai io non condivido più la linea di questo Pd. Politicamente e umanamente la misura è colma”. Nessun accenno, però, sul suo futuro politico. “Domani sono in ufficio, questo è il mio futuro: sono al Senato”, ha detto rispondendo ai giornalisti. A sinistra del Pd, in particolare in Mdp, però, la mossa di Grasso è accolta con soddisfazione e si ricorda la sua partecipazione, poche settimane fa, alla festa di Articolo 1. A Napoli il presidente del Senato tenne un intervento molto applaudito in cui si era definito un “ragazzo di sinistra”. Ma se ieri Pierluigi Bersani aveva detto che Grasso alla guida di Mdp è “un’ipotesi”, oggi nel campo della sinistra non si fanno accelerazioni.

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Roberto Speranza, coordinatore di Mdp (che stamani era allo stesso convegno a cui ha preso parte il presidente del Senato) sottolinea che Grasso “è la seconda carica dello Stato, guai a tirarlo in dinamiche politiche e polemiche politiche”. Anche per Massimo D’Alema “quello che farà Piero Grasso dipende esclusivamente da Piero Grasso. Le persone che hanno non solo quel ruolo che è preclusivo in questo momento di ogni ruolo politico, ma anche la storia personale di Grasso, non possono essere tirate per la giacchetta. Deciderà lui”. Però, aggiunge l’ex premier, “questa consonanza di giudizio mi fa piacere”. “E’ evidente – spiega un esponente di Articolo 1 – che a questo punto o fa un passo di lato o c’è un impegno con noi. Se avesse voluto fare la stampella del Pd sarebbbe rimasto nel partito, fuori dal Pd ci siamo noi. Però è il presidente del Senato, la seconda carica dello Stato, in questo momento merita solo rispetto”. Anche perché adesso i ‘big’ di Mdp sono impegnati nella campagna elettorale in Sicilia e poi si aprirà un mese di appuntamenti politici per “la costruzione di una lista unitaria. Sulla leadership, poi, si farà una discussione”. Anche Sinistra italiana guarda con speranza e attenzione al futuro di Grasso.

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“Bisogna evitare di tirarlo per la giacchetta – spiega il segretario Nicola Fratoianni – e bisogna aver rispetto per le scelte che farà. Grasso è un uomo di sinistra e la sua scelta ha dimostrato ancora di più che è una risorsa molto importante per la sinistra e dunque anche per la lista unitaria che cerchiamo di costruire”. Cauta, sul futuro di Grasso come leader, anche la presidente della Camera Laura Boldrini, indicata nei mesi scorsi come possibile figura di primo piano di uno schieramento di sinistra. Il presidente del Senato, ha detto, “valuterà che fare in futuro, starà a lui deciderlo. Se aprirsi a questa eventualità o meno. Conoscendo il presidente Grasso sarà stata una decisione molto ponderata e anche molto sofferta. Quindi ritengo che vada rispettata e sarà lui decidere per il resto. Una decisione che peraltro ha detto di non avere ancora preso”. Se l’uscita di Grasso dal Pd smuove gli animi a sinistra, tra i Dem sono tanti quelli che auspicano la creazione di un “ponte” con il presidente del Senato. A partire dal fondatore Walter Veltroni. “Il Partito democratico è stato ideato e costruito per persone come lui. Speriamo di ritrovarci uniti”, ha scritto in un tweet. Parole simili vengono dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, leader della minoranza, che definisce ora più “fragile” il partito e spera di rincontrare Grasso grazie ad una “ricomposizione” del centrosinistra.

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