Hamas accetta la proposta di Trump: ostaggi israeliani liberi, stop ai bombardamenti su Gaza. Il silenzio di Israele
Il piano in 20 punti include ritiro israeliano e governo transitorio, ma restano aperte le questioni sul disarmo e la sicurezza.
In un colpo di scena che potrebbe segnare la fine di quasi due anni di guerra, il movimento palestinese Hamas ha annunciato l’accettazione della proposta americana per il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani, vivi o cadaveri, e il trasferimento del governo della Striscia di Gaza a un organismo palestinese indipendente. La mossa arriva dopo l’ultimatum lanciato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha concesso al gruppo fino a domenica per decidere, minacciando ritorsioni militari. Subito dopo, Trump ha ordinato a Israele di sospendere i bombardamenti, aprendo la porta a negoziati immediati per una “pace duratura”.
La dichiarazione di Hamas, diffusa in una nota ufficiale, risponde punto per punto al piano in 20 punti delineato da Trump. Il gruppo si impegna a liberare gli ostaggi catturati nell’attacco del 7 ottobre 2023, in cambio di un cessate il fuoco e uno scambio con prigionieri palestinesi detenuti in Israele. “Approviamo il rilascio di tutti i prigionieri israeliani secondo la formula proposta dal presidente Trump”, si legge nel testo, con l’aggiunta di “condizioni sul campo per un’attuazione sicura”.
Trump ha reagito con entusiasmo sul suo social Truth Social, scrivendo: “Credo che siano pronti per una pace duratura. Israele deve cessare immediatamente i bombardamenti su Gaza, per liberare gli ostaggi in modo sicuro e rapido. In questo momento è troppo pericoloso”. Il presidente non ha chiarito se i termini del piano siano negoziabili, come richiesto da Hamas, ma ha annunciato che i dettagli sono già in discussione.
L’ultimatum di Washington e la risposta cauta di Hamas
L’annuncio di Hamas è giunto circa un’ora dopo che Trump aveva imposto la scadenza domenicale, avvertendo di un “attacco militare ancora più violento” in caso di rifiuto. Il gruppo ha accettato elementi chiave come la rinuncia al potere nella Striscia e il trasferimento del controllo a un comitato di tecnocrati palestinesi indipendenti, supportato da un consenso nazionale e dal sostegno di paesi arabi e islamici. Tuttavia, ha lasciato aperta la porta a ulteriori consultazioni su “questioni menzionate nella proposta”.
Tra i punti più controversi, il disarmo di Hamas – una richiesta storica di Israele e Stati Uniti – non è stato esplicitamente accettato. In passato, il movimento lo aveva respinto categoricamente, e nella nota odierna si limita a “apprezzare gli sforzi arabi, islamici, internazionali e del presidente Trump per porre fine alla guerra, lo scambio di prigionieri e l’invio di aiuti umanitari”. Hamas si dice pronto a “negoziati di mediazione immediati” per sciogliere i nodi irrisolti.
Un alto funzionario di Hamas, intervistato da Al Jazeera, ha definito “irrealistico e teorico” l’impegno a consegnare gli ostaggi entro 72 ore, come previsto dal piano. “Siamo d’accordo sul principio, ma le condizioni sul terreno richiedono tempo”, ha precisato, sottolineando la necessità di garanzie per la sicurezza durante lo scambio.
Il silenzio di Israele e i contorni del piano Trump
Finora, da Gerusalemme non è arrivata alcuna reazione ufficiale: Israele è in gran parte chiuso per il Sabbath ebraico, e le autorità potrebbero rispondere solo nelle prossime ore. Il piano di Trump, articolato in 20 punti, prevede un cessate il fuoco immediato, uno scambio completo di ostaggi e prigionieri, un ritiro israeliano graduale da Gaza, il disarmo del movimento e l’istituzione di un governo di transizione guidato da un organismo internazionale.
Hamas ha espresso gratitudine per gli sforzi diplomatici, inclusi quelli arabi e islamici, ma ha ribadito che il trasferimento del potere avverrà “sulla base di un consenso palestinese”. Questa posizione potrebbe complicare i negoziati, dato il ruolo dominante del gruppo nella Striscia dal 2007. Analisti internazionali vedono nel piano un’opportunità per ricostruire Gaza, ma avvertono sui rischi di instabilità se il disarmo non sarà gestito con cura.
Mentre la comunità internazionale trattiene il fiato, l’ordine di Trump a Israele di fermare i raid aerei potrebbe essere il primo passo verso una de-escalation. La liberazione degli ostaggi, stimati in decine tra vivi e cadaveri, resta il fulcro di un accordo che potrebbe ridisegnare il futuro della regione.

