I greci promuovono il piano Tsipras

I greci promuovono il piano Tsipras
11 luglio 2015

parlamento greco

Il Parlamento greco ha approvato la notte scorsa, con una fortissima maggioranza, il mandato al governo a continuare i negoziati con i partner europei per un terzo programma di assistenza finanziaria da parte del Fondo salva Stati dell’Eurozona (Esm), sulla base delle proposte di riforme e di misure di bilancio presentate giovedì a Bruxelles. In altri termini, il popolo greco ha detto sì al piano di riforme e tagli da 13 miliardi di euro in due anni, 3 in più rispetto a quello chiesto dai creditori prima del referendum di domenica scorsa. Il mandato è stato approvato con 250 voti favorevoli su 300, i voti contrari sono stati 32 e gli astenuti otto. C’è stato, dunque, il sostegno di una larga parte dell’opposizione, in particolare dal nuovo partito liberale di centro sinistra To Potami e dal partito conservatore Nea Dimokratia, mentre 17 parlamentari della coalizione di governo, compresi due ministri, hanno votato contro (due), si sono astenuti (otto) o erano assenti (sette, fra cui l’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis). Una defezione tutto sommato meno consistente e significativa rispetto ai timori alla vigilia del voto. Si tratta di un indubbio successo per il premier, Alexis Tsipras, che dispone ora di una sorta di mandato di unità nazionale, molto più largo di quello del suo governo, e potrà garantire il passaggio agevole in Parlamento di tutte le misure previste in un eventuale, e a questo punto più probabile, accordo con le “tre istituzioni” che rappresentano i creditori (la ex troika: Commissione Ue, Bce, Fmi) e i partner dell’Eurozona.

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Il voto della notte scorsa permetterà a Tsipras di sottrarsi al condizionamento delle componenti più radicali del suo partito, Syriza, che aveva spesso reso incoerente e ondivago il comportamento del governo nei negoziati di Bruxelles prima del referendum di domenica scorsa. Il premier, inoltre, è riuscito finora a mantenere abbastanza unita Syriza, nonostante i molti mal di pancia per il fatto che le riforme ora proposte dal governo siano quasi identiche a quelle bocciate dal referendum. Sarà fondamentale, tuttavia, per Tsipras e per la tenuta delle componenti di Syriza e dell’appoggio della sua base, riuscire a strappare ai partner europei e all’Fmi un impegno alla ristrutturaione (“reprofiling”) di una parte del debito pubblico greco, possibilemnte attravero il trasferimento all’Esm dei titoli di Stato detenuti dalla Bce per 27 miliardi di euro, e il riscadenzamento dei rimborsi. Il voto del Parlamento greco non riguardava l’approvazione definitiva del piano di riforme, ma solo il mandato al governo a negoziare su quella base con i partner europei. Il piano di riforme diventerà definitivo se e quando sarà concluso l’accordo con l’Eurozona.

Le cosiddette “istituzioni” per tutta la giornata di ieri hanno esaminato e valutato il documento greco. Ne hanno parlato a lungo in teleconferenza, a partire dalle 13, i presidenti della Commissione europea Jean-Claude Juncker, dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, della Bce Mario Draghi, e la direttrice dell’Fmi Christine Lagarde. Nessuno di loro, tuttavia, si è ancora espresso nel merito delle proposte di Atene, anche se le prime reazioni riportate dalla stampa internazionale in base a commenti “off the record”, e alcune affermazioni di Dijsselbloem sembrano abbastanza favorevoli. Una risposta, probabilmente congiunta, da parte delle tre istituzioni è attesa per oggi, prima della riunione straordinaria a Bruxelles, a partire dalle 15, dei ministri delle Finanze dell’Eurogruppo. Per l’Italia parteciperà il ministro Pier Carlo Padoan. Domani pomeriggio, poi, a meno che non vi siano ripensamenti dell’ultima ora, è prevista la riunione dei capi di Stato e di governo, prima nel formato eurosummit e poi come Consiglio europeo straordinario a 28. Sarà solo se e dopo che i leader avranno dato il proprio via libera che potrà cominciare il vero e proprio negoziato sulle proposte greche di riforma e sulla richiesta del terzo programma di salvataggio, che vale 53,5 miliardi di euro, e servirà a coprire tutti i pagamenti che Atene deve ai suoi creditori nei prossimi tre anni. Il doppio vertice dell’Eurozona e dell’Ue potrebbe non aver luogo nel caso – piuttosto improbabile – in cui l’Eurogruppo dovesse approvare in pieno e senza riserve tutto il pacchetto greco, spiegavano ieri fonti del Consiglio a Bruxelles.

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