IMU, chi è sposato non lo paga più: introdotta la nuova legge | Single per voi nessuna pietà invece

Sposi - (pexels) - IlFogliettone.it
Sposarsi conviene, almeno per quanto riguarda il pagamento di questa tassa: cosa sapere per evitare errori e pagamenti non dovuti.
L’IMU, ovvero l’Imposta Municipale Unica, è una delle imposte più rilevanti che gravano sui proprietari di immobili in Italia. La sua applicazione è regolata da precise normative fiscali, che tengono conto della natura e dell’uso dell’immobile. Mentre l’abitazione principale gode, nella maggior parte dei casi, dell’esenzione dal pagamento, la situazione si complica quando si parla di seconde case, in particolare se queste risultano disabitate o utilizzate in modo parziale.
L’IMU è dovuta per tutti gli immobili che non rientrano nella definizione di abitazione principale, con eccezione delle abitazioni di lusso. Oltre ai proprietari, sono tenuti al versamento anche i titolari di diritti reali sull’immobile, come l’usufrutto, l’uso, l’abitazione o l’enfiteusi. Inoltre, in alcuni casi particolari come le concessioni di abitazioni di lusso dopo una separazione o in presenza di leasing, l’obbligo fiscale ricade su soggetti diversi dal proprietario formale.
Essendo un tributo locale, l’IMU ha lo scopo principale di garantire risorse economiche ai Comuni. L’aliquota può variare da Comune a Comune, e può essere modificata annualmente all’interno di limiti stabiliti dallo Stato. Per questo motivo è sempre consigliabile consultare il sito del proprio Comune di residenza o domicilio dell’immobile per conoscere con precisione la misura dell’imposta.
Esistono però situazioni in cui l’IMU sulla seconda casa può non essere dovuta o può essere ridotta. Una delle più significative è legata all’utilizzo dell’immobile come abitazione principale da parte di uno dei due coniugi. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 209 del 3 ottobre 2022, ha stabilito che in tali casi l’IMU non è dovuta, allargando di fatto la definizione di “abitazione principale”, rendendola applicabile anche quando i coniugi hanno residenze e dimore abituali separate per motivi validi, come esigenze lavorative.
Le condizioni per accedere all’esenzione
Per beneficiare di questa esenzione, è necessario dimostrare che l’immobile venga realmente utilizzato come abitazione principale. Ciò implica la presenza della residenza anagrafica e della dimora abituale nel secondo immobile. Sono richiesti documenti come l’attestazione di residenza, le bollette delle utenze che evidenzino consumi, e altre prove come la scelta del medico di base, che certifichino la permanenza effettiva del soggetto nell’immobile.
Un’altra importante agevolazione riguarda i fabbricati dichiarati inagibili o inabitabili. In tali casi, l’IMU può essere ridotta del 50%, a condizione che l’immobile non venga utilizzato. Il requisito fondamentale è che l’inagibilità sia accertata tramite una perizia tecnica redatta dall’ufficio tecnico del Comune o da un tecnico abilitato. In alternativa è ammessa una dichiarazione sostitutiva, che deve comunque essere accompagnata da documentazione adeguata.
La documentazione necessaria per ottenere le agevolazioni
Ottenere le riduzioni o le esenzioni non è automatico: è fondamentale presentare correttamente tutta la documentazione richiesta. Nel caso dell’abitazione principale “alternativa” usata da un coniuge, si devono fornire prove concrete e coerenti della presenza abituale. Per gli immobili inagibili, è indispensabile avere una relazione tecnica accurata che dimostri lo stato dell’immobile e l’impossibilità di utilizzo.
Le domande per ottenere le agevolazioni devono essere presentate nei tempi stabiliti e con la forma richiesta dal Comune. La documentazione, se incompleta o imprecisa, può comportare il rigetto della richiesta. È quindi consigliabile rivolgersi a un professionista o informarsi presso l’ufficio tributi del proprio Comune per non incorrere in errori e perdite di benefici fiscali previsti dalla normativa.