Meloni spinge per i centri migranti in Albania, la Camera approva la fiducia

Camera dei Deputati
Oggi, la Camera dei deputati ha segnato un momento cruciale per la politica migratoria italiana con l’approvazione della fiducia sul provvedimento che modifica il protocollo già esistente tra il governo guidato da Giorgia Meloni e l’Albania. Con 192 voti favorevoli, 111 contrari e 4 astenuti, il governo ha ricevuto un ampio mandato per estendere le operazioni nei centri albanesi, puntando a ridisegnare la gestione dell’immigrazione nel Mediterraneo.
Un provvedimento controverso
Il decreto, che segna un cambio di rotta significativo, amplia la cerchia degli stranieri che possono essere trasferiti nei centri in Albania. Non si limita più ai soli richiedenti asilo intercettati in acque internazionali, ma include anche migranti già presenti in Italia e sottoposti a provvedimenti di trattenimento. Una delle novità più rilevanti è la possibilità di trasferimento in Albania senza la necessità di una nuova convalida del trattenimento, un aspetto che suscita già preoccupazioni tra i detrattori.
Inoltre, se un migrante, dopo il trasferimento, decidesse di presentare una domanda di protezione internazionale, non sarà immediatamente riportato in Italia se si ritiene che la richiesta sia stata fatta per ostacolare il processo di espulsione. Questa dinamica potrebbe complicare ulteriormente la già fragile situazione legale dei migranti coinvolti.
L’incontro di Meloni a Tirana
La premier Meloni si appresta a recarsi a Tirana venerdì per partecipare al vertice della Comunità Politica Europea (EPC). È atteso che visiti le strutture di Schengjin e Gjader, definite da lei un “modello innovativo” nella gestione dei migranti. Tuttavia, i risultati finora ottenuti non sembrano giustificare tale ottimismo. Dall’inizio dell’operazione, solo 157 migranti sono stati trasferiti nei centri albanesi, molti dei quali sono stati riaccompagnati in Italia, sollevando interrogativi sull’efficacia dell’intervento.
Il governo si trova a fronteggiare non solo la sfida operativa, ma anche costi ingenti e tensioni con il sistema giudiziario italiano, che ha espresso dubbi sulla legittimità di alcune operazioni di trattenimento.
Le reazioni politiche
Il dibattito attorno al provvedimento è infuocato. Da un lato, il centrodestra difende con determinazione l’iniziativa, considerandola una “parte fondamentale” della lotta contro l’immigrazione illegale e un passo verso un maggiore controllo dei confini. Il governo insiste che la creazione di centri in Albania rappresenti una risposta necessaria e tempestiva alla crisi migratoria.
Dall’altro lato, l’opposizione, in particolare il Partito Democratico, accusa il governo di violare diritti fondamentali. Rachele Scarpa, deputata dem, ha parlato di “vero abisso del diritto”, evidenziando come i numeri parlino chiaro: dall’inizio dell’operazione, i risultati sono stati deludenti, con sole 157 persone trasferite in sette mesi. Secondo Scarpa, la situazione si sta trasformando in un “buco nero” che fagocita sia risorse economiche sia diritti.
Verso il Senato
Con la fiducia approvata alla Camera, il provvedimento ora attende il vaglio del Senato per l’approvazione definitiva. La premier Meloni ha già espresso la sua determinazione nel far funzionare i centri in Albania, promettendo che ci metterà tutto il suo impegno. Tuttavia, rimane da vedere se le promesse si tradurranno in risultati concreti o se, al contrario, si assisterà a un altro capitolo di inefficienza nella gestione dell’immigrazione.
La cronaca futura dirà se i centri in Albania diventeranno un modello di successo o se si trasformeranno in un esempio di fallimento nella politica migratoria italiana. Con il governo che continua a spingere per la sua attuazione, il dibattito è destinato a rimanere acceso, mentre i diritti dei migranti e l’efficacia delle politiche restano al centro dell’attenzione pubblica.